Venditti tifa Renzi: «Finalmente uno veloce. Sulla scuola fa bene, ma deve coinvolgere di più»

Venditti tifa Renzi: «Finalmente uno veloce. Sulla scuola fa bene, ma deve coinvolgere di più»
di Mario Ajello
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Venerdì 15 Maggio 2015, 06:19 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 23:08
Non solo «Compagno di scuola» e tante altre canzoni famosissime. Anche «Tortuga», l'ultimo disco di Antonello Venditti, parla della scuola, del suo liceo - il Giulio Cesare di Roma - e del bar lì di fronte dove «Nietzsche e Marx si davano la mano, e parlavano insieme dell'ultima festa e del vestito nuovo».



(La videointervista suddivisa in clip)



Antonello, le piace questa riforma della scuola?

«Non l'ho letta tutta. Comunque gli anni del mio liceo erano un inferno rispetto a questi. C'era la classe docente, lontana e staccata da tutto, un mondo a sè. C'erano gli studenti, soli davanti agli insegnanti. E le famiglie completamente fuori dalla scuola. Adesso, mettere in comunicazione queste tre componenti fondamentali, più i bidelli e tutti gli altri che vivono nella comunità scolastica, mi sembra una cosa confortante. Ci siamo finalmente posti il problema che la situazione di un Paese si vede da poche cose: e una di queste è la scuola».



Si può cambiare la scuola?

«Qualora ci fosse una scuola come edificio, direi di sì».



La ristrutturazione e l'adeguamento dell'edilizia scolastica infatti sono una priorità.

«A me, sembrano cose importantissime. Dobbiamo cominciare dai luoghi della scuola, poi da come si sta nella scuola e poi da quello che ci si aspetta dalla scuola. Io penso ancora che il fine della scuola sia culturale. E che quindi, fino a una certa età, si debba studiare senza pensare a ciò che si farà da grandi. Io il liceo lo intendo così. Le specializzazioni verranno dopo».



E' venuto il momento di rivoluzionare la scuola?

«Non di rivoluzionarla, ma di rimetterla insieme».



A sua mamma sarebbe piaciuta questa riforma?

«Mia madre era una studiosa di latino e greco. E quindi, diciamo, la realtà le apparteneva molto poco».



Insomma, la riforma va fatta?

«Ma certo. E coinvolgendo tutte le componenti. Quando Renzi dice ”mettiamo la scuola al centro del progetto”, dice una cosa interessante».





A proposito di Renzi: è di sinistra?

«Ma perchè lei si fa questa domanda? Mi mandi un tweet! Io a questo interrogativo, posto così, non posso rispondere».



Se le mando un cinguettio, risponde?

«No, perchè non sto su Twitter. A parte gli scherzi, rispondo così. L'Italia ha avuto la possibilità di cambiare radicalmente nel 2013, con le ultime elezioni. Sembra passato un secolo da allora. Se Pierluigi Bersani e il Movimento 5 Stelle, soprattutto quest'ultimo, avessero parlato seriamente, si poteva cambiare il nostro Paese. Lì, abbiamo perso una grande occasione. Un'altra si era perduta nel 2010, prima che cadesse il governo Berlusconi. E insomma, abbiamo sprecato due anni. Noi andiamo sempre in perdita e poi ci dobbiamo accontentare quando arriva il segno più su qualcosa. Un più rispetto al cento per cento di meno che c'è stato prima».



E adesso?

«Dopo questi passaggi, l'Italia non aveva alternativa. C'era soltanto Renzi. Tanto è vero che rimane ancora, mentre intorno si sfalda tutto. Renzi è un finto decisionista. Lui va avanti».



Ma non è un dittatore, come qualcuno sostiene?

«Oggi la democrazia vera non la pratica nessuno. In Italia ancora dobbiamo risolvere, per esempio, il problema di legalità di questo Parlamento. Che è stato eletto con una legge giudicata, dalla Consulta, incostituzionale».



Dicevamo di Renzi.

«Alla fine, lui ci va sui problemi. E' il modo adottato che si può discutere. Secondo me, ha un atteggiamento molto veloce. Non lo definirei neanche arrogante. E' veloce. Ed è meglio così. Gli altri sono stati non soltanto lenti, ma anche molto inconcludenti. Adesso la speranza è che, in questo sviluppo più veloce, il Movimento 5 stelle - composto da tante anime e da tante posizioni - sia capace di entrare in un discorso costruttivo, se è possibile. Il mio cuore è ribelle».



Allora, riproviamoci: lei, come ribelle, è di sinistra?

«Io non mi pongo questo problema. E non me lo ponevo neanche prima. La parola compagno, detta così, non mi ha mai entusiasmato. Io sono Antonello, ragiono con la mia testa e mi schiero per le cose giuste in cui credo».