Scuola, Renzi: non faremo decreto. E no a presidi sceriffi

Il ministro Giannini
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Mercoledì 29 Aprile 2015, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 15:24
«Sul tema della scuola non faremo un decreto legge, non procederemo con strumenti d'urgenza». Lo scrive il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella sua newslettere Enews accantonando quindi l'ipotesi circolata fino ad oggi.



«Siamo aperti a ogni modifica al ddl se finalizzata all'interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive, giorno dopo giorno», aggiunge. E ricorda: «Noi siamo il governo che ha messo più soldi di tutti sull'edilizia scolastica (e ancora non basta). Che propone l'assunzione di oltre centomila precari. Che vuole istituire un fondo per la valutazione del merito dei professori, per il diritto allo studio e soldi per la formazione dei docenti (500 euro l'anno a testa, non per la finta formazione arrangiata, ma a disposizione dell'insegnante)».



«La riforma vuole responsabilizzare il preside, che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali -prosegue -. Abbiamo già stralciato la riorganizzazione degli organi collegiali e anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto.
Siamo pronti a discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si abbia paura del merito: la stagione del 6 politico è finita, voglio sperare)
».



«Sulla scuola ci sono molte polemiche da parte dei professori, comprensibili. Difficile smontare il senso di rabbia per una politica che ha lasciato indietro la scuola per troppi anni», spiega il premier. «Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il giorno dopo, per favore, entriamo nel merito. La scuola è un bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan. Noi siamo pronti a cambiare. Ma la scuola è di famiglie, professori, studenti: non può essere lasciata agli addetti ai lavori».
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