Legge elettorale, la sintonia Renzi-Cav facilita una bocciatura

Corte Costituzionale
di Marco Conti
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Mercoledì 4 Dicembre 2013, 10:06
Il Porcellum sembra avere le ore contate anche per la Consulta, ma la frana della legge elettorale rischia di complicare il percorso della verifica. Soprattutto dopo l’inattesa apertura di Silvio Berlusconi per il ritorno al Mattarellum. Anche se non tutti i ministri sono d’accordo, il governo continua a dire di volersi tener fuori dalla trattativa tra i partiti e dal confronto parlamentare, ma i piedi nel piatto intende metterli subito Matteo Renzi. «Prima di domenica presenteremo in Parlamento le nostre proposte», spiega Angelo Rughetti, deputato reatino molto vicino al sindaco di Firenze. Doppio turno o Mattarellum con premio di maggioranza ricavato dalla quota proporzionale, sono le proposte del sindaco di Firenze che in questo modo intende legare la sua investitura a segretario del Pd ad un progetto di riforma che escluda il ritorno al proporzionale e le preferenze.



Un’accelerazione che rischia di trasformarsi in un dito piantato nell’occhio della pattuglia alfaniana che teme il varo di una legge elettorale che li costringa a tornare da Silvio Berlusconi con il cappello in mano. Tutte e due le proposte renziane hanno infatti questa contro indicazione e il più che probabile trasloco della legge elettorale dal Senato alla Camera, rende ancor più teso il clima che respira nella neonata maggioranza.



Abbraccio Il Nuovo Centrodestra teme infatti che a Montecitorio il Pd di Renzi abbia voglia di votare - magari con Sel e la stessa Forza Italia - una riforma elettorale che resuscitando il Mattarellum spingerebbe il Paese ad un rapido ritorno alle urne.



L’accelerazione impressa ieri sera dalla Consulta - che prima aveva fatto intendere di voler rinviare al 14 gennaio tutta la questione, salvo poi ripensarci - obbliga il governo a porre la questione della legge elettorale tra i primi punti della verifica. Problema non da poco, viste le tensioni esistenti nel Pd e tra il partito di Renzi e i centristi di Alfano, Casini e Monti. Infatti la risposta di questi ultimi a Renzi potrebbe arrivare a stretto giro di posta, come spiega Beppe Fioroni: «Alfano presenterà presto un progetto di riforma del Porcellum che prevede la preferenze e lo sbarramento al 4 per cento. E noi ci staremo». In quel «noi», Fioroni indica non solo una pattuglia di ex Dc, ma anche un’area che raccoglie parte di coloro che in queste ore sostengono la candidatura di Gianni Cuperlo e che si battono contro «il presidenzialismo strisciante» che avrebbe in testa il sindaco di Firenze.



Il rinvio a gennaio, da parte della Consulta, della pronuncia nel merito sui due punti di incostituzionalità del Porcellum, somiglia molto ad una bomba ad orologeria piazzata sotto l’esecutivo e i tentativi del ministro Quagliariello di riuscire a portare a casa non solo la modifica della legge elettorale, ma anche di un pacchetto di riforme istituzionali.



Reviviscenza Il clima che si respira nel Paese, complicato dalle rigidità di Bruxelles, non sembra permettere ulteriori dilazioni nemmeno alla Consulta che ieri pomeriggio ha avvertito subito una buona dose di ostilità quando sembrava dover assistere ad un nuovo e totale rinvio. Se la Corte Costituzionale a gennaio dovesse accogliere tutti e due i quesiti e stabilire la reviviscenza della legge elettorale precedente al Porcellum, si troverebbe ora di fronte al «sì» del Pd di Renzi e a quello della Forza Italia di Berlusconi. A quel punto solo la necessità di riscrivere i collegi, potrebbe allungare il corso, comunque segnato, della legislatura.
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