Responsabilità civile, Orlando: «Deluso dai magistrati, reazioni sproporzionate»

Responsabilità civile, Orlando: «Deluso dai magistrati, reazioni sproporzionate»
di Silvia Barocci
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Venerdì 27 Febbraio 2015, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 10:13
Reazioni che lo amareggiano e che arrivano tardivamente rispetto a un testo che «non espone i magistrati ad alcun tipo di pressione» e che «assolutamente non renderà più difficili le indagini di mafia e di corruzione».



Il ministro della Giustizia Andrea Orlando tenta di rassicurare le ”toghe”, accogliendo con favore la proposta del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini di compiere un monitoraggio degli effetti della nuova legge sulla responsabilità civile per poi farne un ”tagliando” tra sei mesi.



Ministro, i magistrati non hanno fatto sciopero ma la loro reazione contro la legge è pesantissima. Se lo aspettava?

«Francamente no e ne sono anche dispiaciuto. Non c'è alcuna volontà punitiva da parte del governo nei loro confronti. Trovo che ci sia una sproporzione tra la legge approvata e le reazioni. Ricordo infatti che il testo era passato al Senato con una larghissima maggioranza non ”nazarenica”, tra le critiche di Forza Italia, l'astensione di Sel e il sì di M5S. Si tratta esattamente dello stesso testo ora approvato alla Camera».



Il presidente Mattarella ha richiamato i magistrati a non essere né protagonisti né burocrati. Non è che per timore di sbagliare le toghe, adesso, vireranno verso una normalizzazione, come denuncia l'Anm?

«Credo che tutti i magistrati italiani abbiano timore di commettere negligenze inescusabili e che non per questo siano condizionati nel giudizio. Noi abbiamo respinto qualsiasi ipotesi di responsabilità legata all'interpretazione delle norme. Prima dell'approvazione della legge avevo incontrato l'Anm e le sue preoccupazioni si erano concentrate sulla cancellazione del filtro di ammissibilità dei ricorsi, che avrebbe potuto ingorgare i tribunali o determinare una pressione indiretta. Ma non fino al punto di chiamare in causa l'indipendenza e l'autonomia della magistratura».





Perché, se ciò fosse avvenuto avreste cambiato il testo?

«Se l'Anm non ha sollevato prima la questione significa che l'argomento non era così stringente. Anche perché prima di procedere ci siamo mossi con grande attenzione al profilo costituzionale, in dialogo costante con la presidenza della Repubblica».



Eppure l'annuncio di ”tagliando” alla legge, fatto ancor prima della sua approvazione, ha fatto pensare a una sorta di patto: voi magistrati non scioperate e noi cambiamo le norme.

«No, questo è un impegno che avevo preso a suo tempo con l'Anm e in quell'occasione erano presenti anche le componenti che volevano lo sciopero, Magistratura indipendente e Proposta B. Mi ero impegnato a un'attività di monitoraggio ed è una prassi che stiamo utilizzando per tutti i provvedimenti adottati».



Ma questo monitoraggio non si poteva fare prima?

«Come si fa a monitorare una legge che ancora non è stata approvata? Ci voleva Nostradamus. Abbiamo costruito una relazione di accompagnamento con la quale facciamo delle ipotesi. Ma è giusto che gli effetti siano misurati».



Solo 9 ricorsi accolti in 10 anni, colpa del filtro?

«Il filtro si è trasformato oggettivamente in una muraglia e ha scoraggiato anche la domanda di giustizia che probabilmente esisteva e che non possiamo misurare».



La legge sulla responsabilità delle toghe non è riuscita a Berlusconi e riesce ora a Renzi. C'è una volontà ostile del governo?

«No, assolutamente. Penso invece che abbiamo manifestato la volontà di preservare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura intervenendo contro qualunque tentativo di introdurre la responsabilità diretta dei magistrati e contro qualsiasi altri ipotesi surrettizia, penso ad esempio a chi voleva legare il quantum del risarcimento alla dimensione del danno provocato. Con questa legge il giudice risponderà soltanto in ragione del proprio stipendio e non del danno prodotto. Trovo veramente offensivo l'argomento utilizzato della giustizia di classe».



Sull'abolizione del filtro c'è però il rischio che venga sollevata questione di legittimità costituzionale in relazione a una sentenza del 1990 della Consulta secondo cui quel meccanismo tutela la serenità di giudizio.

«Nel caso si pronuncerà la Corte. Ma ritengo che oggi ci siano strumenti per disincentivare la lite temeraria che possono essere ulteriormente rafforzati, prevedendo nella riforma del processo civile una corsia preferenziale per decidere celermente i ricorsi manifestamente inammissibili o infondati. E poi mi lasci dire una cosa su cui si sta facendo molta confusione».



Quale?

«Esistono due profili distinti: lo Stato è condannato a pagare quando c'è un dolo, una colpa grave o un travisamento del fatto e delle prove. Il giudice, per quanto riguarda ipotesi di colpa e travisamento, è chiamato a rispondere soltanto quando si prova la negligenza inescusabile, quando ad esempio si è dimenticato una persona in galera. Molti di quelli che stanno commentando questa legge questo aspetto non l'hanno colto, soprattutto per quanto riguarda il travisamento del fatto o delle prove».



Eppure, magistrati di punta denunciano con forza il rischio di indebolimento.

«Credo che questa legge non esponga ad alcun tipo di pressione né diretta né indiretta. Arriva in un momento storico in cui ci sono molti cambiamenti, che possono anche stressare l'attività del giudice. E questo è un malessere che ha generato anche una forte conflittualità tra le correnti della magistratura».



Esclude che questa legge possa da domani rendere più difficile le indagini di mafia e corruzione?

«Lo escludo totalmente. Credo che il segnale più forte di fiducia nella magistratura è l'introduzione di nuovi reati come l'autoriciclaggio, per arrivare alle norme sulla corruzione che saranno portate avanti con determinazione».



A proposito di anticorruzione, avete vinto le preoccupazioni del ministro Guidi sul falso in bilancio?

«La preoccupazione è per le imprese che, per struttura e dimensione, possano incorrere più facilmente nel falso in bilancio. Un criterio oggettivo per escludere quelle più piccole. L'emendamento arriverà la prossima settimana».