Renzi: «Grillo uno sciacallo, noi siamo il dialogo. Ora derby tra rabbia e speranza»

Il premier Matteo Renzi
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Lunedì 5 Maggio 2014, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 23:59

La campagna elettorale sta diventando un derby tra la rabbia e la speranza, su chi scommette sul fallimento dell'Italia e chi pensa di potercela fare. Prima c'erano falchi e colombe, ora i gufi e gli sciacalli». Così Matteo Renzi illustrando alla direzione Pd la campagna elettorale per europee e amministrative. «Dobbiamo chiedere un voto non perchè il governo abbia un consenso leggermente migliore: non è un sondaggio sui ministri, ma è il tentativo per dire che per cambiare l'Europa dobbiamo stare concretamente in campo noi. Noi siamo il ragionamento, loro l'invettiva, loro sono l'insulto e noi il dialogo, loro lo sfascio e noi la proposta, loro contro l'Italia e noi per un'Italia che guidi l'Europa. Noi non abbiamo un obiettivo piccolo ma vogliamo che le europee disegnino un'Italia nuova. La sfida non è sul segretario o sul gruppo dirigente ma sul Pd». Poi intervenendo al seminario sulle Riforme aggiunge: «Se l'Italia riesce a cambiare le regole del gioco ha le carte in regola per diventare guida in Europa».

«Noi non vogliamo non discutere, vogliamo discutere ma vogliamo realizzare le riforme perchè l'Italia deve cambiare in tempi certi». Lo ha detto Matteo Renzi aprendo il seminario del Pd sulle riforme. «Il punto di crisi della rappresentanza, della rappresentatività e della politica è nel fatto che non corrispondono a impegni presi realizzazioni concrete - ha spiegato il premier -. Si perde quel legame diretto tra rappresentanti delle comunità e elettorato quando a fronte di un reiterato problema non si riesce a trovare soluzioni all'altezza delle promesse». Il premier ha sottolineato: «Noi non non stiamo cercando di dare rapidità alle decisioni prese perchè abbiamo paura di discutere, vogliamo discutere con i professori di un Titolo V che va migliorato, perchè ha mostrao i suoi limiti», e del «superamento del bicamerismo perfetto per evitare limiti strutturali su cui il Paese arranca».

La polemica sugli 80 euro. «La domanda è: facciamo una campagna sugli 80 euro?», si è chiesto il premier, «No, sono un antipasto, l'inizio del cambiamento, è il tentativo di cominciare a restituire al ceto medio ciò che gli spetta di diritto, non sono il baluardo della nostra campagna elettorale ma la cifra della nostra azione».

Le riforme. Il voto sulla riforma costituzionale è stato spostato a dopo le europee per «evitare lo scontro» da campagna elettorale, ma quella riforma «la portiamo a casa».

«Il Pd prima delegazione nel Pse». Il Pd, ha specificato Renzi, «punta a essere la prima delegazione per numero di parlamentari eletti» nel Pse.

«Grillo sciacallo». Poi non è mancata una frecciata al leader del M5S: «Noi dobbiamo essere quelli che vogliamo dare speranza all'Italia mentre in giro, qualsiasi cosa accada, c'è chi si butta con istinto felino per dire non c'è più nulla da credere, lo stato non c'è più. A Piombino Grillo è andato a fare lo sciacallo ma non si mettono i lavoratori contro i sindacati in una fabbrica in crisi».

Immigrazione. «Sull'immigrazione facciamo la nostra parte, difendiamo Mare nostrum» che «ha permesso di non contare i morti in fondo al mare» e di «arrestare 207 scafisti. Ma diciamo anche che il Mare nostrum non può essere 'nostrum' e basta e se l'Europa ha un cuore deve capire che nel Mediterraneo si gioca la sfida della dignità».

«I sondaggi portano sfiga». Il premier, con un po' d'ironia, ha accennato ai sondaggi: «Abbiamo sondaggi buoni e stiamo tutti contenti. No, non dobbiamo fare due errori: non dobbiamo pensare agli altri, all'elefante, lasciamoli fare. E poi non dobbiamo guardare i sondaggi perchè porta sfiga. Il vero sondaggio è il 25 maggio».

«Campagna all'attacco, non siamo timidi». «Se ciascuno di noi fa un pezzettino della sfida è più semplice per tutti, chiedo ai parlamentari di andare là dove sarebbe illogico andare perchè più difficile - ha detto il premier - Non abbiamo paura, non siamo timidi. Dobbiamo andare all'attacco sull'Europa perchè noi siamo in grado di cambiarla e rimettere in moto l'economia. Chiedo ai parlamentari di andare là dove sarebbe illogico andare, dove è più difficile provare a farsi sentire. Non dobbiamo avere paura, la timidezza lasciamola da parte. Non abbiamo paura di far vedere che il Pd c'è e se la gioca fino in fondo. Che sia l'ultima mattinata che spendiamo a chiacchierare: le prossime le spendiamo ad ascoltare. Ma in un clima in cui c'è la sensazione di lontananza dalla politica se recuperiamo il gusto del rapporto umano forse prendiamo anche qualche voto in più e torniamo a casa più contenti».

«Se l'Italia torna a fare quello che deve fare anche per l'Europa il cammino è più semplice» sostiene il premier.

«Perchè non facciamo la festa nazionale del Pd a Milano...c'è l'Expo?»: è questa l'idea che il premier ha lanciato ai suoi uscendo dal centro congressi.

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