Seconde case, niente aumenti Tasi-Imu, resta il nodo delle coperture

Seconde case, niente aumenti Tasi-Imu, resta il nodo delle coperture
di Andrea Bassi
3 Minuti di Lettura
Martedì 13 Ottobre 2015, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 17:00
Il conto alla rovescia indica inesorabilmente che alla presentazione della manovra mancano ormai soltanto due giorni. Ma se la struttura della prossima legge di Stabilità è sostanzialmente delineata, non tutti i tasselli sono andati perfettamente al loro posto. Ieri durante il consiglio dei ministri, Matteo Renzi, che subito prima aveva avuto un faccia a faccia con Pier Carlo Padoan, ha fatto un primo giro di tavolo sul provvedimento. I punti fermi sono sostanzialmente due. Il primo sarà la «neutralizzazione» per il 2016 dell'aumento di due punti dell'Iva. Una misura che da sola vale 16 miliardi. Il secondo sarà l'abolizione della Tasi sulle prime case che vale 3,8 miliardi di euro. Alla fine potrebbero essere escluse dal bonus le ville e le case di pregio. Ma su questo si discuterà fino alla fine data la contrarietà di Ncd. Ieri durante un incontro con l'Anci, il governo ha garantito che non ci sarà nessun aumento del prelievo sulle seconde case e che tutto il gettito sarà restituito. Ci sarà anche l'azzeramento dell'Imu e dell'Irap sui terreni agricoli, una misura che vale 850 milioni. Così come sarà cancellato il prelievo sui cosiddetti «macchinari imbullonati», anche se questa misura non è stata quantificata. I nodi emersi durante il consiglio dei ministri riguardano, invece, le coperture. La manovra potrebbe scendere dai 27 miliardi previsti fino a 25.

I PRINCIPALI NODI

La prima questione è la flessibilità europea. Renzi, come noto, vuole attivare tre clausole: quella sulle riforme, quella sugli investimenti e quella sui migranti, per un totale di 17 miliardi. Sulla clausola degli investimenti non ci sono particolari problemi. Renzi si è detto certo che l'Ue la concederà al suo livello massimo, ossia mezzo punto di Pil, circa 8 miliardi. Due terzi di questi soldi, del resto, sono già stati riconosciuti e sono già impegnati per azzerare l'aumento dell'Iva. Qualche dubbio in più c'è sulla clausola degli investimenti. Roma punta ad avere 0,3 punti di Pil. Ma per ottenere lo sconto sul deficit è necessario che il governo finanzi con risorse proprie investimenti immediatamente cantierabili. Qui sta uno dei nodi, perché questo potrebbe togliere fondi ad altri progetti del governo. Il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, ha spinto perché si vada in questa direzione. L'altra clausola in bilico è quella sui migranti, che doveva aggiungere un altro 0,2% di Pil al calderone delle coperture. Anche la spending sarebbe in affanno. Nel giro di tavolo tra i ministri con portafoglio, i risparmi si sarebbero fermati sotto il miliardo. Oggi, poi, Renzi dovrà fare una trattativa serrata con le Regioni. Il premier punta a ridurre di 2 miliardi il previsto aumento del Fondo sanitario. Le Regioni proveranno a contenere la riduzione ad un solo miliardo. Alla fine la spending, dai 10 miliardi previsti, potrebbe fermarsi a circa 6. Altro appuntamento importante, sempre oggi, ci sarà con il ministro del lavoro Giuliano Poletti. La decontribuzione è un cantiere ancora aperto. Sarà confermata per il 2016 e per i due anni successivi, ma con importi decrescenti. Si dovrebbe partire da 4 mila euro (a fronte degli attuali 8 mila) e poi scendere. Ma le cifre sono ancora ballerine.