L'impegno del premier: «Farò meno decreti». E poi attacca Boldrini

L'impegno del premier: «Farò meno decreti». E poi attacca Boldrini
di Mario Stanganelli
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Venerdì 6 Marzo 2015, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 16:15
ROMA - «Sulla scuola ci siamo impegnati con Mattarella e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile». La dichiarazione - distensiva rispetto alle recenti polemiche - è di Matteo Renzi intervistato da ”L'Espresso“. Cosa che, però, non gli impedisce di attaccare la presidente della Camera che la settimana scorsa lo aveva criticato proprio per aver ventilato l'ipotesi di ricorrere a un decreto sulla riforma della Rai. Laura Boldrini - sostiene Renzi - «è uscita dal suo perimetro istituzionale con valutazioni di merito se fare o no un decreto che non spettano al presidente di un ramo del Parlamento». «Boldrini, e con lei Landini - rincara il presidente del Consiglio - si comportano già come leader della sinistra». Ma la numero uno di Montecitorio non è il solo leader a entrare nel mirino del premier, il quale - premesso il «rispetto» per Pier Luigi Bersani, con cui però «non ha mai trovato un canone di feeling personale» - afferma di «non comprendere» la battaglia dell'ex segretario del Pd «e i suoi continui rilanci su dettagli dell'Italicum. So che nel Pd - osserva - c'è una parte che dice di no a tutto per principio. Faccio le riunioni? Troppo poco. Non le faccio? Vuol dire che decido da solo».

NUOVO INCONTRO

Affermazioni, quelle di Renzi che - a un paio di giorni dal nuovo incontro che il segretario avrà lunedì con i parlamentari del suo partito - innescano altre tensioni con la minoranza dem. «Inusuale e grave» l'attacco alla Boldrini, accusa Pippo Civati, mentre Alfredo D'Attorre lamenta che Renzi «continui a rispondere con battute a questioni di sostanza come quelle delle liste bloccate e le preferenze». Infastidita anche la replica di Sel: il capogruppo Arturo Scotto puntualizza che «il perimetro istituzionale di Laura Boldrini sta nella difesa dell'autonomia del Parlamento». Mentre Nichi Vendola, rifacendosi all'accusa rivolta a Boldrini e Landini di «fare politica», osserva acidamente: «Pare che l'unico titolato a fare politica e antipolitica in Italia sia solo Renzi».



Nell'intervista, in cui - a proposito delle polemiche sull'uso dell'elicottero - afferma: «L'ho preso e continuerò a prenderlo tutte le volte che sarà necessario», il premier porge un ramoscello d'ulivo a Silvio Berlusconi, anche se si dice «molto scottato dal suo atteggiamento sull'elezione di Mattarella». «E' il capo del principale partito d'opposizione dato che Grillo si tiene fuori da tutto, si marginalizza da solo. Sulla riforma costituzionale siamo andati avanti. L'abbiamo scritta insieme. Ora - dice Renzi - se Forza Italia torna alla ragionevolezza, mi auguro che si possa riprendere il dialogo». D'altra parte, il segretario del Pd, attribuisce la responsabilità della rottura del patto non all'ex Cavaliere, ma a Renato Brunetta che - sostiene Renzi - «fin dal primo giorno ha remato contro per far fuori le colombe di FI», come il capogruppo al Senato, Romani, e «il pragmatico Verdini».