Renzi non assolve il sindaco. «Ma vogliamo salvare la città»

Renzi non assolve il sindaco. «Ma vogliamo salvare la città»
di Marco Conti
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Giovedì 27 Agosto 2015, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 08:58
La tregua tra palazzo Chigi e Campidoglio, a otto mesi da Mafia Capitale e a tre prima del Giubileo, verrà siglata al Consiglio dei ministri di oggi. Il Comune non verrà sciolto, come in un primo tempo avevano indicato gli ispettori, ma il prefetto Gabrielli diventerà di fatto il dominus dell'amministrazione con Ignazio Marino sotto tutela di fatto e non solo sul fronte giubilare.

Dopo le spallate pre-estive rifilate al primo cittadino e all'intera giunta comunale, Matteo Renzi - preoccupato per l'imminenza dell'Anno Santo - si è acconciato sulla linea soft sostenuta dal commissario del Pd Matteo Orfini: nessun commissariamento perché Marino «si è opposto» al sistema criminale infiltratosi nell'amministrazione, rimpasto di giunta con innesti importanti, supporto dal governo e dalla prefettura per affrontare l'emergenza amministrativa e l'impegno giubilare. A sostegno di un intervento del governo decisamente originale rispetto a precedenti crisi di amministrazioni comunali, la relazione molto circostanziata del prefetto Gabrielli che oggi Angelino Alfano illustrerà al Consiglio dei ministri.



MODELLO

Nessun scioglimento per mafia, come chiarito in precedenza dallo stesso Renzi, ma rimozione dei dirigenti e dei funzionari sospetti ed estrema attenzione sugli atti del Comune intorno al quale il governo costruisce una cintura di sicurezza replicando, per le opere da fare in vista del Giubileo, il modello adottato a Milano per l'Expo. Quindi nessun decreto ad hoc e nessun stanziamento straordinario per le opere che oggi il Campidoglio formalizzerà e che verranno attuate con procedure rapide ma entro - ovviamente - la cornice fissata dall'Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.



«Non salviamo Marino, ma salviamo Roma», sosteneva ieri sera Renzi al termine di una giornata trascorsa con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Roma ha scampato il rischio dello scioglimento per mafia che avrebbe prodotto effetti devastanti sull'intero Paese, ma Renzi continua però ad essere preoccupato per la tenuta dell'amministrazione capitolina e per l'avvio dell'anno giubilare. Ad aver complicato una situazione non certo facile, si è aggiunta la ciliegina dello show dei Casamonica e l'ostinazione vacanziera del primo cittadino che continua a prendere il sole ai Caraibi.

«Visto che dovrà solo tagliare nastri, un sindaco abbronzato può far comodo», sosteneva ieri un senatore del Pd. I contatti con Marino in questi giorni li ha tenuti il vicesindaco Marco Causi e lo stesso Gabrielli mentre Renzi si è guardato bene dal telefonare al sindaco impegnato - a suo dire - nella stesura di un libro.



ELEZIONI

Il Consiglio dei ministri di oggi perfeziona la fase 2 avviata con il rimpasto di giunta, ma lascia intatto il problema politico che il Pd ha nella Capitale. Ieri l'ex assessore veltroniano Roberto Morassut ha lanciato l'idea di «una grande Convenzione aperta sulla Capitale» prima del congresso cittadino. Renzi, che per ora lascia ad Orfini il timone del partito, sa che Roma, e soprattutto il Lazio, rappresenta una delle regioni decisive in termini elettorali per il Pd ed è per questo che ha evitato che si precipitasse di nuovo al voto. Magari in autunno. E' però ormai evidente, visti anche gli innesti in giunta di due parlamentari del Pd, che le sorti di Roma sono legate a quelle del governo e che quindi si voterà insieme. Magari, chissà, anche nel 2018.