Le risposte per la Capitale/ L’ultima chiamata

di Virman Cusenza
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Mercoledì 26 Agosto 2015, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 08:52
Sarà il giorno della verità per Roma. Di sicuro, siamo davanti a un colpevole ritardo del governo e all’intollerabile leggerezza del sindaco Marino che snobba, con la sua assenza, il più importante atto dell’esecutivo dedicato a Roma che, tra l’altro, lo mette sotto tutela.



Ritardo colpevole, perché da troppo tempo Palazzo Chigi avrebbe dovuto affrontare il nodo di Roma Capitale, sapendo che l’immagine del Paese e in un certo senso il suo destino passano dalla capacità di saper ridare a Roma la dignità, l’orgoglio e il prestigio che merita.



Il governo vuole certo salvare la città ma ha trascinato per mesi questo caso, facendo sì ancora una volta che la politica rincorresse la magistratura e non la anticipasse, riducendone in modo fisiologico l’intervento con un sacrosanto lavoro di prevenzione.



Ormai però la vergogna di Mafia Capitale è emersa imponendosi addirittura all’attenzione internazionale e esponendo l’intero Paese a una figuraccia planetaria. Il tutto alla vigilia di un evento globale come il Giubileo, di fatto imposto alla Capitale nel momento meno adatto ad affrontarlo, vista la sua totale impreparazione tra servizi e infrastrutture. Evento che rischia di diventare improvvido, senza un adeguato anticipo. Come questo giornale ha denunciato il giorno stesso in cui il Pontefice lo ha annunciato a sorpresa, spiazzando tutti. Perfino il sindaco, che squillò subito con un «Siamo pronti!».



Oggi non resta che turare le falle del sistema e trasformare la stagione più amara vissuta da Roma negli ultimi decenni della sua storia in un nuovo inizio. Si è parlato di Modello Expo, quel sistema che ha consentito in extremis a Milano di onorare l’evento dopo tanti errori e di evitare una figuraccia all’Italia. L’idea di Alfano di affidare al prefetto Gabrielli il coordinamento dell’evento, in parallelo con il compito di bonificare il Campidoglio dal malaffare, resta ormai l’unica strada percorribile. Fallire comporterebbe una sola sanzione: l’uscita di scena di tutti i protagonisti.