Il presidente israeliano Rivlin a Roma: prima la visita al Papa, poi al Tempio Maggiore

Il presidente israeliano Rivlin a Roma: prima la visita al Papa, poi al Tempio Maggiore
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Giovedì 3 Settembre 2015, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 14:45

«Riavviare i negoziati diretti» tra Israeliani e Palestinesi per «raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due popoli». È l' «urgenza» di pace sottolineata nell'incontro di oggi tra papa Francesco e il presidente israeliano Reuven Rivlin, giunto per la prima volta in Vaticano con la prospettiva di positivi rapporti con l'attuale Pontefice, con il quale il suo predecessore Shimon Peres condivideva profonda stima e amicizia.

Nei «cordiali colloqui» che Rivlin, 76 anni, esponente del Likud eletto alla presidenza dello Stato d'Israele nel giugno dell'anno scorso, ha avuto in Vaticano prima con papa Francesco e poi con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, «è stata affrontata - riferisce un comunicato della Sala stampa - la situazione politica e sociale del Medio Oriente, segnata da diversi conflitti, con particolare attenzione alla situazione dei cristiani e di altri gruppi minoritari». «Al riguardo - spiega la nota - è stata rilevata l'importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità dei leader religiosi nella promozione della riconciliazione e della pace». «Si sono evidenziate - viene quindi riferito - la necessità e l'urgenza di promuovere un clima di fiducia tra Israeliani e Palestinesi e di riavviare i negoziati diretti per raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli, come contributo fondamentale alla pace e alla stabilità della Regione».

Sono state affrontate «anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d'Israele e la Santa Sede e tra le Autorità statali e le comunità cattoliche locali, auspicando - conclude il comunicato - una pronta conclusione dell'Accordo bilaterale in corso di elaborazione e una soluzione adeguata di alcune questioni di comune interesse tra cui quella riguardante la situazione delle scuole cristiane nel Paese».

Il colloquio a tu per tu di Bergoglio con Rivlin nella Biblioteca, con un interprete per l'inglese, è durato mezz'ora. E la visita è stata l'occasione per il Vaticano di ribadire, per la pace tra Israeliani e Palestinesi, il proprio sostegno alla soluzione «due popoli, due Stati».

Simbolicamente, in questa direzione va anche il dono, nuovo di zecca, fatto per la prima volta dal Papa a Rivlin, un medaglione in bronzo, diverso da quello donato precedentemente ad altri capi di Stato e di governo: il medaglione, diviso a metà, riproduce una roccia spaccata in due parti in cui dalla fessura esce un ramo d'ulivo che le tiene unite. «C'è qualche divisione e la sfida è l'unione», ha sottolineato, facendovi cenno anche con il gesto delle mani e con una strizzata d'occhio, papa Bergoglio nel mostrare il regalo al capo di Stato. Intorno al medaglione c'è anche la scritta in italiano: «Ricerca ciò che unisce, supera ciò che divide». «È un consiglio», ha aggiunto il Pontefice. Il Papa ha dato a Rivlin una copia della Evangelii gaudium e una dell'enciclica Laudato sì, entrambe in inglese. «Questa è sull'ecologia», ha spiegato consegnandogli la Laudato sì, «questa è per i cristiani ma c'è un capitolo sul dialogo con gli ebrei», ha quindi detto dell'esortazione Evangelii gaudium.

Il presidente israeliano ha donato al Papa la riproduzione in basalto di una stele conservata al Museo di Gerusalemme, dove per la prima volta è citato il nome di David fuori dalla Bibbia: sotto l'oggetto, una targa con la trascrizione in latino del Salmo 122, verso 6 - «Chiedete pace per Gerusalemme, vivano sicuri quelli che ti amano» -, e la dedica a Papa Francesco, «con stima». Rivlin, nel mostrare il dono al Pontefice ha sottolineato la presenza della parola «pace», e ha aggiunto, in inglese: «Ho pensato che fosse giusto che Lei avesse questo dono per ricordare l'origine comune tra cristianesimo ed ebraismo».

Nella sua visita in Vaticano, Rivlin era accompagnato da una delegazione di 14 persone e dalla moglie, giunta sulla sedia a rotelle. Ai membri del seguito il Papa ha donato la medaglia del terzo anno di pontificato, sui 500 anni di Santa Teresa d'Avila. Nelle strette di mano finali al presidente e alla moglie, il Papa ha detto a entrambi: «Pray for me» («pregate per me»). Il tradizionale saluto israeliano che Rivlin ha rivolto a Francesco congedandosi da lui suona invece come un invito: «See you soon in Israel» («ci vediamo presto in Israele»). L'auspicio, insomma, di una nuova visita di Bergoglio in Terra Santa dopo quella del maggio 2014.

L'incontro con Mattarella. Nel pomeriggio, Rivlin è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale. Era presente all'incontro il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Benedetto Della Vedova.

La visita al Tempio Maggiore di Roma. Accolto dall'abbraccio della comunità ebraica romana, il presidente israeliano Reuven Rivlin si è quindi recato al Tempio Maggiore di Roma. A riceverlo, tra gli altri, la presidente della comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, ed il rabbino capo Riccardo Di Segni. Presente anche l'ambasciatore di Israele Naor Glion. Al suo ingresso nella sinagoga, Rivlin è stato accolto da lungo applauso dei presenti, mentre sul fondo della sala sventolava una bandiera di Israele.

Il presidente israeliano, accompagnato dalla moglie, ha risposto agli applausi ed al calore della comunità ebraica salutando e stringendo le mani di alcuni dei presenti. Al termine della cerimonia, Rivlin ha scambiato con la comunità gli auguri di Rosh Hashanà, la festa del Capodanno ebraico.

«L'accordo con l'Iran è un segnale d'allarme. Il fatto che finanzi il terrorismo in Libano, Siria, Iraq e Yemen significa che l'Iran è una minaccia non solo per Israele ma per tutto il mondo». Così ha esordito Rivlin, parlando nella sinagoga di Roma, a pochi giorni dal voto del Congresso Usa sull'accordo sul nucleare iraniano. «Un vero cambiamento non può accadere in un attimo la disponibiltà alla pace deve essere provata giorno per giorno, non con il rifiuto dell'esistenza di Israele e il sostegno al terrorismo».

Il presidente islareliano ha ribadito che «Lo Stato di Israele chiede con forza il ritorno ai negoziati diretti con la leadership politica palestinese. Ogni altro modo non porterà la pace e la tranquillità nella nostra regione. Il negoziato sia aperto, con ascolto reciproco e il rispetto della sicurezza reciproca. Questa è l'unica strada».

«Il nostro invito a venire a vivere in Israele non è una questione politica. E non mette in discussione il diritto degli ebrei di vivere da eguali in qualunque altro Paese», ha poi continuato Rivlin, «Siamo felici per ogni ebreo che decide di prendere parte attiva e far parte dello Stato ebraico - ha comunque sottolineato - uno Stato democratico ed egualitario che rispetta ebrei, cristiani, musulmani, circassi e drusi. Tutti vengono rispettati».

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