Pd, la sfida di Cuperlo: Renzi non può essere sindaco e segretario

Gianni Cuperlo (foto Giuseppe Lami - Ansa)
di Nino Bertoloni Meli
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Sabato 19 Ottobre 2013, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 08:28
Forse neanche lui, Gianni Cuperlo, immaginava che il lancio della propria candidatura alla guida del Pd, con contorno di giovani seduti a semicerchio e con promesse accattivanti di un’altra economia possibile», si sarebbe trasformata in una polverosa polemica sul doppio incarico. Di chi? Di Matteo Renzi, ovviamente, criticato da Cuperlo perché vorrebbe sommare alla carica di segretario anche quella di sindaco.



«Non è solo una questione di tempi e di lavoro da svolgere, è una diversa idea della politica», precisa Cuperlo. E spiega: «Il partito non dev’essere un trampolino di lancio verso palazzo Chigi, e non può essere considerato una attività secondaria, non si può pensare di fare il sindaco e venire a Roma due giorni la settimana».



Il centro dei pensieri di Cuperlo è il Partito, con la P maiuscola, da rinnovare certo, da modificare profondamente certo, ma sempre quella macchina lì, quella «comunità» la chiama lui, da curare allevare salvaguardare come la luce degli occhi. Un partito che dovrà essere «bello e democratico», secondo lo slogan della campagna cuperliana ideato dall’agenzia Ragù.



Uno slogan ardito, sul quale chi vuole potrà ironizzare a iosa giocando sulla bella presenza dell’ultimo segretario della Fgci, ma che nell’entourage di Cuperlo spiegano politicamente: «Bello e democratico è il partito che vogliamo fare se vinciamo le primarie, una nuova passione per la politica e per le idee della sinistra, una politica che torni a essere vista come bella, con un “brutto” da archiviare e da metterci alle spalle, il brutto del partito che non vogliamo più vedere».



Qualcun altro, senza troppi giri di parole, indica nei Bersani e nei D’Alema, o nel bersandalemismo, il brutto da mettersi alle spalle, specie dopo quella inusitata polemica dell’altro giorno a mezzo stampa a base di «sei poco lucido» (D’Alema a Bersani) o «dici falsità» (Bersani a D’Alema). Ci manca poco e siamo a “Il bello, il brutto e il cattivo” per appassionati cinefili.



LA STRATEGIA

Ha scelto la cornice della ”Città dell’altra economia”, il competitor di Renzi, per lanciarsi nell’avventura delle primarie, spiegando che «un’altra economia è possibile non fondata solo sul profitto, ma sui diritti e la vita concreta delle persone», un altro modo di coniugare quel «dobbiamo ripartire dagli umili» che Cuperlo lanciò all’ultima assemblea nazionale, laddove il vecchio Marx partiva piuttosto dai punti alti del capitalismo (ma Cuperlo cita Adam Smith e Gordon Gekko). Ma tant’è.



Con tanta carne al fuoco, la polemica ha finito per incentrarsi sul doppio incarico di demitiana memoria, con i renziani che hanno martellato sul punto: «Se Renzi non può fare anche il sindaco, allora Cuperlo si dimetta da parlamentare», la stilettata di Andrea Marcucci.



Stilettate a parte, tra i bene informati si parla già di un patto Renzi-Cuperlo per portare quest’ultimo alla vice segreteria: sia D’Alema che Franceschini hanno teorizzato che i due «sono compatibili e dovranno collaborare». Da segnalare la decisione di Susanna Camusso di non schierarsi («non voterò nessuno alle primarie»), mentre la volta scorsa aveva esibito il suo sì per Bersani.



Sembra intanto stemperarsi il caso Fassina. Il vice ministro ha minacciato di dimettersi («sulla finanziaria non mi hanno consultato»): lo chiamerà quanto prima Letta per un incontro di chiarimento.