Stato-mafia, Napolitano pronto a rispondere: «Ma niente strumentalizzazioni»

Stato-mafia, Napolitano pronto a rispondere: «Ma niente strumentalizzazioni»
di Paolo Cacace
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Martedì 28 Ottobre 2014, 05:47 - Ultimo aggiornamento: 08:48
Chi lo ha avvicinato nelle ultime ore lo descrive sereno e determinato. Giorgio Napolitano ha trascorso gran parte della vigilia della testimonianza odierna nel suo studio al Quirinale.



Ha consultato carte, documenti, insieme con il consigliere giuridico Lupo e gli altri componenti dello staff; ha preparato con cura e scrupolo l'udienza. In molti casi è dovuto ricorrere alla sua proverbiale memoria di ferro. Certo, l'ampliamento della testimonianza a quel documento dei Servizi del luglio 1993 in cui si metteva in relazione il progetto di attentati nei confronti di Napolitano (allora presidente della Camera) e di Spadolini (presidente del Senato) ad una presunta trattativa tra i vertici di Cosa nostra e pezzi dello Stato ha complicato il quadro della situazione. Quindi se il Presidente è pronto a dare spiegazioni sui dubbi e i timori espressi in quella famosa lettera del giugno 2012 dal suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, in cui paventava di «poter essere considerato solo un ingenuo e inutile scriba di cose utili a fare da scudo per indicibili accordi» tra il 1989 e il 1993, maggiori difficoltà potrebbero presentarsi sulla seconda parte della testimonianza.



I NODI

Napolitano avrebbe potuto dichiararsi indisponibile a rispondere alle domande dei pm, dei giudici e dei legali degli imputati su tale argomento e quindi chiudere la partita. Invece ha preferito seguire una via diversa. Ha deciso di non sottrarsi alle domande. Per una ragione semplicissima. Anzitutto perché ritiene che il popolo italiano debba essere rassicurato su una stagione di stragi mafiose e di attentati ancora piena di ombre. E poi perché ritiene di non avere nulla da nascondere sul piano personale. Quindi ha deciso di dare il suo contributo alla ricerca della verità.



Ma al tempo stesso il capo dello Stato è consapevole dei rischi cui va incontro. Le domande che gli verranno sottoposte potranno essere capziose, fuorvianti. Spetterà quindi in primo luogo al presidente della Corte, Montalto, vagliarle, dichiararle ammissibili. Ma è evidente che soprattutto i legali degli imputati cercheranno in tutti i modi creare difficoltà e imbarazzo. Di qui si comprende che l'esito dell'udienza è legato ad un filo e anche la disponibilità di Napolitano potrebbe venir meno in qualunque momento ove si rendesse conto di una strumentalizzazione tale da investire anche il Quirinale, eccezionalmente trasformato in aula giudiziaria.



Ma questo spiega anche perché il Colle ha respinto con fermezza tutti i tentativi di aprire le porte dell'udienza ai mass-media. La deposizione non è secretata, ma è riservata. Quindi non ci saranno sintesi «giornalistiche» di sorta, anche perché non va dimenticato che si tratta di un atto giudiziario che ricade anzitutto sotto la responsabilità del presidente della Corte d'assise, Montalto.



Ci saranno estrapolazioni concordate per fronteggiare l'inevitabile fuga di notizie alimentata dai vari attori presenti all'udienza, ciascuno interessato a fornire una versione favorevole per la propria causa? E' possibile ma allo stato delle cose è difficile, anche perché solo il verbale integrale dell'udienza darà un quadro esaustivo. Per avere una risposta bisognerà sapere cosa succederà davvero stamane in quella sala del Bronzino dove abitualmente Napolitano riceve i capi di Stato stranieri accompagnati dalle delegazioni, prima dei colloqui ufficiali.