Stato-mafia, Napolitano ha deposto per tre ore. I pm di Palermo al Colle

Stato-mafia, Napolitano ha deposto per tre ore. I pm di Palermo al Colle
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Martedì 28 Ottobre 2014, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 08:27

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato sentito stamani per tre ore dalla Corte d'assise di Palermo, in trasferta al Quirinale, nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Il pool dei pm, durante una lunga riunione, ieri aveva ultimato e scritto l'elenco delle domande da sottoporre al capo dello Stato.

All'udienza, iniziata intorno alle 11, nella sala del Bronzino, hanno partecipato una quarantina di persone: i giudici - togati e popolari - la cancelliera, cinque pm e gli avvocati delle sette parti civili e dei 10 imputati, questi ultimi non ammessi dalla corte a partecipare direttamente o in videoconferenza alla testimonianza.

Dalle 8 di questa mattina il piazzale davanti al Quirinale era affollato da cronisti e fotografi.

Napolitano risponde a tutte le domande. «Il presidente Napolitano - precisa un comunicato del Quirinale - ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali né obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa».

Il comunicato del Quirinale. Ecco il testo del comunicato del Quirinale al termine della deposizione del presidente Napolitano sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. «Si è svolta stamattina nel Palazzo del Quirinale l'udienza del processo in corso davanti alla II Sezione della Corte d'Assise di Palermo nella quale il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva dato la sua disponibilità a testimoniare, ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali nè obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa. L'udienza è durata circa tre ore. La Presidenza della Repubblica auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l'acquisizione agli atti del processo, affinchè sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all'opinione pubblica delle domande rivolte al teste e delle risposte rese dal Capo dello Stato con la massima trasparenza e serenità».

Il capo dello Stato ha risposto anche alle domande del legale di Riina. Napolitano, ha detto uno degli avvocati, ha risposto anche ad alcune domande poste dal legale di Totò Riina.

«Nessuno gli ha fatto una domanda specifica sull'esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia» ha detto l'avvocato Ettore Barcellona, legale di parte civile.

«La parola "trattativa" non è mai stata usata» ha riferito un legale della difesa al termine dell'udienza.

«Napolitano mai turbato da rischi di attentato». Napolitano ha riferito di non essere stato mai «minimamente turbato» dalle notizie su presunti attentati alla sua persona nel 1993. «Questo perché faceva parte del suo ruolo istituzionale» ha detto l'avvocato Nicoletta Piergentili della difesa di Nicola Mancino.

«Con Loris D'Ambrosio eravamo una squadra di lavoro» ha detto il presidente della Repubblica durante la sua testimonianza nel processo sulla trattativa. A riferirlo è stata l'avvocato Piergentili.

«Napolitano non ha mai saputo di accordi». «Nel corso della deposizione Napolitano ha riferito che, al'epoca, non aveva mai saputo di accordi tra apparati dello Stato e Cosa nostra per fermare le stragi» ha detto Giovanni Airò Farulla, avvocato del Comune di Palermo.

«La Corte non ha ammesso la domanda più importante», quella sul colloquio tra il presidente Napolitano e l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro quando pronunciò il famoso «non ci sto!». Lo ha detto il legale di Riina, Luca Cianferoni, spiegando che «questa domanda non ha trovato il diniego di Napolitano ma quello della Corte che non l'ha

ammessa».

Legale Riina: «Napolitano spettatore della vicenda». «Il presidente della Repubblica ha tenuto sostanzialmente a dire che lui era uno spettatore di questa vicenda» ha detto ancora Cianferoni.

«Napolitano ha consultato carte». «Napolitano - ha detto Cianferoni - ha consultato delle carte durante la deposizione: lui ha avuto modo di avere quelle carte che il 15 ottobre sono arrivate dai pm di Firenze e che a noi parti private hanno richiesto una certa attività. Questo un teste normale non può farlo

I magistrati di Palermo erano giunti al Quirinale intorno alle 10. Al Colle, con il procuratore aggiunto, Vittorio Teresi, i sostituti Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, tra gli avvocati delle sette parti civili e dei dieci imputati (non ammessi dalla Corte a partecipare direttamente o in videoconferenza alla testimonianza del Capo dello Stato) ha varcato la soglia del Quirinale anche l'avvocato Luca Cianferoni, legale del boss di Cosa Nostra, Totò Riina.

Quirinale off limits per la stampa che non ha potuto dunque seguire l'udienza neppure a distanza, attraverso la videoregistrazione: possibilità non esclusa dai giudici che avevano dato il nulla-osta alla presenza «da remoto» dei media, ma «bocciata» dal Colle che ha regolamentato rigidamente l'accesso al palazzo.

Le parti processuali non hanno potuto portare cellulari, tablet, pc e strumenti di registrazione. L'udienza è stata verbalizzata secondo le regole ordinarie, i verbali andranno poi alla corte e saranno disponibili per le parti, una volta trascritti, nei giorni successivi. A rivolgere per primo le domande al capo dello Stato il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. Il capo dell'ufficio inquirente. Leonardo Agueci, pur essendo presente, non ha interrogato Napolitano.