Letta: «Renzi punta a logorarmi». E rilancia il conflitto di interessi

Renzi e Letta
di Alberto Gentili
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Venerdì 24 Gennaio 2014, 08:06
Matteo Renzi sta riuscendo in un miracolo, sta facendo perdere la pazienza a Enrico Letta. Il premier, giorno dopo giorno, è sempre più convinto che il segretario del Pd voglia logorarlo. Da qui la decisione di imporre un’accelerazione per uscire dal pantano in cui l’ha gettato Renzi: «Il contratto di coalizione è pressoché pronto e va firmato al più presto. Al massimo dopo il primo voto in Commissione sulla legge elettorale».



Niente metà o, peggio, fine febbraio. Letta vuole la firma di Renzi e degli altri leader di maggioranza sul patto di programma tra il 3 e il 9 febbraio, quando la commissione Affari costituzionali della Camera (o addirittura l’Aula) avrà licenziato la riforma elettorale. Non è sfuggito al premier che Renzi abbia fissato la riunione della segreteria democratica proprio quando lui, mercoledì prossimo, sarà a Bruxelles. Voleva incontrare José Manuel Barroso con in tasca il programma e il nuovo patto di governo. Dovrà limitarsi a illustrare al presidente della Commissione europea il piano di privatizzazioni (ieri l’accelerazione di Saccomanni che ha annunciato la vendita del 40% di Poste) e le linee guida del semestre di presidenza italiana dell’Unione che partirà il primo luglio.



ROTTO IL LUNGO SILENZIO

Ma Letta, che dopo 30 giorni ha rotto il suo silenzio e non ha alcuna intenzione di mollare («sono assolutamente determinato ad andare avanti», ha detto a ”Otto e mezzo”), ormai morde il freno. Aveva sentito Renzi annunciare a dicembre un «patto alla tedesca per gennaio». Ma gennaio è ormai passato e il segretario democratico continua «ad allungare il brodo». «La verità è che Matteo non gioca pulito, cerca di logorarmi», ha confidato Letta, «ma ho pronto il programma e ho anche in testa quali caselle cambiare nella squadra. Qualcosa si può migliorare. Se Renzi non vuole che il governo prosegua il suo lavoro dovrà uscire allo scoperto».



In tv, su La7, Letta però ha usato toni diversi. Ha detto di fidarsi di Renzi «che ha preso l’impegno a lavorare insieme per un anno». E ha smussato i contrasti: «Ognuno ha il suo carattere e siamo molto diversi. Matteo ha una grande forza nell’interpretare il suo ruolo e penso che possa essere indirizzata in positivo. Il Paese non ha bisogno di diatribe».

Per questo Letta non festeggia per le difficoltà che sta incontrando il suo segretario. Sa bene che se non andrà avanti l’intesa sulla legge elettorale, osteggiata dalla minoranza del Pd, diventerebbe concreto il rischio delle elezioni. E sa che una retromarcia di Silvio Berlusconi, indagato anche per la corruzione di testimoni nel processo Ruby, porterebbe a picco legislatura e governo. «Dunque», spiegano a palazzo Chigi, «nonostante i problemi, Enrico ha un atteggiamento estremamente collaborativo: tifa e lavora affinché l’accordo sulla legge elettorale vada avanti», anche se piazza la “bomba” del conflitto d’interessi inviso al Cavaliere: «E’ ora di affrontare la questione».



IL PERCORSO PER IL BIS

La speranza è che incassata la riforma elettorale, Renzi acceda all’idea del Letta-bis. Per questa soluzione che darebbe respiro e prospettiva al governo, tifano tutti. Dal Nuovo centrodestra a Scelta civica, da ”Per l’Italia” alla minoranza democrat. E ora anche tra i renziani comincia a fare breccia. La prova sono le parole del deputato Angelo Rughetti: «Se Letta assorbirà com’è ovvio le proposte del Pd nel patto di coalizione e se nel frattempo la Camera avrà detto il primo sì alla riforma elettorale, potremo dare il nostro contributo. Se il governo fa e fa bene, nessuno vieta di metterci la faccia. Dovrà però essere Letta a prendere l’iniziativa, noi non chiediamo o cerchiamo poltrone».



Insomma, non sarà mai Renzi a proporre il bis. Nel suo entourage fiorentino sono ancora più rigidi: «Per Matteo sarebbe insostenibile mercanteggiare nomine». Per questo a Firenze danno una lettura meno ottimistica di quanto facciano a Roma i renziani: «Il sindaco non vuole essere accusato di voler piazzare i suoi. Non accetterà mai che un bersaniano venga sostituito da un renziano». Febbraio porterà qualche certezza. Le stesse che chiede Giorgio Napolitano: «Il capo dello Stato non accederà mai all’idea di un Letta-bis», afferma un altro parlamentare renziano, «se non sarà stato stabilito un percorso che escluda il pericolo di una crisi al buio».
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