La sfida di Berlusconi: election day a maggio e capolista alle europee

Silvio Berlusconi
di Claudio Marincola
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Sabato 11 Gennaio 2014, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 16:17
S’ gi ritagliato il ruolo: sar il candidato che non c’. Assente e al tempo stesso presente. Immateriale però palpabile e concreto. Rieccolo, insomma, il Cavaliere. Non è mai andato via. É solo riapparso - ieri pomeriggio nella nuova sede di San Lorenzo in Lucina - per riprendersi la scena e toglierla a Renzi «che incontrerò prima che la legge elettorale vada in Aula. Dove’eravamo rimasti? Alla decadenza, poco più di un dettaglio per il Cav, giacché «i ricorsi che ho presentato saranno accolti, me lo hanno assicurato i miei avvocati internazionali, potrò candidarmi alle europee capolista in tutte le circoscrizioni». Presenterà le liste con il suo nome per poi farsi cancellare?



Il cavaliere di Malta Dice questo, Berlusconi. E mentre lo dice dà l’impressione di crederci lui per primo. Vuole dare la carica. Rimotivare la squadra. Sa che il partito è sopravvissuto a uno scontro durissimo. Che sta muovendosi tra macerie e veleni. Che l’articolo 4 della Legge Severino esclude una sua candidatura. Che, anzi, tra non molto dovrà sciogliere la questione dell’affidamento ai servizi sociali. Ma tutto questo, sommato al resto, alla valanga giudiziaria che incombe su di lui, non gli impedisce di sedersi accanto a Denis Verdini, Deborah Bergamini e Marcello Fiori per annunciare giulivo ai coordinatori regionali che l’obiettivo ora è puntare all’election day del 25 maggio. Che gli sono state «offerte» candidature in a Romania, Malta, Bulgaria e Spagna». Ma è in Italia che vuole restare, «dove si voterà per Europee, Amministrative e, se ci riusciamo, anche Politiche».



Il parvenu A San Lorenzo in Lucina ci sono tutti, anche Amoruso, l’ex An fittiano dato per certo al coordinamento in Puglia, Pagano che dovrà rimboccarsi le maniche in Abruzzo e Polidori, commissario in Umbria. Manca solo lui, Giovanni Toti, l’ex stagista prodigio che fulminò il Cavaliere, l’attuale direttore di Studio Aperto. Berlusconi non dice nulla, non chiarisce il ruolo che il suo pupillo avrà nel futuro assetto organizzativo. Si concede al massimo una battuta, «quello che tocco io diventa oro». Poi cambia argomento. Sa che il tema è delicato, che c’è appena stata una rivolta; il gruppo dirigente di Forza Italia ritiene Toti poco più di un «parvenu»; uno che «prima di mettersi a comandare deve fare un suo percorso», e che perciò ora deve «fare uno sforzo, «capire che si è appena chiusa una ferita», che «l’ ultimo Consiglio nazionale è stata una guerra vera e propria». Verdini gliel’ha detto chiaro e tondo al Cavaliere. Altri glielo hanno mandato a dire. Risultato: la totizzazione prima di andare in onda anche su Forza Italia dovrà aspettare. Perché anche se FI è a tutti gli effetti una monarchia assoluta, anche se non ci sono stati congressi e primarie «gli unti dal Signore non ci sono più». La nomina subirà un rallentamento, se ne riparlerà solo dopo il 26 gennaio e poi si vedrà.



La barzelletta Per dimostrare che i giorni peggiori se li è lasciati alle spalle, il Cavaliere si è rimesso a raccontare barzellette. Nella fattispecie quella di lui che va dallo psichiatra, si sdraia sul lettino per una visita molto accurata. A questo punto del racconto, mima chi lo ha sentito dal vivo, Berlusconi socchiude gli occhi, fa un’ espressione preoccupata, fa una pausa molto teatrale prima di rivelare, quasi facesse outing, la diagnosi: «Ebbene sì, ho una fortissima componente femminile. Lesbica». Molti la sapevano già ma hanno finto di ridere lo stesso. Non solo barzellette, però. Anche una pizzicatina ad Alfano, che da segretario ha riunito poche volte i coordinatori regionali, «io invece voglio vedervi una volta al mese». In chiave interna la prossima mossa sarà portare il numero dei club a 12 mila pescando i simpatizzanti «nell’elettorato volatile», quello «che a febbraio si rivolse a Grillo». E Renzi? «Giusto incontrarlo, lo farò prima che la legge elettorale vada in Aula. Noi siamo per lo spagnolo ma dobbiamo trovare il modello che ha maggiore condivisione e che viene fatto più in fretta in modo che si vada a votare». Ma c’è chi dice che a farlo propendere per un modello o per l’altro sarà la solita cosa. Gli ultimi sondaggi.
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