Riforme, dissidenti al palo: stop Senato elettivo. Renzi: avanti a tutti i costi

Riforme, dissidenti al palo: stop Senato elettivo. Renzi: avanti a tutti i costi
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Giovedì 31 Luglio 2014, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 17:00

​Si quietano in Senato le urla e gli insulti stigmatizzati dal premier Renzi, e la parola passa al voto degli emendamenti: voto che alla fine premia la maggioranza e il governo. Tutte le proposte degli oppositori sono state bocciate una per una, con ampio margine.

Non passa il Senato elettivo Il «Canguro» tiene, dunque. Tra gli emendamenti bruciati, nonostante i 114 sì, vi è anche quello del frondista di Fi, Augusto Minzolini, che riabilitava il bicameralismo perfetto.

La legge elettorale Intanto entra anche nel vivo la trattativa sulla legge elettorale, come aveva auspicato il presidente Giorgio Napolitano che, nonostante i giorni di relax sulle Alpi, vigila con attenzione sul dibattito. L'Italicum sarà cambiato, assicura Renzi, ma da questa partita sembra sfilarsi Sel che mira a andare al voto con il proporzionale puro uscito dalla sentenza della Consulta. «Approveremo tutto in prima lettura, nonostante le urla e gli insulti di queste ore», afferma Renzi parlando di «riforme ad ogni costo».

Il "canguro" Dopo le violente polemiche di martedì sulla regola del «canguro», il presidente del Senato,Pietro Grasso, ha convocato la Giunta che si è pronunciata a favore di questa regola. Ci sono dei precedenti - è la sostanza del ragionamento della Giunta - nella sua applicazione anche nelle riforme costituzionali: Marcello Pera nel 2002 e nel 2005 docet. Questo responso è stato comunque contestato dagli oppositori (m5s, Lega, Gal, Sel), compresi i dissidenti del Pd con Felice Casson. Ma alla fine gli animi si sono calmati, così come gli interventi ostruzionistici. E nel tardo pomeriggio ben 450 emendamenti, tra votati e "cangurati", sono stati vagliati.

Il limite dell'8 agosto Di qui l'ottimismo di Francesco Russo, del Pd, di riuscire a rispettare l'8 agosto come giorno del sì di Palazzo Madama. Insomma, la parola è passata all'Aula, come vuole ogni democrazia parlamentare, e i numeri hanno dato ragione a governo e maggioranza. Non è stato corso nessun pericolo nemmeno quando è stato votato l'emendamento di Augusto Minzolini, il primo di una serie che riproponeva un sistema bicamerale e un Senato elettivo. Per lui 114 sì, e 171 no e 8 astenuti. Gli animi meno accesi hanno dato la possibilità ai relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, di limare le proposte di mediazione su alcuni punti ancora aperti, come le firme per i referendum e per i ddl di iniziativa popolare, nonchè le modalità di elezione del presidente della Repubblica.

Napolitano Proprio l'attuale inquilino del Colle, la scorsa settimana aveva sollecitato ad affrontare il tema delle garanzie come strada per recuperare un minimo di dialogo. Napolitano aveva suggerito di mettere sul tavolo anche l'Italicum e Renzi ha oggi affermato che esso verrà »modificato« in Senato. Una affermazione così perentoria sembra possibile grazie ad un assenso di Berlusconi, al quale il premier aveva sempre assicurato il coinvolgimento nelle modifiche. Finocchiaro, che è anche presidente della Commissione Affari costituzionali, ha dichiarato che subito dopo la pausa estiva inizierà l'esame dell'Italicum. I temi sono sempre gli stessi, le preferenze e le soglie più basse, come ha chiesto il capogruppo di Ncd Maurizio Sacconi. Ma su questi due argomenti non sembra esserci più interlocuzione tra Pd e Sel. Nichi Vendola, si ragiona in ambienti Dem, sembra aver l'intenzione di mettersi di traverso per bloccare la riforma elettorale e andare alle urne, appunto, con il consultellum.

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