Renzi lo tratta un po’ come si fa con gli svitati, a cui si cerca di dire qualcosa ma senza forzare troppo sennò quelli spaccano tutto: «Beppe, ascolta....». Ora Matteo ordina ai commessi di portare all’ospite, come minimo, una tisana? Forse per placarlo servirebbe qualcosa di più, e di non omeopatico? Per distoglierlo dalle parole della propria furia sorda e altisonante («Balle, solo balle, tutte balle!!!!», grida Beppe oppure si lamenta e fa la voce strozzata della vittima quando dice: «Renzi, ci hai rubato la metà del nostro programma»), il premier incaricato alterna l’aplomb istituzionale («Mi sono dovuto mordere la lingua, ho dovuto tortura me stesso per non prenderlo a vaffa!») con qualche battutina ben assestata: «Beppe, sei un mix tra Gasparri e la Biancofiore». Oppure: «Beppe, hai problemi di prevendita e allora le spari grosse». Ma niente.
Spaghetti western Grillo si sente come Gian Maria Volontè in «Per un pugno di dollari», il quale rivolto a Clint Eastwood dice: «Quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto». Ma proprio il non cedere a questa atmosfera da spaghetti western alla fine dà a Renzi, se non la vittoria, l’onore di aver smascherato in maniera plateale l’identità «anti-democratica («Io sono anti-democratico») del leader pentastelluto. Il quale si autodefinisce, addirittura, fautore di «una dittatura sobria». Ma più che sobrio - notano alcuni presenti nella sala quando poi ci sarà la conferenza stampa in cui Grillo insulta i giornalisti come «servi del potere» - Beppe sembra fuori di sè. E mentre ne spara una dopo l’altra, il fedelissimo Di Maio, vice-presidente della Camera, pare il figlio imbarazzato che ascolta il padre uscito di testa.
«Ero imbarazzato per lui». «Mi ha fatto tenerezza, poverino». «Me lo aspettavo meglio». Eccoli i commenti di Renzi. Il quale, dopo il match, è apparso stanco. Mentre Delrio, aprendo la porta d’uscita della sala dello streaming, era pallido per il fatto di aver subito questo trattamento. Prima Grillo, a webcam spenta, gli fa i complimenti per come da sindaco di Reggio Emilia ha ben gestito la raccolta differenziata. Poi, sotto le luci dei riflettori, gli si scaglia contro anche accusandolo sulla raccolta differenziata e dicendo pensando di offenderlo: «E vai dai tuoi nove figli!».
Lorenzo Guerini, l’altro renziano presente all’incontro, è come al solito compassato, ma ha il viso un po’ arrossato dopo la partita. Forse, prova rossore per l’esibizione di Grillo. «Vorrei abbracciare gli elettori 5 Stelle uno a uno - dice intanto Renzi in conferenza stampa, per volgere politicamente a proprio vantaggio le escandescenze di Beppe - e dire loro che il cambiamento in Italia lo faremo anche per voi. Visto che il vostro leader ha paura e scappa». E ancora: «Nessun diktat anti-democratico, come quelli di Grillo, può fermare il cambiamento». Renzi non è pentito per avere concesso la diretta streaming all’avversario: «Non potevo evitarlo. Non potevo scappare. In ogni caso, Beppe si è fatto male da solo». E ancora Matteo, ai suoi collaboratori: «Avete sentito che cosa ha detto? Si è detto da solo che è anti-democratico. Ed è l’unica verità che ha pronunciato, tra un urlo e l’altro». Irrefrenabili quelle grida. «Ragiona, Beppe.....», ha provato a dire Matteo nella diretta. In cui su nove minuti, il premier incaricato è riuscito a parlare soltanto per 140 secondi.
Bersani Comunque lo streaming Renzi lo sconsigliò a Bersani, quando le consultazioni le faceva l’ex segretario del Pd. E dopo lo scontro in diretta con i grillini Matteo disse: «Pierluigi, sei stato umiliato». Renzi non esce umiliato dal match. E lo usa, appena lo spettacolo è terminato, per dire agli elettori 5 Stelle che si devono ribellare. Alcuni parlamentari stelluti già lo stanno facendo. Quando Beppe spiega a tutti, presente il compostissimo Di Maio, quanto è bravo di Maio ma quanto è «leader» l’estroso Di Battista, alcuni in sala scoppiano a ridere. Grillo va avanti nella sua arringa. E come mai il suo volto è spesso rivolto sul muro alla sua sinistra? Forse perchè su quella parete sta appeso un quadro che raffigura Napoleone. E magari la prossima volta Beppe annuncerà: «Sono il Bonaparte!».
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