Regioni, entro due mesi l'accorpamento al via

Regioni, entro due mesi l'accorpamento al via
di Diodato Pirone
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Lunedì 19 Gennaio 2015, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 00:03
Due mesi. E poi si potrà entrare nel vivo di una delle riforme più importanti e complesse all'ordine del giorno: quella delle Regioni. Entro sessanta giorni, infatti, il governo riceverà la relazione della Commissione tecnica appena costituita per definire il perimetro della riforma. Scontato dire: riduciamo le Regioni. Già, ma come? Accorpiamo le più piccole a quelle più grandi? Oppure creiamo le Macroregioni che un tempo piacevano alla Lega? Ancora: che ne facciamo delle cinque (che poi sono sei considerando separatamente Trentino e Sud Tirolo) Regioni a statuto speciale? Infine: vogliamo riportare le Regioni a puri organi di programmazione del territorio togliendo loro la gestione della Sanità oppure vogliamo allargarne le competenze anche al comparto del Lavoro? Come si vede la materia è molto complicata.



LA GRIGLIA

A formulare la prima griglia di risposte su base scientifica - ma sarà poi la politica a decidere, sia chiaro - saranno 13 fra geografi, economisti e giuristi della Commissione presieduta dalla geografa Lidia Viganoni che lavoreranno, peraltro gratuitamente, sulla base della missione loro affidata dal ministro degli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta. Della Commissione fanno parte i prof Francesco Pizzetti, Giandomenico Falcon, Paolo Feltrin, Guido Melis, Alessandro Petretto, Luciano Vandelli, Beniamino Caravita di Toritto, Stelio Mangiameli, Anna Maria Poggi, Andrea Patroni Griffi, Raffaele Bifulco e Marco Olivetti.



Il lavoro della Commissione si innesta su un dibattito già aperto proprio dai governatori delle Regioni che - dopo il taglio di 4 miliardi appena subito con la legge di Stabilità - si sono resi conto di guidare strutture che non riescono a stare in piedi.



Così il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha rilanciato la sua idea di una riforma radicale con Regioni che andrebbero riportate alla ”semplice” pianificazione del territorio senza compiti di gestione. Una rivoluzione.Tesi meno radicali ma non meno ”pesanti” sono sostenute dal presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, e soprattutto da quello del Piemonte, Sergio Chiamparino, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni. Sia Chiamparino che Zingaretti sembrano concordare sull'analisi poiché sostengono che le Regioni così come sono non funzionano più e rischiano di vivere non per produrre servizi ma solo per spalare la montagna di debiti che sta per seppellirle.



FRANCIA E GERMANIA

Secondo i presidenti di Lazio e Piemonte le Regioni potrebbero decidere autonomamente di accorpare alcune funzioni per risparmiare e contemporaneamente aumentare l'efficienza dei loro servizi.



Tesi che stanno trovando una sponda soprattutto nel Pd. Alcuni parlamentari romani del Pd, come Roberto Morassut e Raffaele Ranucci, hanno presentato un disegno di legge che, trasformando Roma in una sorta di Città-Stato governata da una sola amministrazione, ridisegna l'intero sistema delle Regioni portandole da 20 a 12. Per alcuni parlamentari di Forza Italia potrebbero scendere a 5.



Tra l'altro un forte processo di semplificazione del governo del territorio è in corso anche in Francia e Germania. A Parigi il presidente Hollande ha ridotto le Regions da 22 a 14 e ha semplificato le funzioni dei 100 Dipartimenti (le Province francesi). Anche la Germania Federale, che ha 16 potentissimi Laender, si muove sulla stessa lunghezza d'onda: i Laender più piccoli, come quello della Saar, stanno chiedendo di unirsi ai loro vicini. La ragione? Troppi debiti.