Troppo trash in tv, la Rai corre ai ripari
Gubitosi d'accordo con la Tarantola

Troppo trash in tv, la Rai corre ai ripari Gubitosi d'accordo con la Tarantola
di Alberto Guarnieri
3 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Ottobre 2013, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 10:02
ROMA Programmi trash in tv, la misura davvero colma. Mediaset chiude in fretta e furia per turpiloquio Radio belva; a sua volta la Rai si trova a fare i conti, al di là delle buonissime intenzioni che la presidente Anna Maria Tarantola ha anticipato al Messaggero, con un contratto di servizio stringente. Il documento che consente alla tv pubblica di incassare il canone è in via di rinnovo. Già gli uomini del governo e quelli di viale Mazzini deputati a stilarlo hanno concluso il lavoro. I 24 articoli della bozza ancora secretata passano ora all’esame della commissione di Vigilanza, che comunque ha poteri di modifica abbastanza circoscritti. Ebbene, proprio nel cuore del documento, che abbiamo visionato in anteprima, c’è un capitolo dedicato alla qualità dell’informazione e dell’offerta televisiva. Certo, non sono concetti di facile definizione, ma vengono fissati, in una sorta di decalogo, dei paletti abbastanza precisi, come (al comma 1) il fatto che la Rai debba assicurare «la tutela delle pari opportunità», garantire «un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte di giornalisti e operatori, nel rispetto della dignità della persona». I CONCORENTI E Mediaset, protagonista dell’ultimo «scandalo» teletrasmesso? A prendere la parola da Cologno, sede del Biscione, è non a caso, in ideale contrapposizione alla presidente Tarantola, una donna: Gina Nieri, membro molto influente del cda, una manager battagliera forse la più vicina al presidente Fedele Confalonieri, che ha guidato la difficile transizione al digitale terrestre. «Non voglio fare distinzioni di genere – esordisce Nieri – perché respingo con decisione le accuse di mercificazione della donna che a volte ci vengono rivolte. Mediaset è una tv commerciale, fatta da uomini e donne, con giornaliste e giornalisti, conduttrici e conduttori, ma anche impiegati di ambo i sessi, ben consapevoli di esercitare un servizio di interesse generale anche senza essere servizio pubblico». Nieri è convinta di avere «in dieci anni, moltiplicando il numero dei canali e alla vigilia di una nuova offerta on demand, lavorato costantemente in nome della qualità della programmazione». E assicura che, al di là dei contratti di servizio, «in Mediaset esiste un codice di comportamento, tanto che siamo stati i primi a segnalare con i semafori in video i programmi non adatti a un pubblico non adulto. Noncuranti del fatto che questo potesse limitare gli ascolti. Una linea di difesa decisa, che ritiene programmi come Radio belva «incidenti cui prontamente si pone rimedio». Palla di nuovo alla Rai, dove il direttore generale Luigi Gubitosi, parlando all’inaugurazione del festival Eurovisioni, si è affiancato alla presidente Tarantola assicurando che tutela del pluralismo e qualità dell’offerta sono le sue linee guida. E tornando ancora al documento in via di definizione, che resterà in vigore fino a tutto il 2015, Rai è tenuta (articolo 6) a dedicare almeno il 70% della programmazione a notiziari, informazione, trasmissioni sulle nuove tecnologie digitali, cultura, società, musica, servizio e pubblica utilità. E per uno di questi macrogeneri sono specificate nel dettaglio le modalità di attuazione. Un bell’impegno. Che certo avrà non poca influenza sulla programmazione attuale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA