Renzi: «Per la politica è il momento del "carpe diem": avanti con il cambiamento»

Renzi: «Per la politica è il momento del "carpe diem": avanti con il cambiamento»
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Mercoledì 21 Gennaio 2015, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 21:55

Coraggio, futuro, primato della politica. Matteo Renzi porta al World Economic Forum di Davos il suo credo in una giornata che vede l'impianto di una delle riforme chiave del 'rottamotorè, l'Italicum, sotto il tiro incrociato delle fronde.

Ed è guardando anche a chi, secondo il premier, si ostina a frenare il treno delle riforme in patria che Renzi parla all'esigentissima platea internazionale di Davos. E a loro lancia un messaggio oraziano e attualissimo: «Ricordate i latini? Dicevano carpe diem, cogli l'attimo. Il futuro dell'Italia è oggi». Un invito rivolto al suo Paese ma anche al gotha dell'economia mondiale: per voi è il momento di investire.

È il business il filo rosso che unisce la trasferta di Renzi a Davos, sin dalla cena alla quale ieri, sul tardi, il premier partecipa con i big dell'imprenditoria nostrana.

Business che lega anche i bilaterali tenuti sin dal primo mattino, quasi tutti dedicati ai 'grandì dell'economia mondiale: dal Ceo di Bank of America Brian Moynihan, al Ceo di Royal Dutch Shell, Ben Van Beurden, fino al presidente di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. E a loro Renzi ribadisce i concetti spiegati nel suo intervento pubblico al Wef, il primo di quelli dei Capi di Stato o di governo al Forum. Nella Congress Hall Renzi interviene nella sessione «Trasformational Leadership», viene introdotto dal 'padrè del Wef, Klaus Schwab e, parlando in inglese, mostra da subito il piglio del giovane leader del cambiamento. «L'Italia non può essere un museo, la cultura è importante, ma vorrei dire ai miei figli che l'Italia è un laboratorio d'innovazione», spiega il premier che non evita una digressione sulla politica interna nell'ambito della quale, se da un lato assicura ai suoi interlocutori che il suo governo durerà tre anni, dall'altro sottolinea come con l'Italicum il Paese avrà una leadership quinquennale e più stabilità politica. Anche perchè, è il suo refrain, il Paese nelle ultime decadi si è imposto all'estero per i frequenti cambi di governo e per le sue «divisioni» quando oggi, occorrono «una visione» e una leadership che «trasformi i rischi in opportunità». Ma Renzi non parla solo di Italia.

Striglia l'Europa («se è solo burocrazia è la fine») e ammette che gli obiettivi del semestre di presidenza europea su crescita e investimenti sono raggiunti solo a metà. E non risparmia un implicito endorsment al Quantitative easing atteso per domani alla Bce: «dia il messaggio che l'Europa deve andare verso un nuovo cammino di crescita». E in un'intervista al Wall Street Journal dice che «la sola via per l'Europa è cambiare direzione e investire nella crescita». Poi ammette di sognare la parità tra euro e dollaro come spinta all'export italiano e ribadisce che, all'indomani degli attacchi di Parigi, chiudere i confini non è una soluzione al terrore. Da tempo l'Italia non si imponeva come uno dei Paesi protagonisti di Davos e il Forum accoglie il premier e la sua delegazione - presente, tra gli altri, anche il consigliere economico Andrea Guerra - con curiosità. Gordon Brown gli stringe la mano confessandogli che attorno a lui ruotano grandi attese, il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, prenota un pranzo a Roma nel prossimo futuro mentre tra i bilaterali figurano quello con Lakshmi Mittal, ad del colosso Arcelor Mittal che proprio in queste ore viene accostato all'Ilva di Taranto e quello con la Coo di Facebook Sheryl Sandberg, da anni impegnata per la valorizzazione delle donne sul lavoro e autrice del celebre volume 'Lean in'.

Un incontro, quello con Sandberg, che a distanza di mesi 'chiude il cerchio' della missione di Renzi nella Silicon Valley e che vede il direttore operativo di Facebook congratularsi con il premier italiano per il grande impegno nella parità di genere. Ne pomeriggio Renzi va via, diretto prima nell'inferno politico post-Italicum e poi a Firenze, per un bilaterale con Angela Merkel. Ma dalla Svizzera il premier torna con una convinzione: «abbiamo portato l'orgoglio, dicendo che, nonostante l'alto debito pubblico, l'Italia è un Paese solido e forte».