Renzi esulta: «Tocca a noi, siamo una nuova generazione»

Renzi esulta: «Tocca a noi, siamo una nuova generazione»
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Domenica 8 Dicembre 2013, 22:42 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 00:14
Quando milioni di italiani vanno a votare non ci sono pi alibi per nessuno. Sono le dieci e mezza di sera quando sale sul palco Matteo Renzi, prima di tutto Ringrazia uno per uno gli avversari anche Gianni Pittella. Poi un grazie ai cittadini: «Gli italiani sono migliori della classe dirigenti. Abbiamo la peggiore classe dirigente degli ultimi 30 anni. I cittadini invece ci hanno dato l'idea che la passione possono portare a cambiare le cose. Stasera sono orgoglioso di voi - dice ai suoi sostenitori - per ogni volontino distribuito, se mi avete dato la fascia di capitano, lotterò su ogni pallone». Poi il proclama: «Tocca a noi, siamo una nuova generazione. Questa non è la fine della sinistra, ma la fine di un gruppo di dirigenti della sinistra». Sul quadro politico parole chiare: «Con la nostra vittoria il biopolarismo è salvo».



Scardinare «Abbiamo avuto questi voti per scardinare un sistema. Non può bastare essere iscritto al club degli amici per amici per avere un ruolo, non sostituiremo un gruppo dirigente con un altro. Non c'è amicizia più grande di chi dice le cose in faccia».



La famiglia Quello di Renzi è un successo oltre ogni aspettativa, per il quale lui ringrazia i tanti che gli sono stati vicini, primi fra tutti i figli, «perché quando un papà o una mamma pensa anche agli altri bambini - dice - sta cercando di costruire un mondo più giusto». E dice grazie alla moglie Agnese «lei sa il perché». La missione di prendere in mano il partito Renzi l'ha superata di slancio. Ora toccherà ad altri domandarsi come questo sia stato possibile. I renziani, corrente che da domani il segretario vuole sciolta, una risposta ce l'hanno, «è l'uomo su cui il Partito democratico può davvero puntare per tornare a vincere nel Paese, per riprendere la speranza».



Il sindacato «Non serve avere una tessera di partito per avere buona idea. Non dobbiamo più vedere respingere chi sta fuori, come la gente respinta dai seggi in un. In un paese civile non può bastare l'iscrizione al sindacato per fare carriera. Il sindacato deve cambiare con noi».