Province, fiducia dal Senato, ora la Camera. Renzi: serve segnale netto

Province, fiducia dal Senato, ora la Camera. Renzi: serve segnale netto
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Mercoledì 26 Marzo 2014, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 09:28

La fine delle Province passa al Senato. Il governo ha incassato la fiducia sul maxiemendamento al Ddl Delrio che recepisce le modifiche apportate al testo dalla commissione Affari Costituzionali e le osservazioni della commissione Bilancio. Il ddl, che ora torna alla Camera, passa con 160 sì, 133 no, nessun astenuto.

Il tutto dopo che per due volte il governo era andato sotto in commissione e aveva evitato il ko per soli quattro voti in Aula.

Maggioranza ed esecutivo ne erano usciti fuori, alla fine, grazie a un accordo bipartisan per la calendarizzazione d'urgenza di un ddl costituzionale che abolisce "tout court" le Province.

E il via libera si gioca ancora sul filo dei numeri.

Renzi: giornata importante. «Oggi giornata importante per le Province e riunione chiave stasera su Senato e Regioni. Stamani nelle scuole, destinazione Calabria, Scalea» aveva scritto il presidente del Consiglio Matteo Renzi su Twitter. «Siamo consapevoli che alcune province lavorano bene, ma dare un segnale chiaro forte e netto, con tremila posti per i politici in meno, è la premessa per dare speranza e fiducia ai cittadini e non è un caso che la riduzione di costi e posti della politica è la premessa per restituire 80 euro ai cittadini», ha detto il premier durante la sua visita in Calabria.

Governo alla prova. In vista dell'avvio delle riforme istituzionali, il disegno di legge che porta la firma del più fidato sottosegretario di Matteo Renzi si è trasformato quindi in una prova della tenuta degli accordi di governo. Lo scarso margine con il quale la maggioranza ha evitato l'approvazione della pregiudiziale al testo, presentata da M5S e appoggiata da Sel, ha messo in allarme Palazzo Chigi. I voti contro il testo sono stati 111; quelli a favore soltanto 115. Sono pochissimi considerando che, quando Renzi ha chiesto la fiducia a Palazzo Madama, ha ottenuto 169 voti a favore. Tra l'altro, tra le file dell'opposizione ci sono stati ben 17 assenti di Forza Italia (il presidente del gruppo Paolo Romani ha inviato un sms di rimprovero ai suoi, dicendogli che a causa della loro assenza si è persa una occasione unica).

I voti contrari. In particolare, nell'esecutivo non è passato inosservato il voto contrario in Aula di tre esponenti di «Per l'Italia». PI è il gruppo parlamentare di Mario Mauro, l'ex ministro che con la sua assenza in commissione (lui stesso l'ha definita voluta e «politica») ha fatto sì che la maggioranza andasse sotto su un emendamento di Sel che restituisce alle province la competenza degli istituti scolastici. L'altro ko per l'esecutivo è arrivato su un emendamento del relatore Francesco Russo del Pd che intendeva porre un tetto alle indennità dei presidenti di Province. Gli attacchi di Mauro e di parte di Pi (ma anche in Ncd non mancano i malumori) mirerebbero a fare pressing sul governo per rivedere - spiegano fonti della maggioranza - le soglie di sbarramento della legge elettorale.

Il testo rivede funzioni e competenze degli enti provinciali in vista della loro futura soppressione. Il disegno di legge istituisce le città metropolitane sul territorio nazionale (sono escluse le Regioni a statuto speciale) e trasforma le Province in associazioni territoriali tra le amministrazioni comunali.

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