Pa, più poteri a Palazzo Chigi, stop ai veti dei ministeri

Il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia
di Luca Cifoni
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Sabato 12 Luglio 2014, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 10:14

Una spinta pi decisa alla digitalizzazione della Pa, ma anche il rafforzamento del ruolo della presidenza del Consiglio all’interno del governo. Sono queste le due principali novità che hanno convinto il governo a riprendere in mano il disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione già esaminato quasi un mese fa insieme alle norme che poi sono confluite nel decreto legge.

Stavolta, ha promesso Marianna Madia, il testo arriverà in Parlamento in pochi giorni, dunque la prossima settimana. Il ministro della Pubblica amministrazione illustrando i vari aspetti del provvedimento ha poi dato una sua disponibilità su due temi che però dipendono in modo decisivo dalla disponibilità di risorse finanziarie: i rinnovi contrattuali per i dipendenti pubblici e il via libera all’uscita di 4.000 insegnanti e dipendenti della scuola bloccati dalla riforma Frornero.

TRENTA GIORNI PER RISPONDERE

Il rafforzamento della presidenza del Consiglio rispetto agli altri dicasteri, ed in particolare quello dell’Economia, è un tema già emerso in questi primi mesi del governo Renzi. Ieri Madia lo ha presentato come un modo per fermare lungaggini legislative e veti incrociati che spesso bloccano «la vita dei cittadini».

Una norma chiave in questo senso è l’introduzione del silenzio assenso negli atti la cui attuazione compete a più ministeri. L’amministrazione a cui viene chiesto l’assenso, il concerto o il nulla osta avrà trenta giorni di tempo per pronunciarsi; nel caso ciò non avvenga si intenderà che il parere sia positivo. Ma soprattutto, in caso di contrasto tra due strutture, sarà la presidenza del Consiglio a decidere. È prevedibile che questo meccanismo - se applicato - possa ridurre il ruolo del ministero dell’Economia, che è chiamato in causa in molti provvedimenti su diverse materie.

Nel testo del disegno di legge c’è anche di più: uno specifico decreto delegato dovrà disciplinare anche aspetti come la «direzione della politica generale del governo e il mantenimento dell’unità dell’indirizzo politico», il «rafforzamento del ruolo di coordinamento e promozione dell’attività dei ministri da parte del presidente del Consiglio dei ministri», il «rafforzamento del ruolo della presidenza del Consiglio dei ministri nell’analisi e nella definizione delle politiche pubbliche», la «definizione delle procedure di nomina da parte del governo, tale da assicurare la collegialità del Consiglio dei ministri». Insomma nel nuovo assetto dovrebbe toccare sempre di più a Palazzo Chigi il ruolo di guida dell’azione amministrativa e legislativa.

L’IDENTITÀ ELETTRONICA

Il primo articolo del provvedimento contiene invece l’annunciata svolta verso l’amministrazione digitale. Per Madia si tratta di «ribaltare il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione» facendo in modo non solo di cancellare in prospettiva carta e file ma di ripensare in chiave tecnologica gli attuali procedimenti amministrativi.

L’identità unica digitale (Spid, al posto degli attuali accessi differenziati alle varie amministrazioni) dovrebbe essere operativa nel 2015 ma nelle intenzioni del governo l’intero processo si concluderà nel 2018 alla scadenza della legislatura.

È stato invece mantenuto nella sua impostazione originaria un altro capitolo importante, quello relativo alla dirigenza. Il ministro ha voluto sottolineare soprattutto l’introduzione del Ruolo unico per le amministrazioni centrali, che dovrà coordinato con quelli di Regioni ed enti locali: il dirigente dovrà più essere considerato proprietà di una singola amministrazione ma potrà muoversi da una struttura all’altra, in base alle esigenze sapendo di essere valutato con criteri di merito.

Infine parola è stata dedicata da Madia ai dipendenti pubblici senza contratto dal 2010. Si tratta a suo parere di «un’ingiustizia» originata però da una crisi che ne ha prodotte anche altre. Si potrà tornare a parlare dei rinnovi quando la situazione economica lo permetterà.

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