Legge elettorale, Giachetti rifà lo sciopero della fame e lancia il “No porcellum day”

Giachetti
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Lunedì 7 Ottobre 2013, 23:17 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 21:01
ROMA - A quattro mesi dalla bocciatura della sua mozione per il ripristino del Mattarellum, il deputato Pd e vice presidente della Camera, Roberto Giachetti, torna in sciopero della fame per chiedere una riforma della legge elettorale che ridia agli elettori il potere di scelta e garantisca la governabilità in rispetto delle «tante promesse» fatte ai cittadini su questo fronte. E lancia per il 31 ottobre un 'No porcellum day'. Non solo. Sostenuto da una pattuglia di deputati renziani chiede al Pd di prendere una posizione chiara sulla vicenda guadagnandosi, in verità, più di qualche replica da 'fuoco amico'. Sullo sfondo la battaglia congressuale già di fatto in corso e, soprattutto, la consapevolezza delle difficoltà che può comportare un tentativo di trattativa con il Pdl su un argomento di questo tipo.



Per questo se da un lato Gianni Cuperlo conviene sul fatto che la riforma è una priorità, dall'altro c'è chi, dall'area bersaniana in particolare, accusa il deputato di volersi auto-promuovere. In serata scende in campo Dario Franceschini con una sua proposta che però - sottolinea - non impegna il governo: «Se il Parlamento in un arco di tempo ragionevole non riuscisse ad andare avanti allora sono per una iniziativa del governo in modo che non si vada a votare con il porcellum».



«Giachetti - attacca Alfredo D'Attorre - è interessato a farsi pubblicità più che a trovare davvero il modo di superare il Porcellum». Non inizi uno sciopero - è il monito del senatore lettiano Francesco Russo - «che potrebbe creare confusione tra gli elettori». E ancora: «agitare bandierine - dice la presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiaro - senza misurarsi con la necessità di approvare una legge che sia condivisa il più possibile è un esercizio sterile».
A onor del vero, renziani a parte, Giachetti raccoglie sostegno più al di fuori del suo partito. Al 'no porcellum day' aderisce il leader di Sel Nichi Vendola. «Basta meline! Giachetti non va lasciato solo», dice il senatore Pierpaolo Vargiu, esponente dei riformatori sardi eletto nelle liste di Scelta Civica. E «massimo sostegno» all'iniziativa del vice presidente della Camera arriva anche dai radicali. Giachetti fa sapere che proseguirà il suo sciopero finchè il Senato non approverà una riforma. La modifica del sistema di voto, in effetti, è incardinata a Palazzo Madama. Domani l'argomento è all'ordine del giorno della commissione Affari Costituzionali e il tentativo è quello di predisporre una griglia dei possibili punti di convergenza tra i partiti. A questo stanno lavorando i due relatori, Donato Bruno (Pdl) e Doris Lo Moro (Pd) che, domani, prima della riunione della commissione si vedranno per un confronto. Tra i punti che potrebbero essere messi sul piatto - secondo quanto viene riferito - ci sarebbero, tra gli altri, la diminuzione dell'ampiezza delle circoscrizioni; una soglia di sbarramento tra il 4 e il 5%; una soglia del 40% per il premio che se non venisse superata da nessuno potrebbe portare a un ballottaggio di coalizione. L'obiettivo - mentre domani scade il termine per la consultazione pubblica promossa dal governo sulle riforme - è quello di arrivare a intervenire prima della Corte Costituzionale. «Da Presidente di commissione - ribadisce Anna Finocchiaro - da senatrice e da dirigente politico farò tutto quello che è nelle mie possibilità per arrivare ad un testo di riforma prima che la Consulta si pronunci perchè penso che questa sia materia del Parlamento e delle forze politiche».
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