Riforma della scuola, rischio boicottaggio. La rivolta dei prof: non andiamo al Nord

Riforma della scuola, rischio boicottaggio. La rivolta dei prof: non andiamo al Nord
di Lorena Loiacono
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Venerdì 14 Agosto 2015, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 19:37
Si chiude oggi il conto alla rovescia per i precari della scuola chiamati a far parte del piano assunzioni varato dal governo Renzi. C’è tempo fino alle 14 per presentare la domanda e, soprattutto, per decidere se si è disposti a cambiare vita o meno. Le cattedre disponibili, infatti, sono sparse su tutto il territorio nazionale e i docenti devono essere pronti a trasferirsi. Per molti insegnanti che finora lavoravano con le supplenze a Roma o nelle province del Sud sarà inevitabile, se vorranno ottenere il ruolo, il trasferimento nei centri dove ci sono più posti, quasi tutte nelle regioni del Nord. Così il mondo dei precari si spacca in quello che si preannuncia come un enorme piano di mobilità della scuola italiana. Sul tavolo ci sono 48.812 cattedre su posto comune e 6.446 sul sostegno. Su questi posti, circa 100mila precari sono chiamati a stilare una personale classifica nazionale di preferenza per la provincia in cui chiedere la cattedra ma, qualora l'esito non fosse quello sperato, non è possibile rinunciare visto che si perderebbe l'iscrizione in graduatoria conquistata con anni di supplenza o con il superamento del concorso.

ANCORA UN ANNO DI SUPPLENZE

Possono tirare un sospiro di sollievo, ma solo per quest’anno, i docenti che pur avendo fatto domanda di assunzione hanno un incarico di supplenza annuale: non dovranno quindi spostarsi ma potranno restare ad insegnare sul posto ottenuto tramite la supplenza, fino alla fine dell’incarico. Il ministero di viale Trastevere, secondo la FlcCgil, ha chiesto agli uffici scolastici di concludere le operazioni per assegnare le supplenze entro l'8 settembre prossimo: prima della data di scadenza fissata per accettare l’assunzione a tempo indeterminato. Ma il problema resta: nella cosiddetta fase C, dell’iter delle assunzioni, si procede in prima battuta con il confronto del punteggio tra candidati che hanno scelto la stessa provincia come prima preferenza. Dalla seconda preferenza in poi resta invece la graduatoria nazionale in cui, paradossalmente, con lo scorrere delle province può anche accadere che un docente con punteggio più alto venga assegnato ad una provincia più lontana rispetto ad un altro più basso in graduatoria. Da un lato quindi ci sono le decine di migliaia di precari, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento e in quelle di merito, che stanno provvedendo alla scelta della provincia in cui chiedere l'assunzione, dall'altro sta montando un movimento di protesta e boicottaggio da parte di quei precari che, dopo anni di supplenze annuali, erano riusciti a ritagliarsi una stabilità anche famigliare a cui ora non vogliono rinunciare.



Sul piede di guerra anche i sindacati che, iniziando a presentare ricorsi, sostengono la protesta: «I docenti - spiega Marcello Pacifico di Anief - non si aspettavano di dover rinunciare alla loro vita per poter continuare a lavorare per lo Stato. Non viene tutelato il diritto alla famiglia». La protesta dilaga anche online, con i gruppi che nascono spontaneamente sui social network come “Boicottaggio fase B e C Buona Scuola. Non firmiamo”. Un grido di allarme che si leva a macchia di leopardo e arriva anche dalla Sicilia, dove i precari storici rivendicano l'esistenza di un maggior numero di cattedre rispetto a quelle messe a disposizione dal Miur, e dalla Sardegna dove ieri una delegazione di precari in protesta ha esposto uno striscione nella sala partenze dell’aeroporto di Cagliari con su scritto “Scuola sarda no trolley”.



Un braccio di ferro che sta infuocando questa calda estate dei supplenti: ci sono anche tutti coloro che non solo sono disposti ma anzi sognano di spostarsi, per riavvicinarsi a casa, e confidano nel piano di mobilitazione straordinario previsto dalla legge 107. Si tratta di una nuova ulteriore fase di trasferimenti che avverrà comunque per tappe: la prima fase fissata per il 2016-2017 riguarderà infatti, su richiesta, solo i docenti assunti entro il 2014-2015. Saranno accontentati, ma dovranno pagare un prezzo. Chi chiede il trasferimento verrà automaticamente spostato negli ambiti territoriali, cioè dovrà accettare di fatto quelle nuove condizioni da cui resterebbe immune se continuasse a lavorare nella sua attuale provincia di appartenenza: chi entra nelle tanto contestate liste territoriali, infatti, viene chiamato ad insegnare direttamente dal preside (che sceglie i docenti basandosi sui curriculum), e non più dall’ufficio scolastico di competenza (che invece assegna i docenti alle scuole basandosi sulle graduatorie per punteggio).



E dopo tre anni il preside può rimandarlo indietro, se non è soddisfatto del suo lavoro.
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