Riforme, Berlusconi non si fida. E Forza Italia rilancia la Grande coalizione

Riforme, Berlusconi non si fida. E Forza Italia rilancia la Grande coalizione
di Emilio Pucci
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Agosto 2015, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 18:49

Silvio Berlusconi si sente tirato dalla giacchetta dal Pd e dai suoi, infastidito per quanti anche nel suo partito «continuano a parlare con Renzi e non con me». In attesa di un segnale “vero” del capo del governo, prima di imbastire una vera e propria trattativa. «Tocca a lui fare la prima mossa, non a noi. Se pensa che gli risolvo le grane che ha nel suo partito si sbaglia», ha spiegato ieri il Cavaliere a chi lo ha chiamato. L'ex premier è in Provenza per festeggiare il compleanno della figlia Marina. Per ora rimanda al mittente l'invito a sedersi al tavolo, preferisce anche evitare l'argomento delle riforme. «Non c'è nessuna apertura», spiega.

Sulla Rai ha lasciato che a negoziare fossero in prima persona Fedele Confalonieri e Paolo Romani, ma sul pacchetto costituzionale «sarò io a trattare», avverte. Non Denis Verdini, non altri big azzurri come il capogruppo a palazzo Madama. «Renzi dovrà parlare con me». Il punto è capire cosa offre il presidente del Consiglio che, è la tesi che filtra da Arcore, al momento non vuole alcun accordo, anzi continua nel tentativo di fare shopping tra i senatori di FI. Sono i cosiddetti trattativisti a spingersi avanti: oltre a Romani, figurano anche Matteoli, Bernini e chi vorrebbe aprire a tutti i costi ad un dialogo.

COMITATO PRO 2018

«Io – si è sfogato l'ex premier – sono pronto a ragionare su tutto, ma alle nostre condizioni».

Invece – è l'accusa di chi non vuole affatto appiattirsi su Renzi - è già nato nelle fila azzurre un «Comitato pro 2018», un fronte larghissimo di parlamentari che pur di evitare il voto anticipato è disponibile a scendere a patti con il Pd. Sono quelli che Renato Brunetta chiama «i parlamentari che tengono una o più famiglie da sostenere».

Nel Pd, in realtà, è già arrivato un messaggio chiaro: nessuna intenzione di affossare le riforme; qualora dovesse servire da FI potrà arrivare qualche voto in difformità dal gruppo al maximendamento di modifica del ddl Boschi che la maggioranza porterà direttamente in Aula. Il compromesso che il premier è disponibile a trovare – ovvero il listino collegato con le elezioni regionali – per ora sembra trovare consensi sia in alcuni di Gal (come Auricchio e Villari) che tra i tosiani e i Conservatori e riformisti, con la capogruppo Cinzia Bonfrisco – che, ammette anche un fittiano – ha presentato emendamenti in tal senso.

Berlusconi è consapevole dunque che per evitare spaccature in FI dovrà trovare un punto di incontro con Renzi, anche se con un compromesso al ribasso più d'uno potrebbe non seguirlo generando nuove fratture. FI per ora spara alto chiedendo il Senato elettivo e soprattutto per riaprire la legge elettorale affinché venga assegnato il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista. «Ma – sottolinea più di un azzurro – alla fine un'intesa salva vita ci sara». «Poi – prevede un altro senatore – si andrà da Mattarella per far pesare che questa maggioranza non ha i numeri». Del resto il capogruppo azzurro alla Camera è tornato a chiedere la Grande coalizione che risponda «alle esigenze di massima coesione rispetto al momento politico ed economico». Un ragionamento che anche il Cavaliere ripete, aprendo ad un programma che preveda al primo punto la riduzione delle tasse.

PROGETTO “ALTRA ITALIA”

In queste settimane l'ex presidente del Consiglio, spiegano i fedelissimi, ha lavorato al dossier fisco, ne ha parlato con i leader delle maggiori associazioni imprenditoriali. Da qui anche l'idea di «Altra Italia» guidata da «20 campioni della società civile». In FI raccontano che l'ex premier, tra gli altri, vorrebbe nel suo progetto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il presidente di Confcommercio. «Se Renzi vuole attuare le riforme lo può fare solo con noi», è la linea del Cavaliere, «altrimenti rischia un altro governo e non è detto che sarà lui a guidarlo».

Nessun incontro però con il premier, nessun Nazareno 2.0. Intanto per non allontanare il Carroccio, visto che Matteo Salvini ha rimandato ogni appuntamento con Berlusconi a dopo Ferragosto, proprio per capire le reali intenzioni di FI. Ma anche perché Berlusconi continua a non fidarsi del capo dell'esecutivo. I trattativisti – tra questi anche Gianni Letta e Giuliano Ferrara – continuano a ripetergli che si rischia l'irrilevanza, che «non abbiamo più i numeri come nel 2008». Ma questa volta – è la risposta del Cavaliere a chi chiede di aprire la porta a Renzi – «i voti li farò pesare».