Renzi a Brescia, contestazioni e scontri: feriti un carabiniere e un poliziotto. Il premier: c'è un disegno per spaccare l'Italia

Renzi a Brescia, contestazioni e scontri: feriti un carabiniere e un poliziotto. Il premier: c'è un disegno per spaccare l'Italia
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Lunedì 3 Novembre 2014, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 07:54

Il premier è andato stamattina all'assemblea degli industriali di Brescia nello stabilimento della Palazzoli. Renzi è entrato in auto e a distanza si sentivano fischi e contestazioni dei lavoratori che protestano contro il Jobs Act.

La manifestazione Fiom. «Renzi non hai mai lavorato, giù le mani dal sindacato» si leggeva su uno degli striscioni esposti dalla Fiom durante la manifestazione contro il premier.

Un poliziotto e un carabiniere feriti negli scontri. Nel corso della manifestazione si sono registrati tafferugli con i centri sociali: sono rimasti feriti un agente di polizia e un carabiniere al quale i manifestanti avrebbero tentato di strappare lo scudo difensivo. I due sono stati medicati. Circa 200 i manifestanti che hanno utilizzato fumogeni, petardi e lanciato sassi e bottiglie. I centri sociali hanno poi tentato di aggregarsi al corteo della Fiom che ha però rifiutato.

Fiom: Renzi non ci ha ricevuti, vergogna. Il segretario della Fiom Brescia, Francesco Bertoli, ha riferito di non essere stato ricevuto con una delegazione di lavoratori da Renzi alle Officine Meccaniche Rezzatesi. «Ci ha fatto aspettare mezz'ora e anche di più - ha detto - e non siamo stati ricevuti: è una vergogna». A chi gli chiedeva se avesse avuto rassicurazioni sull'incontro in precedenza, Bertoli ha replicato: «Sì, ma l'abbiamo visto salire in macchina».

Renzi: «Chi mi contesta vuole sostituirmi? Ci provi». «Vogliono contestare il governo? E' un loro diritto - ha detto il premier - Vogliono cambiare il presidente del Consiglio? Ci provino, non mi posso occupare di questo. Ma se vogliono contestare lo facciano senza portare lo scontro politico sul tema del lavoro».

Renzi: non cerco facili consensi. «Sono qui a Brescia non per lisciarvi il pelo e nemmeno per fare qualche passerella - ha detto Renzi agli imprenditori - e non cerco un consenso facile, ma voglio raccontarvi che oggi c'è una finestra di opportunità che non cogliere sarebbe gravissimo».

«Si è aperta un'opportunità pazzesca, non coglierla sarebbe un errore gravissimo - ha detto il premier - Se facciamo ciò che siamo in grado, l'Italia dei prossimi anni sarà locomotiva in Europa. Ma bisogna aver coraggio di dire che è finito il tempo dei si farà: ora o mai più. Ecco il senso dell'urgenza che muove me e il mio governo. Oggi che il mondo fuori di qui rallenta e l'economia mondiale va un pò meno forte di prima, abbiamo due notizie: la prima, negativa, è che l'Italia è quella messa in condizioni più difficili; la seconda, positiva, è che l'Italia è paradossalmente la realtà più interessante con più opportunità», sottolinea Matteo Renzi nel suo intervento a Brescia. «Il sistema Italia - aggiunge - ha tutte le condizioni per uscire dalla crisi

«Legge elettorale, si deve sapere chi vince, come con i sindaci». «Nella riforma costituzionale e nella legge elettorale non ci sono idee geniali ma di semplicità, si deve sapere chi vince le elezioni, sul modello del sistema elettorale del sindaco.

Sapere chi vince non deve essere più un terno al lotto. Anch'io non sono stato eletto dai cittadini, ma sono qui nel rispetto della Costituzione».

«Unica tassa locale, sindaci responsabili». «La prospettiva del governo è di stabilizzare un'unica tassa locale che sia affidata al sindaco e che non veda più lo Stato mettere bocca - ha detto Renzi - Ci sarà libertà totale dei sindaci in materia, con relative responsabilità».

«Non sono un uomo solo al comando, l'Italia vuole cambiare». «Il clima fuori è cambiato - ha detto il premier - Tre mesi fa eravamo una banda di ragazzini, ora che stiamo facendo le riforme siamo diventati la quintessenza dei poteri forti, la linga manus di chissà quali disegni, gli uomini soli al comando. Ma non c'è un uomo solo al comando, c'è un popolo che chiede di cambiare per sempre».

«Meritocrazia contro chi ruba lo stipendio». «Il numero degli impiegati pubblici non è più alto degli altri Paese europei - ha detto eRnzi - Il problema della pubblica amministrazione non è solo l'organizzazione interna, ma anche l'incapacità di offrire un sistema di meritocrazia interno che mette sullo stesso piano quello bravo e quello che ruba lo stipendio».

«Sfruttano il dolore dei lavoratori per attaccarci».

«Se vogliono contestare il governo lo facciano» senza fare del mondo del lavoro «un campo di gioco di uno scontro politico - ha detto Renzi - Si affrontino le questioni del Jobs act. Se si vuole attaccare il governo ci sono altre strade, senza sfruttare il dolore dei disoccupati. Se si vuole attaccare il governo non è il caso di sfruttare il dolore dei cassintegrati e dei disoccupati, perché il mio cuore è con loro: l'unico modo di vincere la disoccupazione è quello di creare posti di lavoro, di far dimagrire i politici e la politica».

«Nuovi posti di lavoro sono un'aspirina? Meglio di un calcio». «Negli ultime 6 mesi «sono stati creati 153 mila posti di lavoro: in termini tecnico giuridici la si può chiamare una aspirina, se prima se ne sono persi più di un milione, ma sempre meglio una aspirina che un calcio negli stinchi».

«C'è un disegno politico per spaccare l'Italia in due». «Dobbiamo evitare un rischio pazzesco - ha detto il premier - C'è un disegno per dividere il mondo del lavoro. Ma non esiste una doppia Italia, dei lavoratori e dei padroni: c'è un'Italia unica e indivisibile e questa Italia non consentirà a nessuno di scendere nello scontro verbale e non solo, legato al mondo del lavoro».

«Expo, rimesso in moto un treno che sembrava deragliato». «Sono grato a Raffaele Cantone e a tutta la struttura dell'Expo per aver rimesso in moto un treno che sembrava deragliato - ha detto Renzi - L'anno prossimo, quando ci rivedremo per la vostra assemblea, potrete constatare i risultati della manifestazione».

«Ast, è possibile una soluzione». «Credo che a Terni si possa arrivare a una soluzione recuperando la capacità di dialogo - ha detto il premier - Per mia esperienza quando il sindacato fa il sindacato e si occupa dei lavoratori credo sia una funzione fondamentale e faccio di tutto perchè sia difesa».

«Il mio post-it è ridare fiducia e passione». «A me sembra di essere un post-it, come un foglietto giallo devo ricordare chi siamo e soprattutto che Paese possiamo diventare - ha detto Renzi - Io posso perdere le prossime elezioni, ma non perdere la faccia per avere rinunciato al processo di riforme che abbiamo messo in piedi. Il mio post-it è soprattutto ridare fiducia e passione».

«Dopo gli stress test le priorità devono essere le regole da dare alle banche e come aiutare le banche per dare credito a realtà che sono così piccole e basterebbe pochissimo a salvarle».

Il premier al Tg5: se serve, fiducia sul Jobs act. «Le dinamiche parlamentari - aveva detto Renzi nella prima mattinata in un'intervista telefonica al Tg5 - le vedremo alla Camera nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Se ci sarà bisogno metteremo la fiducia sul Jobs act. L'importante è che la fiducia non la perdano gli uomini e le donne che vogliono creare lavoro in Italia».

Renzi: basta discussioni, la scissione nel Pd non ci sarà. «E' l'ora di finirla con le solite discussioni del passato - ha detto il premier - Credo che la scissione nel Pd non ci sarà. Chi la minaccia o la ipotizza non si rende conto di quanto non sarebbe capita e sarebbe respinta dagli iscritti, dai volontari delle feste dell'Unità, dagli amministratori, perciò penso che non ci sarà».

«C'è in ballo il destino dell'Italia, la minoranza darà una mano». «Sono convinto che anche chi non mi ha votato al congresso del Pd sia disponibile a darmi una mano, perché sono in ballo i destini dell'Italia e non quelli personali» ha detto il premier respingendo l'ipotesi della scissione del Pd.

«Rispetto il sindacato, ma mi preoccupo del Paese». «Il sindacato fa il suo lavoro: in bocca al lupo - dice Renzi - Ma noi andiamo avanti perché il nostro obiettivo non è fare una battaglia politica ma far ripartire l'Italia e su questo non molliamo di un millimetro. Ho grande rispetto per il sindacato, per tutte le sigle. Ma la mia preoccupazione è di non far fermare il Paese dopo che negli ultimi sei anni si è perso un milione di posti di lavoro. In sei mesi abbiamo invertito la rotta».

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