Sbarco del Carroccio/Il nuovo volto della protesta nel disagio della Capitale

di Giuliano da Empoli
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Venerdì 27 Febbraio 2015, 22:24 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 00:06
La Lega che marcia su Roma è l’espressione di un disagio persistente, ripetono. Il solito mix dei piccoli produttori del nord, gli invisibili che dicono di tenere in piedi l’economia del Paese, continuando ad essere vessati dalle tasse e dalle caste (come tutti gli altri). Così disperati da rimettere in partita un movimento che negli ultimi anni ha fatto giravolte - e attraversato scandali anche giudiziari - degni del più spregiudicato avventuriero della Prima repubblica. Fin qui nulla di nuovo. La scommessa di Salvini, in una Capitale sempre più esausto campo di battaglia, però va al di là. La sua idea è che gli elettori del Centro-Sud vivano un problema di rappresentanza analogo a quelli del Nord. Nonostante Roma ladrona, la burocrazia meridionalizzata, la Rai lottizzata e tutti gli altri abusi sudisti che la Lega sbandiera da sempre, Salvini pensa che anche fuori dalla Padania i cittadini siano sempre più spaesati. E che, di conseguenza, ci sia spazio, a sud della linea gotica, per un movimento populista, rivendicativo e identitario. Magari con caratteristiche un po’ diverse, qualche dose di statalismo in più e un pizzico di federalismo in meno, ma comunque grosso modo gli stessi temi e lo stesso approccio. In pratica, Berlusconi ha lasciato praterie consentendo alla Lega di occupare uno spazio. Salvini tenta in realtà un’operazione politica all’insegna di una sorta di nuovo incubo italiano. La visione di un Paese impoverito e incattivito su cui ha già lucrato Grillo, con i risultati che sappiamo.



Stretto nella morsa di orde di invasori provenienti dal Mediterraneo e di oppressori teutonici calati dalle Alpi per depredarci delle nostre ultime ricchezze, condannato a barricarsi per salvare il salvabile. Sarà difficile che l’operazione riesca. La retorica padana è troppo visceralmente iscritta nel dna della Lega per permettergli di presentarsi in modo credibile nel centro-sud, sia pure attraverso la mediazione di Fratelli d’Italia. Il problema, però, rimane. La Lega a Roma è il sintomo di un disagio che negli ultimi vent’anni non ha fatto che crescere.



Se, un tempo, la tentazione del ripiegamento su se stessi, dell’anti-europeismo e della xenofobia era limitata ad una fascia dell'elettorato, oggi appare diffusa in tutti gli strati sociali e in tutte le aree geografiche del Paese. Nonostante gli sforzi contrari, la narrazione dell’incubo italiano è ormai dominante e costringe perfino chi è portatore di una visione diversa ad adottarne le categorie, come dimostra il caso allucinante dell’inerzia di fronte alla strage quotidiana degli sbarchi clandestini.



Trovare il tono giusto per contrastare questa impostazione è tutt’altro che facile.
Quel che è certo è che l’indignazione serve a poco. E ancor meno serve la violenza. Il modo migliore di garantire il successo della passeggiata romana di Salvini sarebbe se oggi il corteo antagonista programmato in contemporanea provocasse l’ennesima guerriglia urbana per le strade della capitale.