Governo, incarico a Renzi: «Si parte con riforme e lavoro, orizzonte di legislatura»

Governo, incarico a Renzi: «Si parte con riforme e lavoro, orizzonte di legislatura»
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Lunedì 17 Febbraio 2014, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 15:42

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito al segretario del Pd Matteo Renzi l'incarico di formare il nuovo governo. Renzi ha accettato con riserva.

«Ho accettato con riserva, con la responsabilità e il senso dell'importanza e rilevanza della sfida e ho assicurato che metteremo tutto l'impegno in questa difficile situazione», ha detto Renzi. «Nel corso delle prossime ore incontrerò il presidente della Camera e quello del Senato, poi sarò a Firenze e questa sera saremo a Roma. Domani inizieranno le consultazioni formali», ha aggiunto.

«Ci siamo prefissi impegno serio e significativo, Napolitano mi ha rappresentato l' esito delle sue consultazioni.

C'è un impegno di allungamento della prospettiva politica di questa legislatura che si colloca in orizzonte naturale», ha continuato il premier incaricato. «Abbiamo intenzione di lavorare in modo serio sui contenuti, state scrivendo cose complicate sui nomi e sulle mie vicende personali e mi sono venuto a noia da solo. L'attenzione è sui contenuti e l'orizzonte di legislatura necessita di una qualche giorno di tempo», ha sottolineato ancora Renzi.

«Entro il mese di febbraio compiremo un lavoro urgente sulle riforme della legge elettorale e istituzionali, subito dopo immediatamente nel mese di marzo la riforma del lavoro, in aprile la pubblica amministrazione e in maggio il fisco», ha assicurato ancora Renzi.

«Al presidente e alle forze politiche e tutte le persone gli italiani che stanno assistendo a questa crisi di governo» assicuro che «metterò tutto il coraggio l'energia di cui sono capace» e «partirò dall'emergenza del lavoro», ha detto ancora Renzi. «È fondamentale che le forze politiche di maggioranza per quanto riguarda il programma di governo e tutte le forze dell'arco costituzionale per quanto riguarda le riforme siano ben consapevoli dei prossimi passaggi», ha proseguito.

«Con tutta l'energia e il coraggio che abbiamo #lavoltabuona», è stato poi il messaggio postato su Twitter dal premier incaricato.


Renzi è stato al Quirinale per circa un'ora e mezzo. Il segretario del Pd è arrivato al Colle alle 10.18, con una decina di minuti di anticipo sull'orario previsto, alla guida di una Giulietta Alfa Romeo bianca. Al fianco del segretario il capo ufficio stampa del Partito democratico, Filippo Sensi.

Il nuovo governo dovrebbe giurare entro giovedì. Poi andrà alle Camere per la fiducia. Intanto è scontro sui ministri: Angelino Alfano non ha alcuna intenzione di dare per scontato il sostegno di Ncd all'esecutivo e pone una serie di paletti su nomi e programma. Ma i fedelissimi del segretario Pd avvertono: se Renzi non riuscisse a fare nascere il governo «vuol dire che si andrà alle urne».

Protesta Fdi al Colle: elezioni. Un gruppo di manifestanti di Fratelli d'Italia, guidati da Giorgia Meloni, protestano davanti al Quirinale al grido di: «Elezioni, elezioni». L'iniziativa, con bandiere tricolore e stendardi del partito, ha preso il via pochi minuti dopo l'ingresso di Renzi nel palazzo della presidenza della Repubblica. Tra i cartelli esibiti, anche una citazione dello stesso Renzi: «Non sarò mai presidente del Consiglio senza essere eletto». I manifestanti sventolano tessere elettorali. «Se Renzi vuole fare il presidente del Consiglio deve farsi eleggere dal popolo italiano. Serve una legge elettorale decente e poi subito il voto», ha detto Meloni.

Famiglia Cristiana. Il governo Renzi è «un treno da non perdere». Lo scrive Famiglia Cristiana nel proprio editoriale politico firmato questa settimana dall'ex ministro Andrea Riccardi. La situazione del Paese «è molto grave», l'Italia «manca drammaticamente di futuro» e «non si può perdere tempo», sottolinea il settimanale dei paolini.

L'Europa dall'Italia non vuole parole ma fatti, e quindi a Matteo Renzi incaricato premier non suggerisce nomi ma presenta subito la lista delle cose da fare, possibilmente con un ministro dell'economia vero europeista: ridurre il debito, raggiungere il pareggio di bilancio strutturale, tagliare il cuneo fiscale, riformare la P.A., l'istruzione e la giustizia, recuperare il gap di competitività che ha gettato il Paese in una recessione più profonda del resto dell'eurozona. Lo ricordano proprio oggi il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijselbloem e il commissario agli affari economici Olli Rehn. Certo, per fare tutto questo e con i tempi che impone Bruxelles, cioè mettere in cantiere riforme entro maggio, mese in cui la Commissione passa in rassegna gli sforzi dei Paesi, Renzi ha bisogno di un ministro dell'Economia che, forte di una credibilità in Europa, apra con le istituzioni un dialogo costruttivo. Un buon mediatore. Soprattutto se l'obiettivo del nuovo Governo è mettere in discussione il rispetto passivo delle regole di bilancio, come il tetto del 3% di deficit o la regola del debito che dal prossimo anno ci mette a rischio di manovre pari a un ventesimo del pil se non avviamo una riduzione che a Bruxelles sta bene. E soprattutto se la Commissione ogni giorno ci ricorda che dalle regole non si deroga. Il primo banco di prova in Europa del nuovo ministro dell'Economia sarà la reazione dopo le previsioni economiche d'inverno del 25 febbraio: è lì che la Commissione ci dirà se il deficit 2013 si è davvero fermato al 3% come prevedeva a novembre e quello 2014 è al 2,5%. E se l'aggiustamento strutturale è migliorato. Con numeri peggiori, che ci esporrebbero alle procedure per deficit e debito, starebbe al nuovo ministro aprire subito il dialogo con il commissario Rehn per evitare il peggio oppure per negoziare un rientro nei vincoli più soft, come è stato concesso ad esempio a Francia e Olanda. E anche se i numeri continuassero ad essere 'border linè come ora, ugualmente servirebbe una mediazione per cercare di ottenere dalla Ue un pò di flessibilità sulla spesa. La Commissione non chiude ad una simile idea, ma finora ha sempre detto che vuole vedere i risultati dei tagli alla spesa prima di concedere margini.

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