Caos immigrati a Tor Sapienza, Alfano: «I sindaci evitino miscele esplosive»

Caos immigrati a Tor Sapienza, Alfano: «I sindaci evitino miscele esplosive»
di Mario Ajello
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Sabato 15 Novembre 2014, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 11:15
Ministro Alfano, Roma è una polveriera: quali le responsabilità e la ricetta per evitare altre Tor Sapienza che sono già pronte?



«Il tema periferie non può essere affrontato con leggerezza e improvvisazione. Ci sono quartieri di Roma già colpiti da mille emergenze: servizi carenti, emarginazione, degrado. Il compito delle istituzioni è non esasperare queste situazioni. Non si possono scaricare altri problemi sui quartieri che ne hanno già troppi».

Quattro centri di accoglienza e un campo rom al Prenestino non sono troppi?



«Certo che sono troppi. E proprio per questo i sindaci devono stare più attenti. Non si può aggiungere un campo nomadi e un centro per extra-comunitari in una zona che ha già tante difficoltà. Si rischia di innescare una guerra tra poveri. I romani, come gli altri italiani, non sono razzisti ma sono stanchi. E c'è chi invece è razzista e specula sulla stanchezza dei romani».

Si riferisce al blitz del leghista Borghezio tra Tor Sapienza e borgata Fidene?



«Quelli che fanno, e da molto tempo, gli eurodeputati vorrei capire che risultati hanno portato dall'Europa sul tema enorme dell'immigrazione. Quanto ai romani, stavo dicendo che non possono accettare che ci siano territori considerati di serie B e che i loro quartieri diventino il tappeto sotto il quale la città nasconde tutti i suoi problemi».

Sta facendo una critica al sindaco Marino?



«Dico semplicemente a Marino, e non solo a lui ma a tutti i sindaci, che una cattiva gestione di queste vicende si scarica tutta sull'ordine pubblico. E invece non si può trasformare il disagio sociale in una questione di ordine pubblico».

Non funziona la collaborazione tra Viminale e Campidoglio?



«Non è un problema di collaborazione. Ma un fatto di ruoli. Io mi devo occupare dell'ordine pubblico e di accelerare i tempi per dire sì o no ai richiedenti asilo. Al sindaco spetta l'individuazione di luoghi che non creino miscele esplosive. Occorre, prima di scegliere i luoghi, fare una attenta valutazione di impatto territoriale sulle singole aree».

Ma dal punto di vista della sicurezza non ci sono carenze? I ragazzi appena sgombrati da Tor Sapienza sono subito ritornati lì.



«E sono stati prontamente accompagnati, un'altra volta, al nuovo centro di accoglienza. Voglio dire che mentre le autorità comunali devono fare la loro parte, noi faremo e stiamo facendo fino in fondo la nostra. E saremo inflessibili per garantire la sicurezza delle nostre città».

Per fare questo, non occorre cambiare anzitutto e radicalmente la politica dell'immigrazione?



«Il nostro obiettivo, come Europa, deve essere quello di far fare le domande di asilo direttamente in Africa. Cioè di bloccare le partenze prima che avvengano. In modo tale che vengano distribuiti in modo equo, nei vari Paesi, quelli che hanno diritto all'asilo. Questa è una grande svolta. Chi non ha diritto non parte direttamente. E quelli che hanno diritto saranno accolti nei Paesi europei secondo una giusta distribuzione. L'opposto di quanto avviene oggi. Ora ci sono cinque o sei Paesi, tra cui il nostro, che hanno addosso un carico di migranti assolutamente sproporzionato. Le tante Tor Sapienza nascono per tutti questi motivi».

Lei prima diceva che c'è chi specula sul tema sicurezza. C'è anche chi specula sulle manifestazioni degli operai e sulle proteste dei lavoratori? E chi è?

«Non accetto la sua provocazione. Dico invece che chi fa il proprio mestiere di rappresentanza - come i sindacati - troverà in noi tutta la collaborazione per la governance preventiva dei cortei, per le manifestazioni pacifiche e per tutto ciò che serve. Dobbiamo garantire il diritto all'incolumità di tutti. E quello dei poliziotti per noi è fondamentale».

Sono cambiate le indicazioni ai poliziotti dopo le manganellate di Piazza Indipendenza?



«Le nostre regole d'ingaggio hanno sempre considerato l'uso della forza come l'estrema ratio. Adesso stiamo modificando quelle regole per garantire ancora maggiore sicurezza sia ai manifestanti sia ai poliziotti. Il diritto all'incolumità dei poliziotti per noi è un diritto essenziale. Ci sarà l'uso di altri strumenti, come le telecamere attaccate alle divise, già in uso in via sperimentale, e anche lo spry al peperoncino».

Secondo notizie di intelligence la situazione si può incrudelire?



«I segnali di tensione sono evidenti e visibili, così come è evidente l'impegno di tutte le nostre forze per mantenere l'ordine. Nei cortei c'è il rischio di infiltrazioni, ma la nostra attenzione è molto alta».