Renzi: «Le Regionali non sono un test sul governo»

Renzi: «Le Regionali non sono un test sul governo»
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Sabato 30 Maggio 2015, 16:09 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 06:10

Il rebus astensione e il caso impresentabili, le tensioni nel Pd e la polemica sul silenzio elettorale, con Matteo Renzi accusato dalle opposizioni di averlo violato con il suo intervento al Festival dell'Economia: è una vigilia al veleno per il voto che domenica si terrà in 7 Regioni italiane.

Sette Regioni che, da lunedì, saranno un indicatore importante sia dello stato di salute del Pd sia degli stravolgimenti in atto in un centrodestra dove forte è l'ascesa della Lega. Un voto che, per il presidente del Consiglio, non comporterà tuttavia alcuna conseguenza sul governo. «Non è un test su di me», assicura Renzi. Eppure è proprio il Pd l'indiscusso protagonista delle ultime ore pre-voto: la 'black list' diramata ieri dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, che include il candidato Dem in Campania Vincenzo De Luca, ha scatenato l'ira del premier e dei renziani (mentre oggi anche l'ex capogruppo Roberto Speranza difende il sindaco di Salerno), preoccupati da una sua ricaduta sul voto (a partire dalla portata dell'astensionismo) in Campania ma anche in Liguria.

Sono queste due, infatti, le 'osservate specialì delle Regionali: la prima con un candidato Pd, De Luca, sul quale pesa, oltre alla lista di Bindi, la spada di Damocle della legge Severino; la seconda teatro della prima, vera scissione a sinistra di una parte del Pd.

In entrambe, la vittoria dei Dem è in bilico. In entrambe, oltre al centrodestra (Stefano Caldoro in Campania, Giovanni Toti in Liguria), i democratici devono guardarsi dalla variabile M5S. Renzi, da Trento, si dice «ottimista come sempre» ma, nel frattempo, il 'casò impresentabili impazza anche fuori dalla politica. Roberto Saviano (tra i primi a puntare il dito contro alcuni candidati a sostegno di De Luca), in un editoriale su La Repubblica definisce quello dell'Antimafia «un rimedio grottesco a scelte sbagliate» mentre il presidente della Cei, card.

Angelo Bagnasco definisce quella degli impresentabili «una questione seria che deve essere risolta sempre meglio sul piano giuridico, legale, politico, legislativo». Mentre il segretario della Cgil, Susanna Camusso, affonda: sugli impresentabili «il tema è avere un comportamento rigoroso, che è quello che si decidono delle regole e poi si applicano». E oggi una nuova polemica irrompe sul voto: quella sull'intervento di Renzi a Trento, con il quale, per le opposizioni, il premier ha «truffato» il silenzio elettorale. E FI e M5S salgano sulle barricate, con gli azzurri che chiedono l'intervento della procura di Trento e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Azzurri che, da lunedì, potrebbero vedersi di fatto superati dalla Lega di Matteo Salvini: e il leader del Carroccio, incurante del silenzio elettorale, con un 'bombardamentò di tweet chiama gli elettori alle urne: chi non ci va «è complice dell'invasione di migranti in corso». E se la Lega punta alla vittoria di Luca Zaia in Veneto e il Pd sulla sua conferma alla guida di Toscana, Marche e Umbria e sul trionfo di Michele Emiliano in un Puglia teatro delle lacerazioni di FI, è in Campania e Liguria che i partiti si giocano il tutto per tutto: l'estate della politica, dentro e fuori il Parlamento, dipenderà anche dagli esiti in queste due Regioni.

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