Scelta civica spaccata, Monti: tradito da chi mi ha chiesto posti. Casini: il suo atteggiamento rissoso

Mario Monti
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Venerdì 18 Ottobre 2013, 15:31 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 08:30
Scelta civica si spacca e volano le accuse. Mario Monti oggi ha ribadito le sue «dimissioni irrevocabili» e chiesto al premier Enrico Letta di frenare le pressioni del Pd e del Pdl. Il ministro della Difesa ed esponente di Sc Mario Mauro nega che il suo appoggio al governo sia ispirato a un'operazione pro-Berlusconi.



«Le mie dimissioni sono irrevocabili. Io non sono più iscritto a Scelta civica», ha detto oggi Monti. «Non mi occupo più di Scelta Civica», ha sottolineato l'ex premier. «Non mi occuperò più - ha aggiunto - del partito che loro stessi mi hanno chiesto di fare». «Alcune personalità autorevoli all'interno di Scelta civica - ha continuato l'ex premier - hanno travisato la natura del nostro movimento».



Monti ha poi detto di essersi sentito «tradito» da quei parlamentari che gli chiesero di essere eletti. Per questo motivo, ha spiegato, si è tirato fuori. Ma questo non gli impedirà, spiega chi gli è vicino, di continuare ad esprimere le sue posizioni, anzi si sentirà più libero di farlo.



«Le accuse di Monti nei miei confronti sono semplicemente ridicole». Lo dice a «Matrix» il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che, a proposito delle dimissioni del senatore a vita da Scelta Civica, aggiunge: «Non gli chiederò di ritirarle perché questo non mi riguarda». «Monti sa cosa significa governare questo paese quando c'è una maggioranza litigiosa. Questa politica del doppio binario, questo atteggiamento rissoso, anche da parte di Monti, sull'azione dell'esecutivo, questi continui distinguo, non sono accettabili», aggiunge il leader Udc.



Scelta Civica «non è nata per questi vecchi giochi politici. Non posso permettere che questo avvenga», ed è per questo che ha voluto «sollecitare la coscienza e l'attenzione delle grandi forze vitali, liberali e popolari, ma serie, che ci sono in Sc contro questo piccolo progetto di vecchio sapore di polvere», ha poi sottolineato ancora Monti.



L'ex premier ha detto che ha così voluto «far venire alla luce un progetto di una minoranza nel partito» che mirava al superamento di Scelta Civica «verso una entità non particolarmente ben definita ma di cui si è capito che dovrebbe o potrebbe farne parte il Pdl non ancora deberlusconizzato».



«Monti è una persona seria, se ha detto che si dimette, lo farà. Le sue dimissioni hanno a che vedere con ciò che stava succedendo nel partito. Lui ha scritto una nota di pungolo alla legge di stabilità ed un gruppo di parlamentari ha smentito le sue posizioni, a mio parere sbagliando», ha detto il senatore di Scelta civica, Benedetto Della Vedova. «In Scelta civica - prosegue - ci sono due linee: chi ritiene di dover dare al governo Letta un appoggio a prescindere e magari strizza l'occhio al centrodestra di Berlusconi, e chi invece come me crede che sostegno leale voglia dire sostegno critico e vede Scelta Civica come un soggetto riformatore autonomo. Valuteremo - conclude - queste due linee negli organi decisionali del partito, che non sono il gruppo del Senato».



Lo scontro in Scelta civica. Nel gruppo è scoppiata una vera e propria guerra tra le componenti (popolari e liberali, cattoliche e riformiste) che ha avuto come esito la conta delle forze in campo e la scelta estrema del leader di lasciare in aperta guerra contro l'ala dei popolari capitanata da Mario Mauro. È una deflagrazione che scoppia, complici le avances che il gruppo dei popolari porta avanti in direzione dei moderati del Pdl, sulla legge di stabilità e sulla designazione del candidato per l'Antimafia. Due nodi che portano allo scoperto una guerra intestina che cova da settimane.



«In questi giorni - ha attaccato Monti - il senatore Mauro, con dichiarazioni ed iniziative, è venuto preconizzando, da un lato, una linea di appoggio incondizionato al Governo - naturale in chi fa parte - ma che non è la linea di Sc. Dall'altro, il superamento di Sc in un soggetto politico aperto anche a forze caratterizzate da valori e prassi di governo inconciliabili» con quelli del partito.



Ieri 11 senatori di Sc si sono però schierati con Mauro e hanno puntano l'indice contro i «troppi distinguo opportunistici». Poi, come se non bastasse, hanno inviato al capogruppo Susta una lettera in cui chiedono una «verifica politico-programmatica» nel gruppo. E alle 11 firme dei senatori si è aggiunta anche quella del ministro Mauro.



«Non posso non intendere la dichiarazione degli "undici più uno" senatori come una mozione di sfiducia nei miei confronti», ha quindi preso atto Monti, che ha rassegnato così le sue dimissioni. Il rischio ora è che anche le truppe di Sc si dividano in due tronconi, con una mini-pattuglia che al Senato, ma anche alla Camera, potrebbe seguire Monti. La prossima tappa martedì prossimo, quando si riunirà l'assemblea di Sc per il primo chiarimento.