Regione Lazio, per tre consiglieri baby-vitalizio a 50 anni

Regione Lazio, per tre consiglieri baby-vitalizio a 50 anni
di Diodato Pirone
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Giovedì 18 Settembre 2014, 05:54 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 14:10

Ecco gli ultimi italiani che andranno in pensione a 50 anni. Sono tre. Tutti e tre ex consiglieri della Regione Lazio e tutti e tre freschi di compleanno essendo della classe 1964.

I tre sono (in ordine di nascita): Nicola Illuzzi (30 agosto 1964), consigliere dal 2010 al 2013 e da allora tornato a fare il suo mestiere di brillante dentista; Roberto Buonasorte (21 agosto), anch'egli eletto per tre anni, che continua, pur non essendo più consigliere, la sua consolidata militanza nel centro-destra e Marco Di Stefano (Pd) che ha compiuto i 50 lo scorso 12 maggio ma che, pur avendone diritto, non può ricevere al momento la pensione, pardon, il vitalizio, perché deputato.

Ai tre - per i quali gli appositi uffici regionali sarebbero già al lavoro per conteggiare il dovuto - si aggiungono nel club dei neocinquantenni superfortunati l'ex assessore Giulio Gargano che (per ora) ha perso il vitalizio per una condanna giudiziaria e Gianfranco Gatti, un ex sindaco del reatino che già riscuote la sua brava ”pensioncina” (39.626 euro annui nel 2014 che saliranno a 42.268 nel 2015) dal primo di giugno.

CLASSE 1964

Classe non di ferro ma dorata, dunque, quella del 1964.

Poiché l'aver superato il traguardo dei 50 anni - come vedremo, a poche settimane dall'abolizione di questa regoletta - consente ai tre ex consiglieri di salire non sull'Olimpo del semplice ”vitalizio d'oro” ma addirittura su quellodel ”baby-vitalizio di platino”. Privilegiati fra i privilegiati. Un unicum persino nel favoloso mondo della politica locale dove la Regione Lazio ha conquistato posizioni di tutto rispetto.

La Regione Lazio infatti non è solo quella del dell'addizionale Irpef più cara d'Italia e degli otto anni di commissariamento della Sanità, ma è anche l'unica fra le 20 Regioni italiane che consente ancora ai suoi ex consiglieri (e agli ex assessori non eletti) di godere del vitalizio da 50 anni, con appena 5 anni di versamenti e un calcolo iper-vantaggioso nel quale è conteggiato (pure questo caso unico) non solo lo stipendio ma anche la diaria, ovvero il rimborso spese per l'alloggio e il ristorante. E finisce qui? Macché. Perché il vitalizio ”made in Lazio” mantiene per legge anche la scala mobile al 100% ed è dunque immune ai tagli imposti alle pensioni più alte dai governi Monti e Letta.

Si tratta ancora dell'esercizio di un privilegio? O, al sesto anno della Grande Crisi, siamo di fronte a qualcosa di molto più grave, ad una elargizione indecorosa?

Forse vale la pena ricordare le regole stabilite dalla riforma previdenziale del 2012 per gli italiani che lavorano normalmente: la pensione di vecchiaia scatta a 66 anni e tre mesi (ad oggi 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici private); quella anticipata dopo 42 anni e sei mesi di versamenti. Il calcolo, poi, è contributivo. Per tutti.

Ma c'è anche un altro elemento che rende questa storia ancora più significativa. I vitalizi della Regione Lazio non sono solo uno sfregio etico ma sono diventati insostenibili sul piano economico. Il parlamentino regionale, infatti, che si è asciugato da 70 a 50 membri, ha visto dimagrire il suo bilancio dai 103 milioni del 2012 ai 59 del 2014. Fino al 2012 ai vitalizi andavano circa 16 milioni rappresentando il 15% del totale delle spese del Consiglio.

Ma quest'anno arriveranno a 20 milioni assorbendo oltre il 33% di tutte le disponibilità. In pratica gli attuali consiglieri - per i quali il vitalizio è stato abolito fin dall'inizio della legislatura - non possono comprare un computer o investire nell'analisi di una legge per pagare le super-pensioni dei loro ex colleghi. Un non senso.

LE CONTROMOSSE

Per questo il Consiglio Regionale ha deciso - con un accordo fra tutti i partiti - di varare entro ottobre una legge che porti l'accesso al vitalizio a 65 anni anche per gli ex consiglieri e ne riduca gli importi o con un contributo di solidarietà (come ha deciso di fare la Lombardia) oppure eliminando dal calcolo la diaria oppure ancora sforbiciando duramente i cumuli fra i vari vitalizi (come ha fatto il Trentino).

Vedremo. La legge laziale anti-babyvitalizio dovrebbe essere finalmente approvata entro la fine dell'anno. Inutile per spuntare le unghie agli assurdi “diritti acquisiti” di cui sono titolari Illuzzi, Buonasorte e (nel caso il Parlamento dovesse essere sciolto) Di Stefano. Ma almeno in grado di fermare l'assalto dei quattro ex-consiglieri che compiono 50 anni nel 2015 (nonché degli altri 35 che ne avrebbero diritto negli anni successivi). In fondo basterebbe far ricorso ad un criterio di correttezza, semplice oltre che costituzionale: la legge è uguale per tutti.