Renzi, bracio di ferro sui nomi: la partita a scacchi con Alfano rischia di allungarsi

Angelino Alfano
di Marco Conti
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Lunedì 17 Febbraio 2014, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 20:36
Non siamo mica prestigiatori! E un governo non si fa al fast-food. Matteo Renzi ha iniziato la salita per la formazione del governo col passo del maratoneta. Ancora una settimana di passione nella quale sperimentare i ”no grazie” di amici di vecchia data e gli appetiti di partiti che mentre evocano «il programma-prima-di-tutto», bussano a poltrone.



SALUTI

I tempi si allungano e la partita a scacchi è destinata a complicarsi subito dopo il giro di consultazioni con i partiti che il segretario del Pd, rientrato ieri sera a Roma, dovrebbe iniziare domani dopo un rapido rientro a Firenze per salutare palazzo Vecchio e tenere l’ultima giunta comunale che ”incoronerà” vicesindaco il renzianissimo Dario Nardella.



Renzi freme anche se i suoi lo invitano alla cautela e il ministro Graziano Delrio continua a distribuire consigli e a tener contatti con coloro che il segretario vorrebbe avere in squadra. Spezzare le liturgie è difficile, ma Renzi ci prova. Al punto da aver fatto saltare l’incontro con Angelino Alfano previsto per ieri e che avrebbe dato al Nuovo Centrodestra una sorta di golden share nella formazione dell’esecutivo.



Una telefonata tra i due ha ammorbidito il clima, ma il problema delle richieste del Ncd resta perché Alfano tiene duro sui tre dicasteri (Viminale, Salute e Infrastrutture) la cui assegnazione rischia però di creare problemi di equilibrio con le altre forze politiche - Pd in testa - e di contribuire a non dare un segnale di discontinuità rispetto al precedente governo-Letta.



ELEZIONI

D’altra parte gli alfaniani sanno di essere determinanti nella composizione della maggioranza, ma Renzi è convinto di avere dalla sua la possibilità di minacciare il voto anticipato qualora dovesse fallire. Il braccio di ferro è in corso e rischia di condizionare le scelte del segretario del Pd in rapporto agli altri partiti della nascente coalizione e di compromettere anche l’intesa sulle riforme che Renzi ha stretto con il Cavaliere solo qualche settimana fa. Infatti, altro punto di frizione con il Ncd, è la legge elettorale che il partito di Alfano, Lupi, Quagliariello e Lorenzin vorrebbero venisse votata solo dopo la riforma costituzionale. Un timing che è esattamente opposto a quello atteso dal Cavaliere che conta di poter incassare il varo dell’Italicum entro l’autunno.



Senza contare che Renzi deve vedersela anche con i crescenti mugugni interni al partito di cui è segretario. «Se dà Salute, Infrastrutture e Interni al Ncd mentre alla Farnesina e all’Economia vanno dei tecnici, dov’è la novità e dov’è il Pd?», si chiede un autorevole esponente del Nazareno che attende, come altri, il segretario in Direzione per la riunione sul programma.



La caccia al nome che segna una vera novità è ancora in corso, ma gli uomini vicini a Renzi non si scompongono per i ”no” di Guerra (ad di Luxottica) e di Romano Prodi. «Abbiamo più alternative, ma dobbiamo confrontarle ancora con il Colle», sostengono fiduciosi. Le ”novità” servono a Renzi non solo per dare da subito il segno di voler imporre una «rivoluzione radicale», ma anche per smorzare gli appetiti dei partiti alleati.



STATURA

Oggi il segretario del Pd riceverà dal Capo dello Stato, insieme all’incarico, un appunto con i problemi rappresentati dai leader di partito nel corso delle consultazioni che si sono svolte al Quirinale e anche una sorta di ”desiderata”. Ovvero la richiesta di tenere nel giusto conto il profilo internazionale che il governo dovrà avere anche in vista del semestre italiano di presidenza dell’Europa che inizia il prossimo giugno.



Sui ministeri degli Esteri e dell’Economia i riflettori del Quirinale sono accesi da tempo e il segretario del Pd sa che il parere di Bruxelles e Francoforte ha il suo peso. Il segretario è però convinto che sia giunta l’ora di un politico in via XX Settembre in grado di convincere l’Europa che la stagione del rigore debba volgere al termine. La caccia al politico autorevole si sarebbe fermata sui nomi dell’economista Barca e del sindaco di Torino Piero Fassino, ma il nodo dell’Economia si intreccia a quello dello Sviluppo Economico, dicastero sul quale Renzi non intende dispiacere alla Confindustria di Squinzi.



PROGRAMMA

Dopo l’incontro di stamane al Quirinale, Renzi renderà noto il calendario degli incontri con i leader di partito che dovrebbe fare a Montecitorio, a partire da martedì, nella stessa sala che poco più di un anno fa ospitò i tentativi di Bersani. Due giorni di incontri, compresa una riunione al Nazareno della Direzione, e poi il passaggio giovedì al Quirinale per il giuramento e il giorno successivo alle Camere per il voto di fiducia. Entro sabato il governo dovrebbe venire quindi alla luce. Un calendario che potrebbe però slittare ancora visto che sul programma, e sui tempi della sua attuazione, non è ancora cominciato il confronto. Sul taglio al costo del lavoro, coperture permettendo, sono tutti d’accordo, ma il sindaco di Firenze non sembra voler rinunciare ad alcuni temi eticamente sensibili come lo ius soli e unione civili sui quali i centristi di Alfano sono da sempre contrari.