«Questa scelta non va intesa come la chiusura del giornale ma il suo esatto contrario - precisa Fago -. La liquidazione rappresenta un passaggio inevitabile e necessario per uscire da una crisi altrimenti irreversibile». Le divisioni nella compagine azionaria hanno impedito di procedere alla ricapitalizzazione che avrebbe consentito di continuare l'avventura con l'attuale assetto e ora sarà necessario valorizzare marchio e testata per poi trovare nuovi possibili investitori.
«Lo stato patrimoniale, finanziario e gestionale del giornale era ed è molto grave - spiega Fago -. Era quindi necessario prendere una decisione difficile: fallimento della società e conseguente chiusura de l'Unità oppure cercare una soluzione finanziaria e organizzativa che permetta al giornale di continuare a esistere. È mio intendimento riportare l'Unità ad essere il punto di riferimento politico e culturale della sinistra».
Parole giudicate poco credibili dal comitato di redazione. «Non c'è alcuna garanzia sul mantenimento degli impegni che Fago aveva assunto con la redazione - sostiengono i rappresentanti sindacali -. Così come mancano certezze sulla continuità delle pubblicazioni». I giornalisti, da tempo senza stipendio, vanno avanti con lo sciopero delle firme e minacciano nuove iniziative di lotta. «Quello di una proprietà che decide la messa in liquidazione senza degnarsi di darne comunicazione ai lavoratori - aggiungono - è un comportamento inaudito, inaccettabile, da padroni delle ferriere». Assicura che si andrà avanti con le pubblicazioni il direttore Luca Landò.
«Immagino che ora la questione degli stipendi passerà nelle mani dei liquidatori, ma noi non possiamo che andare avanti - afferma -. Esiste un piano editoriale, con l'integrazione tra carta e web, che non è stato implementato. Non sappiamo ancora nulla sul futuro e sulla possibile nuova compagine societaria, ma speriamo che questo sia il momento definitivo per fare chiarezza».
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