Vitalizi dei politici, Boeri: «Abbiamo proposto taglio del 50 per cento»

Vitalizi dei politici, Boeri: «Abbiamo proposto taglio del 50 per cento»
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Sabato 21 Novembre 2015, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 07:43
Non manca solo una vera, e possibilmente ultima, riforma delle pensioni, che spinga la flessibilità in uscita e risponda all'esigenza di «equità» e «sostenibilità sociale» del sistema.



Con la legge di Stabilità non è nemmeno detto che si sia chiusa definitivamente la partita degli esodati. A lanciare l'allarme il presidente dell'Inps Tito Boeri, secondo il quale «non tutto è risolto» con la settima salvaguardia, e c'è «un rischio strascico». Boeri in una lunga intervista televisiva fa il punto su tutto il capitolo pensioni e rilancia anche l'idea di un drastico tagli ai vitalizi dei politici. Sugli esodati quello messo in campo dal governo con la manovra è un nuovo intervento «parziale», che aggiungerà costi a quelli già «alti» sostenuti finora, senza risolvere la questione, come invece aveva annunciato il ministro Giuliano Poletti, avverte Boeri: «già ci sono forti pressioni per una ottava salvaguardia». «Se sarà necessario la faremo», ribatte il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano, ricordando che proprio dai calcoli dell'Inps «rimangono esclusi altri 20mila circa».



L'ex ministro dissente dal presidente dell'Inps anche sulle risorse: «Gli 11,6 miliardi» spesi finora per le prime sei salvaguardie sono serviti a porre «un parziale riparo agli errori della riforma delle pensioni voluta dal Governo Monti, quando non si è tenuto conto di alcuna gradualità». E ora la settima salvaguardia, per circa 31mila esodati, è 'copertà grazie ai risparmi su quelle precedenti, senza stanziamenti aggiuntivi. Una risposta strutturale, per Boeri, dovrebbe occuparsi anche dei «veri esodati», chi cioè è stato «semplicemente licenziato, tra i 55 e i 65 anni». E la soluzione, oltre a forme di sostegno al reddito, è quella della «flessibilità in uscita» ma «equiparando chi va a 63 e chi va a 67 anni. Per farlo dobbiamo dare una pensione più bassa a chi va in pensione prima».



Un principio ben presente nell'esecutivo, che aveva valutato la possibilità di muoversi in questa direzione già in legge di Stabilità, salvo poi decidere di dedicarsi alle pensioni con un provvedimento ad hoc il prossimo anno, dopo aver ben vagliato le possibili soluzioni e le risorse necessarie. Risorse che si potrebbero reperire, rilancia Boeri, anche chiedendo un contributo, pure «limitato, parziale», a chi «ha importi elevati e ha goduto di trattamenti di favore». In tutto si tratterebbe di una platea ridotta «circa 200mila persone», compresi i politici. Per loro Boeri immagina, e aveva proposto a giugno a Matteo Renzi, «una riduzione che arriva anche fino al 50%, su vitalizi sopra gli 80-85mila euro all'anno». Il governo faccia presto la riforma, è il messaggio che manda Boeri. E proprio la flessibilità in uscita sarà uno dei temi caldi in Parlamento, di cui è probabile che il premier parlerà di nuovo con il ministero Pier Carlo Padoan domani, prima che si entri nel vivo dell'iter della legge di Stabilità. Incontro che servirà a fare un punto sulle prime richieste di modifica, prima dell'incontro di martedì con i parlamentari Dem.



Intanto da domani partiranno le audizioni con cui si faranno più chiare anche le richieste delle categorie e delle parti sociali, a partire dalle risorse per il pubblico impiego, considerate insufficienti dai sindacati che già hanno annunciato mobilitazione e una manifestazione a fine mese.
L'incontro coi gruppi del Pd, comunque, potrebbe già essere l'occasione nella quale fare capire quali sono i punti su cui ci saranno reali aperture. Uno dovrebbe essere il Mezzogiorno. L'altro potrebbe essere quello dei money transfer - il circuito parallelo alle banche che permette di inviare denaro in qualsiasi parte del mondo, utilizzato in prevalenza dagli stranieri ma anche da chi fa riciclaggio - che, al momento, godono del generalizzato aumento della soglia del contante da mille a 3mila euro. «Una svista» da correggere, dice il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, ricordando «che anche quando il tetto generale era a 12.500 euro, per i money transfert era previsto un tetto di 2.000.
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