Legge elettorale, Letta avverte Renzi: se scateni la crisi perdi mezzo partito

Legge elettorale, Letta avverte Renzi: se scateni la crisi perdi mezzo partito
di Alberto Gentili
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Sabato 18 Gennaio 2014, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 08:12
​Devi stare molto attento, se fai un accordo preferenziale con Berlusconi salta il governo e salta anche il Pd e ti ritrovi con un pugno di mosche in mano. L’altra notte Enrico Letta, per una volta, con Matteo Renzi ha abbandonato i toni felpati. Ha messo a verbale - ben prima della nota congiunta di Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini, Mario Monti e dell’aut aut dei bersaniani - la prospettiva della «crisi al buio». E questo alla vigilia dell’incontro tra Renzi e Silvio Berlusconi.



Nel tentativo (l’ultimo?) di contenere e riportare su un «binario di buonsenso» l’attivismo del segretario del suo partito, Letta - presenti anche Alfano e Dario Franceschini - ha fatto notare a Renzi che resuscitare il Cavaliere sarebbe un autogol. Che proprio su sua indicazione il Pd «ha dato il sangue» per decretare la marginalità di Berlusconi rispetto alla vita dell’esecutivo. «E tu ora che fai? Lo rimetti in gioco, mettendo in serio rischio il governo?! Ma che siamo su scherzi a parte?!».

C’è chi dice che Letta, con la sponda di Alfano e Franceschini, si sia spinto anche più là. Avrebbe fatto presente a Renzi che è assurdo buttare a mare la potenziale intesa sul doppio turno di coalizione, «che piace perfino a Vendola», per inseguire il Cavaliere. E avrebbe detto chiaro e tondo che «molto difficilmente», se mai il segretario dovesse stringere oggi un patto con Berlusconi, la riforma elettorale disegnata da Denis Verdini e da Roberto D’Alimonte riuscirebbe a superare lo scoglio del Senato. «Lì i numeri sono molto risicati e a mezzo Pd le liste bloccate non piacciono...». Come dire: non riuscirai mai a far passare una legge elettorale sulla testa della maggioranza di governo e dell’opposizione democrat, avrai la crisi ma non la riforma del voto.



VELENI

Ed è proprio questo il sospetto che sta prendendo forza. A margine della riunione del governo (Letta ha vietato ogni accenno durante il Consiglio) i ministri hanno convenuto che Renzi, dipinto come un campione di cinismo e spregiudicatezza, «vuole assolutamente andare a palazzo Chigi». C’è chi, come Mario Mauro, ha pronosticato che intende prendere il bastone del comando dopo le elezioni (da celebrare il 25 maggio) con il sistema proporzionale puro imposto dalla Consulta. Chi, come Alfano, prevede che il sindaco punti a fare il premier «senza neppure aspettare il voto». E tutti, tra battute e volti tesi, hanno convenuto che Renzi «farà la grande coalizione con Berlusconi». «Lui che ha spinto il Pd ha buttarlo fuori dal Parlamento». A questo punto, imbarazzato, è intervenuto Graziano Delrio, l’unico ministro renziano: «Ma no, vedrete. Troveremo un accordo». Rassicurazione caduta nel vuoto. Tant’è che in serata Gaetano Quagliariello è andato a verbalizzare il “Grande Sospetto” ai microfoni del Tg3: «Per noi Renzi può incontrare chi vuole. Ma se fa un accordo con Berlusconi ed esclude la maggioranza, allora fa il governo con Berlusconi». Il problema, secondo più di un ministro, è che per la prima volta l’esecutivo avrebbe perso la sponda granitica del Quirinale. Giorgio Napolitano, disamorato per i numerosi scivoloni (l’ultimo quello di Nunzia De Girolamo) e per i pasticci su “Salva-Roma” e Imu, non sarebbe più legato a filo doppio alla sua creatura e avrebbe cominciato a esplorare altre ipotesi per assicurare governabilità e riforme istituzionali.

Eppure, nonostante tutto, Letta - che è andato a trovare Pier Luigi Bersani in ospedale a Parma - «resta fiducioso»: «Si può trovare una soluzione con tutto il Pd a bordo, le condizioni ci sono», ha detto al suo staff. E anche se monta la voglia di mollare tutto, il premier è pronto a «un nuovo inizio». A lanciarsi nella costruzione - sulla base di un “contratto di coalizione” «ambizioso» - di quel governo tutto nuovo, con ministri di chiara fede renziana, proposto dal presidente del Pd, Gianni Cuperlo. Il famoso Letta-bis.
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