Scuola, 5 miliardi per la banda larga: il governo chiede aiuto ai privati

Stefania Giannini
di Camilla Mozzetti
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Martedì 16 Settembre 2014, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 11:09

Resta uno dei traguardi che il governo Renzi intende raggiungere, anche per non fare brutta figura di fronte al resto d'Europa.

La rivoluzione, annunciata dal Piano scuola, passa anche attraverso l'attivazione della banda larga in tutti gli istituti del Paese. Facile a dirsi, più difficile da mettere in pratica. Attualmente solo il 10% delle scuole primarie e il 25% di quelle medie e superiori contano su una rete di connessione veloce. Quasi impossibile, dunque, permettere, ora, agli studenti e ai professori, di svolgere le lezioni usando internet attraverso tablet e pc.

E resterà impossibile per almeno altri due anni. È questo il tempo necessario per garantire la connessione veloce in tutte le classi italiane e il costo dell'operazione non è trascurabile.

La cifra complessiva oscilla sui 5 miliardi di euro. Cifra che lo Stato sembra intenzionato a dividere con i privati, chiamati a investire nel progetto, presumibilmente con un 30%, maturando, poi, la garanzia di poter vendere i servizi necessari. Ma i nodi che l'esecutivo dovrà sciogliere entro gennaio 2015 sono molti altri.

LE ASSUNZIONI

Entro la metà di novembre il governo dovrà trovare i tre miliardi di euro necessari all'integrazione, a partire da settembre 2015, dei circa 149mila precari delle graduatorie a esaurimento. Mentre il 15 ottobre dovrà dimostrare in Commissione europea che il piano sulle nuove assunzioni non è una spesa ma un investimento per il Paese con ricadute positive sull'economia. Ciononostante, la pletora dei docenti precari e iscritti alle varie graduatorie è molto più alta, se si considerano anche i docenti di seconda fascia abilitati all'insegnamento e quelli di terza fascia d'istituto, insegnanti non abilitati che aspirano alle supplenze brevi. La cifra arriva a circa 400mila e considerato l'impegno del governo a integrarne 150mila, circa 250mila potrebbero doversi trovare un'altra occupazione.

Le supplenze, poi, dovrebbero sparire attraverso il passaggio all'organico funzionale. Tuttavia, i docenti che saranno chiamati a farne parte, potrebbero non dedicarsi all'insegnamento diretto, neanche quello pomeridiano. È possibile, infatti, che molti di loro saranno chiamati a svolgere i corsi di formazione per gli altri docenti oltre a compiere le verifiche, sgravando il ministero dall'obbligo di implementare il numero d'ispettori o di altre figure, necessarie alla valutazione.

GLI ALTRI TEMI

Un altro capitolo riguarda, poi, il nuovo concorso – previsto la prossima primavera – per 40mila insegnanti. Dalle parole del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, il concorso potrebbe prevedere un limite di età per la partecipazione, con l'esclusione di quei precari con più di 40 anni. Si passa, poi, alla sicurezza delle strutture. Nonostante il piano sull'edilizia scolastica abbia già dato il via a 2.800 cantieri, il 40% di quelle italiane, non ha ancora l'agibilità. Restano, infine, due argomenti, esclusi dal Piano scuola ma di vitale importanza per il sistema scolastico nazionale: l'esame di Maturità e i test per l'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso.

Per l'esame di Stato, la cui modifica dovrebbe diventare effettiva già dal prossimo giugno, si punta a una razionalizzazione dei costi. Scompariranno, infatti, le commissioni esterne – 12mila quelle che sono istituite ogni anno con una spesa di 32 milioni 797mila euro – e saranno ripristinate quelle interne. Mentre per quanto riguarda i test d'ingresso, le prove selettive non saranno archiviate, ma saranno riviste solo le composizioni dei test. Naufraga, dunque, il modello francese ipotizzato per Medicina e chirurgia.