A fine agosto il primo passo delle riforme: giustizia e "sblocca Italia"

A fine agosto il primo passo delle riforme: giustizia e "sblocca Italia"
di Sonia Oranges
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Domenica 24 Agosto 2014, 11:32 - Ultimo aggiornamento: 11:48
Dalla logica del piagnisteo a quella della proposta: cos, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervistato dal settimanale “Tempi”, ieri immaginava il futuro prossimo. Che, con il primo rientro dalle ferie, si avvicina a gran velocità. Insieme con un banco di prova per l’intero esecutivo a guida democrat, che può segnare il successo o, di contro, l’empasse, del nuovo corso renziano.



LA PRIMA TAPPA

Il primo step, venerdì prossimo, con il primo Consiglio dei ministri del dopo-vacanze, fissato in anticipo per il 29, per fare da apripista al Consiglio europeo del giorno successivo. All’ordine del giorno, provvedimenti di peso, a cominciare dalla riforma della giustizia, ma anche lo “Sblocca Italia”, un «provvedimento ambizioso per mobilitare 43 miliardi di risorse già disponibili e che si occuperà anche di efficienza energetica, reti digitali e semplificazioni burocratiche», ha sottolineato l’inquilino di Palazzo Chigi. E poi, l’attesa riforma della scuola, che «intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo». E che dovrebbe pure mettere un punto all’annosa vicenda degli insegnanti pensionandi della cosiddetta “quota 96”, costola dell’emergenza esodati.

Misure che Renzi intende spendere poi sui tavoli europei, dove subito dopo tornerà alla carica per definire in concreto quella flessibilità che sola può lasciar sperare in una ripresa dell’economia. E da cui dipende in larga parte anche la legge di stabilità su cui si sta lavorando in via XX Settembre. Il sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio ha confermato che non vi sarà alcun prelievo forzoso sulle pensioni a regime retributivo che superino una certa soglia, così come progettato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Al contrario, Delrio ha rilanciato il lavoro svolto in questi mesi sulla revisione qualitativa della spesa pubblica: «Non vogliamo più operare tagli lineari, perché ne avvertiamo l’ingiustizia di fondo. Troveremo le risorse necessarie attraverso un rigoroso taglio della spesa pubblica», utilizzando «il lavoro compiuto dal commissario Cottarelli», e «attraverso una decisa lotta contro la corruzione», in scia con lo sforzo avviato dal commissario Raffaele Cantone.



LA SCOMMESSA

Insomma, riforme, conti dello Stato, equilibri europei, lotta all’evasione: tutto si tiene nella sfida del «cambiare verso», anche una riforma della burocrazia, che abbassi i costi delle imprese, elevandone al contempo la competitività. Un percorso, si ragiona a Palazzo Chigi, già avviato con la riforma telematica della Giustizia civile e l’introduzione della fatturazione elettronica nella pubblica amministrazione, per far sì che lo Stato paghi le fatture dei fornitori entro 60 giorni. Una rivoluzione in itinere che, è l’auspicio di palazzo Chigi, non dovrebbe essere ignorata da Bruxelles, soprattutto dopo che i forti segnali di recessione hanno coinvolto i principali Paesi dell’Eurozona.

Si vedrà sabato, al Consiglio europeo convocato per definire le nomine, prima fra tutte quella dell’Alto rappresentante per la Politica estera della Ue, alla quale l’Italia ha da tempo candidato Federica Mogherini. Ma, visti i segnali economici che non raccontano alcunché di buono per l’Europa intera, è prevedibile che quella sia l’opportunità per parlare inevitabilmente della linea da seguire per affrontare la mancata crescita che rischia di aggravare la crisi europea, stabilendo una volta per tutte se esistano o meno i famosi margini di flessibilità nelle griglie stabilite dai trattati europei e sin qui imposte rigidamente.



ALLEATI E AVVERSARI

Solamente allora Roma potrà impostare la legge di stabilità, intorno alla quale costruire un contesto che faccia ripartire l’economia, nel rispetto del vincolo del 3% e senza aumentare le tasse, così come garantito a Palazzo Chigi. Un test non solamente per il Pd di Renzi, ma anche per gli alleati di governo e per le opposizioni. Se «mancano le condizioni minime per dare vita a una grande coalizione», come ribadito nelle scorse settimane dai vertici forzisti, resta invece la volontà di Silvio Berlusconi di collaborare anche alla definizione della strategia economica per tirare fuori il Paese dal guado. Già si parla di un’apertura sulla riforma della giustizia, mentre è scontato il ricorso al “sistema del Nazareno” per la legge elettorale.

Potrebbero essere le prove tecniche di alleanze (seppur al di fuori dagli accordi di governo) tra Pd e Forza Italia che, al varo delle misure di carattere economico, potrebbero di fatto non piacere troppo al partito di Angelino Alfano, principale partner del Pd nella maggioranza che sostiene il governo Renzi. Per ora, il Nuovo centrodestra ha messo il paletto dell’abolizione dell’articolo 18 che, però, con l’approfondirsi dei temi connessi alla crisi, potrebbe risultare essere mero argomento di bandiera. Come pure, nell’annunciata accelerata autunnale del governo, anche i grillini dovranno decidere che cosa vogliono fare da grandi, pena trasformare l’Aventino della loro protesta, in un rischioso (in termini di consenso) isolamento politico.
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