Ebola, Medici senza frontiere: la gestione dell'epidemia in Africa è un completo disastro

Ebola, Medici senza frontiere: la gestione dell'epidemia in Africa è un completo disastro
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Giovedì 21 Agosto 2014, 15:53
L'epidemia di Ebola in Africa occidentale un completo disastro e le agenzie di salute non hanno ancora raggiunto e compreso a pieno il loro scopo. Nessuno ancora ha una reale misura della vastità di questa crisi». A puntare il dito contro una gestione insufficiente dell'epidemia di Ebola è Joanne Liu, presidente di Medici Senza Frontiere (Msf), come riporta il New York Times.



«Non c'è una buona raccolta dei dati - continua - nè una sorveglianza sufficiente». Con i suoi due centri di trattamento in ognuno dei tre paesi più colpiti dall'infezione (Guinea, Liberia e Sierra Leone), Msf è l'organizzazione che sta trattando più pazienti di tutti. «L'Organizzazione mondiale della sanità, i Centers for Disease Control and Prevention e gli altri gruppi di aiuto - prosegue Liu - dovrebbero essere maggiormente coinvolti nella prevenzione e sorveglianza, tracciando i contatti delle persone malate. Inoltre servono più persone sul campo».



L'epidemia ha portato ad una vasta crisi medica. In Liberia, a Monrovia, il sistema sanitario è collassato, dal momento che lavoratori e pazienti fuggono dagli ospedali per paura di Ebola. Il risultato è che «malattie come malaria, polmonite e diarrea - rileva Liu - stanno uccidendo bambini che altrimenti avrebbero potuto essere salvati. Ho saputo dal mio staff che sei donne incinte hanno perso i loro bambini perchè non hanno trovato un reparto di maternità aperto. I miei colleghi sono sopraffatti. In un centro erano in cinque a seguire 100 pazienti». Il numero di volontari, inoltre, si sta esaurendo e anche se i gruppi di Msf lavorano in zone di guerra, come Gaza, Iraq, Siria e Ucraina, l'Africa Occidentale è l'area più difficile per cui trovare personale. «Bisogna imparare a vivere con la paura - conclude Liu - senza contare che il trattamento e gestione dei pazienti con Ebola è molto faticosa. Serve una cura costante».



Emergency. A causa dell'emergenza Ebola, che secondo dati ufficiali conta almeno 783 casi accertati in Sierra Leone, il già debolissimo sistema sanitario del Paese africano sta collassando: a lanciare l'allarme è Emergency. Secondo l'organizzazione medico-umanitaria, nell'area della capitale Freetown, dove ci sarebbero almeno 20 casi accertati, le sole strutture sanitarie pienamente funzionanti sono il Centro chirurgico e il Centro pediatrico di Emergency. L'ospedale pediatrico locale è chiuso e il Connaught hospital lavora in modo discontinuo a causa dell'assenza del personale medico e infermieristico, spaventato dal diffondersi del contagio e dalla paura di contrarre il virus.



L'ultimo report ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità dichiara che in Sierra Leone 52 operatori sanitari sono stati infettati dal virus e 28 di loro sono morti. Gli ospedali privati sono chiusi dalla scorsa settimana: non sono pronti ad affrontare l'emergenza e non hanno nessun obbligo di rimanere aperti, segnala Emergency, che è presente nel Paese dal 2001.



Il Military Hospital di Freetown ha chiesto a Emergency di formare i militari sull'uso dei dispositivi di protezione individuale per trattare i pazienti potenzialmente infetti dal virus. Con la dichiarazione dello stato di emergenza dello scorso 30 luglio, infatti, la Sierra Leone aveva deciso la mobilitazione dei militari per garantire il rispetto delle procedure di sicurezza per la prevenzione della diffusione di Ebola. Dall'inizio dell'epidemia, Emergency ha isolato 6 pazienti: fortunatamente nessuno è risultato affetto da virus. Per far fronte al pericolo di contagio, il personale mantiene la massima attenzione nell'uso dei dispositivi di protezione: in un Centro chirurgico il rischio di contatto con liquidi biologici è altissimo. Sono state limitate le visite dei parenti e sono state allestite due tende di isolamento dove ricoverare i casi sospetti.
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