Intercettazioni, Renzi pronto allo stralcio: ora accelerare sugli ascolti

di Marco Conti
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Giovedì 2 Aprile 2015, 05:59 - Ultimo aggiornamento: 09:40
Simpatia per le toghe, Matteo Renzi non ne ha mai avuta. Ed è ricambiato. Il taglio delle ferie, come la legge sulla responsabilità civile dei giudici hanno acuito il solco. Una settimana fa, al termine del consiglio dei ministri nel quale si è avviato un poderoso programma per smaltire gli arretrati dei processi civili e penali, il presidente del Consiglio ha assicurato - alla presenza del ministro Orlando - che una legge per disciplinare le intercettazioni si farà «entro il 2015».



Un lasso di tempo considerevole ma che rischia di non essere neppure sufficiente visto che il tema è inserito nel pacchetto di riforma del processo penale ancora in commissione e lo strumento scelto è quello della legge delega.



PRESSING

«Ha ragione il ministro, non c'è urgenza per un decreto sulle intercettazioni. Però non si può pensare di lasciare la legge delega dentro il processo penale». Enrico Costa, sottosegretario alla Giustizia del Ncd, tocca il punto dolente di una riforma che rischia di galleggiare ancora per molto. In effetti dal processo penale sono stati stralciati altri provvedimenti che poi hanno avuto vita propria (riciclaggio e prescrizione). Il pressing è in atto e stavolta non sono solo i centristi di Alfano e Cesa a sollecitare un intervento per quanto possibile rapido, ma anche un rilevante quota di esponenti del Pd, vicini e non a Massimo D'Alema, spinge affinché la questione sia risolta.



CUSTODIA

Nel merito il dibattito si incentra non tanto sulla fattibilità delle intercettazioni - ormai fuori discussione visto anche l'allarme terrorismo - ma sulla loro pubblicazione. Un'idea ieri l'ha fornita ieri su queste colonne il procuratore di Venezia Carlo Nordio proponendo el intercettazioni preventive (già utilizzate contro il terrorismo), che funzionano come spunto investigativo ma non hanno valore probatorio e il magistrato che le dispone ha la responsabilità della custodia.



Simile la proposta, avanzata ieri dalla commissione per la revisione della normativa antimafia presieduta da Nicola Gratteri, secondo la quale è vietato l'inserimento delle intercettazioni nei provvedimenti dell'autorità giudiziaria ad eccezione delle sentenze, «a meno che la riproduzione testuale non sia rilevante a fini di prova». Ci si muove, quindi, sul piano della riservatezza degli uffici giudiziari - e sulla individuazione di una precisa catena di responsabilità - più che su eventuali e molto poco comprensibili obblighi da imporre ai giornalisti. Soprattutto, per la commissione Gratteri la «pubblicazione arbitraria di intercettazioni» diverrebbe reato.



Qualcosa inizia a muoversi nel governo anche perché Renzi considera l'eco di certe inchieste - che spesso non approdano nemmeno a sentenza - come «pesantemente negative» per l'immagine del nostro Paese all'estero. Il cambiamento di umore che si avverte ora nel Pd, dopo il caos delle intercettazioni riguardanti D'Alema, aiuta le intenzioni di palazzo Chigi anche se, per aspettarsi qualcosa di nuovo, occorrerà attendere le elezioni regionali anche per evitare che il tema diventi oggetto di scontro. Renzi, che dovrebbe poi ”riempire” di contenuti la delega, è convinto che lo scoglio più difficile sarà spiegare all'opinione pubblica che non si vuole imporre bavagli alla stampa o nascondere reati.