Ebola, Lorenzin: «Italia pronta a eventuale evacuazione dei malati»

Il ministro Beatrice Lorenzin
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Mercoledì 1 Ottobre 2014, 17:46 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 15:34

Ebola fortunatamente una malattia la cui trasmissione molto difficile, ma va tuttavia organizzato un buon sistema di isolamento sanitario e noi abbiamo un sistema di isolamento all'Istituto Spallanzani che tra i primi al mondo:

l'Italia riguardo, al problema dell'evacuazione di eventuali propri pazienti, è pronta».

Lo ha affermato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a margine della presentazione del tavolo sulla fertilità insediato al ministero. «Sono attivate già da mesi - ha sottolineato Lorenzin - misure di controllo per le navi merci che provengono da paesi infetti e controlli negli aeroporti. Il nostro problema - ha proseguito - non è che un malato di ebola africano possa arrivare da noi, ma abbiamo il tema dei cittadini europei ed americani che lavorano come cooperatori e possono dunque tornare con l'infezione».

I sistemi di monitoraggio, però, «stanno funzionando ed anche i tanti falsi allarmi che ci sono stati lo dimostrano». A breve, ha quindi annunciato Lorenzin, «ci sarà un nuovo incontro a livello di Organizzazione mondiale della sanità, previsto per il 6 ottobre. Credo tuttavia - ha concluso - che dobbiamo agire come Occidente soprattutto nei luoghi colpiti per bloccare l'epidemia».

Stati Uniti. Shock ed allarme nella comunità di liberiani espatriati che risiedono nell'area di Dallas-Fort Worth, in Texas, alla notizia del primo caso di ebola diagnosticato proprio su di un individuo proveniente dal loro Paese. La ''Liberian community association'' locale ha indetto un meeting pubblico per tenere la comunità che conta tra i 5.000 ed i 10.000 aderenti, informata sul caso e per invitare tutti i membri che siano entrati in contatto con la persona colpita dalla febbre emorragica ed ora in isolamento all'ospedale di Dallas, a farsi controllare immediatamente.

«Bisogna che chiunque sia in questa situazione vada subito a farsi vedere, non bisogna avere paura ma recarsi all'ospedale», ha detto alla radio locale,Carolyn Woahloe, ledaer della associazione delle infermiere liberiane locali, ammettendo: «La notizia della malattia a Dallas, è stata uno shock, abbiamo gente che va e viene ogni giorno all'aeroporto e tutte le necessarie precauzioni vengono prese. Eppure è successo».

Negli Stati Uniti è caccia ai possibili contagiati. I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), la massima autorità sanitaria del paese, hanno pubblicato un video dal titolo ''Salvare vite, proteggere le persone'', con tutte le indicazioni per prevenire la trasmissione.

Il metodo utilizzato dagli esperti del Cdc, definito «la chiave per fermare l'epidemia e salvare vite umane», si chiama ''contact tracing'', sostanzialmente una vera caccia ai possibili contagiati per rintracciare tutti coloro che entrano in contatto diretto con un paziente malato di Ebola. I medici chiedono al paziente e ai suoi familiari di elencare tutti quelli con cui hanno interagito, i quali vengono cercati e messi in quarantena per 21 giorni in modo da verificare l'eventuale presenza di sintomi del virus. «Se uno di loro comincia a mostrare sintomi della malattia viene immediatamente isolato, tenuto sotto controllo, e curato», spiega il filmato.

Il processo richiede settimane, e deve essere ripetuto fino a quando non compaiono nuovi pazienti con sintomi. Secondo gli esperti, invece, i controlli sulla temperatura corporea negli aeroporti non sono in grado di portare a risultati soddisfacenti, perchè il periodo di incubazione di Ebola è di 2 giorni, ma possono servirne 20 perchè i sintomi si manifestino.

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