Legge elettorale, minoranza Pd insiste: la riforma dopo quella del Senato. Cuperlo: «Nessun cecchinaggio»

Gianni Cuperlo (Degl'Innocenti/Ansa)
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Lunedì 10 Febbraio 2014, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 13:12
Su tre emendamenti alla legge elettorale, da oggi in Aula, la minoranza Pd non demorde: il primo che la riforma entra in vigore solo dopo il superamento del Senato, il secondo chiede primarie obbligatorie pur prevedendo deroghe, il terzo vuole la parità di genere. È l'esito della riunione dell'area Cuperlo.



L'iniziativa di Cuperlo. «Nessun cecchinaggio, nessuna trappola contro la legge elettorale: stiamo parlando della tenuta del nostro paese e sentiamo un profondo senso di responsabilità»: così Gianni Cuperlo a In mezz'ora su Raitre ha «rassicurato tutti» che sulla riforma elettorale nel segreto dell'urna il suo partito non farà giochi sporchi. «Noi abbiamo assoluto bisogno di approvare questa legge- ha spiegato - perchè se fallissimo questo obiettivo a pagare un prezzo drammatico non sarebbe il Pd ma la qualità della nostra democrazia». Nessuna trappola, quindi, tuttavia - ha sottolineato - «bisogna ragionare su alcuni miglioramenti della legge che non debbono mettere in discussione l'impianto. Però servono migliorie sulla rappresentanza delle donne e sulle liste bloccate». Su quest'ultimo punto Cuperlo ha proposto un emendamento sulle primarie obbligatorie: «Fi dice no perchè non sono ancora pronti? Possiamo prevedere una norma transitoria che indichi primarie facoltative nella prima tornata e obbligatorie dalla seconda in poi». Secondo Cuperlo, comunque, il cosiddetto Italicum per essere «applicabile» ha bisogno anche della riforma costituzionale legata al superamento del bicameralismo perfetto, «così come sottolineano i costituzionalisti i quali dicono che se si va al voto con una legge elettorale senza quella riforma il rischio è di avere una legge incostituzionale».



L'emendamento di Lauricella. «Il mio emendamento garantisce l'accordo che il mio segretario ha siglato: non prendo neanche in considerazione l'ipotesi che mi chieda di ritirarlo. Non capisco perchè dovrebbe». Giuseppe Lauricella, deputato del Pd, risponde così a chi gli domanda se, di fronte a una eventuale richiesta di Matteo Renzi, deciderà di ritirare il suo emendamento che vincola l'entrata in vigore dell'Italicum alla riforma costituzionale del Senato. «Quell'emendamento garantisce proprio l'accordo sulle riforme. Se non venisse approvato, quell'intesa finirebbe in balia di chi volesse agire in direzione contraria», sottolinea Lauricella. «Sono persuaso che anche Renzi sia convinto della bontà della mia iniziativa».
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