La legge di riforma della Costituzione, quella che abolisce il bicameralismo e il Cnel e riduce i poteri delle Regioni fissate nel titolo V, potrebbe prevedere anche un accorpamento delle Regioni riducendone il numero da 20 fino a 5.
Per ora si tratta di una semplice ipotesi di lavoro ma, approfittando della pausa natalizia, in queste ore si stanno moltiplicando i contatti informali a livello politico e di consiglieri di vario livello. L'obiettivo è ormai chiaro: a gennaio la riforma della Costituzione (che per diventare legge ha bisogno di quattro passaggi parlamentari) entrerà nel vivo della discussione nell'aula della Camera e ora si tratta per trovare un accordo fra i partiti e i presidenti delle Regioni per inserire nel testo alcune modifiche agli articoli 131 e 132 che stabiliscono il numero delle Regioni e le loro missioni principali.
LA VOLATA
Come non è mai successo prima, a tirare la volata all'accorpamento sono proprio molti presidenti di Regione.
Sia Chiamparino che Zingaretti hanno pubblicamente sostenuto tesi dirompenti. Primo: le Regioni così come sono non funzionano più e rischiano di rimanere schiacciate sotto una montagna di debiti. Secondo: fin da subito le Regioni potrebbero decidere autonomamente di svolgere assieme alcune funzioni per risparmiare denaro pubblico ma anche per rendere più efficienti i loro servizi.
Tesi che a livello politico stanno trovando un terreno fertile soprattutto nel Pd ma anche nella Lega da sempre favorevole alle Macroregioni e che negli ultimi mesi è impegnata in un processo di trasformazione in partito di livello nazionale. Non a caso negli scorsi mesi alcuni parlamentari romani del Pd, in particolare il deputato Roberto Morassut e il senatore Raffaele Ranucci, hanno presentato un disegno di legge che, trasformando Roma in una sorta di Città-Stato con un'unico livello amministrativo a governarla, ridisegna l'intero sistema delle Regioni portandole da 20 a 12. Proposte analoghe sono state presentate da parlamentari di Forza Italia come Paolo Russo, l'ex ministro Maria Stella Gelmini e il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Per costoro il numero delle Macroregioni potrebbe scendere a cinque anche se è tutto da analizzare il nodo delle Regioni a statuto speciale fra le quali spicca il caso Alto Adige sul quale vige anche un'intesa con l'Austria.
FRANCIA E GERMANIA
Tra l'altro è l'Europa a dare una mano a chi vuole semplificare il sistema italiano di governo del territorio. In Francia il presidente socialista Francois Hollande il mese scorso ha deciso di ridurre le Regions da 22 a 14 e ha semplificato le funzioni dei 100 Dipartimenti (così oltralpe chiamano le Province). Anche nella Germania Federale, che ha 16 potentissimi Laender, sta accadendo l'impensabile: i Laender più piccoli, in particolare quello della Saar, stanno chiedendo di unificarsi ad altri perché non ce la fanno più a ripagare i debiti.
In questo scacchiere in rapida evoluzione fa rumore il gran silenzio del governo Renzi. In realtà, sotto la superficie da calma piatta è chiaro che si stanno muovendo molte cose. Anche perché il progetto di accorpamento delle Regioni piace moltissimo a Matteo Renzi. Lo conferma un episodio accaduto lo scorso 20 marzo quando il premier incontrò per la prima volta la Conferenza dei presidenti regionali e di fronte alle prime, timide, ipotesi di accorpamento pronunciò una significativa frase riportata dall'Ansa: «Cari presidenti se siete tutti d'accordo alzate la palla che io poi la schiaccio».