Legge elettorale, ecco l'Italicum ma è subito scontro. Sì di Alfano, non c'è la norma "salva-Lega"

Matteo Renzi
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Mercoledì 22 Gennaio 2014, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 07:50

Il relatore della legge elettorale, Francesco Paolo Sisto (FI) ha depositato in Commissione Affari Costituzionali alla Camera il testo della legge elettorale. Resta intanto teso il dibattito sulla proposta lanciata da Matteo Renzi in accordo con Silvio Berlusconi.

Parte però subito in salita il cammino in Parlamento della legge elettorale. Non bastavano le polemiche dentro il Pd e le proteste dei piccoli e del M5s per un accordo "extraparlamentare". Il testo base della riforma, atteso per due giorni in Commissione Affari costituzionali ha faticato molto ad arrivare al traguardo. Il testo della proposta è stato sottoscritto da Pd, FI e anche dal Nuovo Centrodestra. Ma i piccoli sono pronti a dare battaglia in Aula alla Camera a suon di emendamenti. Domani alle 19 si voterà il testo base in commissione Affari costituzionali. Non c'è ancora un calendario per il prosieguo dei lavori, perché si attende che la conferenza dei capigruppo decida se far slittare dal 27 al 29 l'approdo del testo in Aula.

Nel sistema, ribattezzato Italicum, non c'è la norma cosiddetta "salva-Lega".

Sono stati i dubbi dei partiti piccoli ma non «territoriali» e anche di una parte del Pd a frenare l'introduzione della "salva Lega", che si sarebbe applicata ai partiti su base regionale e che avrebbe consentito a formazioni molto radicate sul teritorio come il Carroccio di portare a casa dei parlamentari anche senza raggiungere il quorum a livello nazionale.

«Non vedo perché il Pd dovrebbe volere la norma salva Lega», ha detto Francesco Sanna (Pd), membro della commissione Affari costituzionali della Camera che, per essere più esplicito ha fatto il gesto del «marameo». «La norma salva Lega - ha ricordato Sanna - è una eredità del Porcellum. Se li fu introdotta, non vedo le ragioni per metterla anche nella nuova legge». «Per Senato - ha poi osservato - c'è il principio costituzionale della rappresentanza su base regionale; ma questo non vale per la Camera e non c'è ragione di premiare un Partito interregionale, anche perché la Padania non esiste».

«Avviso ai dis-informatori di professione. La Lega non ha bisogno di aiutini o leggi elettorali fatte su misura: il consenso lo chiediamo ai cittadini, alla luce del sole, non con accordi o accordini salva-Lega». Così il segretario del Carroccio, Matteo Salvini. «La Lega si occupa dei problemi del lavoro, lasciamo volentieri al Pd i litigi sulla legge elettorale e le chiacchiere (per fortuna solo quelle) della sciura Kyenge», ha aggiunto.

«Bisogna fare lo sbarramento su base territoriale. Siamo pronti alla lotta di liberazione. Se la via parlamentare viene bloccata non è che la Lega

finisce. Usa altri strumenti». Così Umberto Bossi commenta le ipotesi di riforma di legge elettorale che mettono a rischio la permanenza del Carroccio in Parlamento. «Renzi non mi piace, non mi piacciono gli accoltellatori», ha aggiunto Bossi. Il senatur non si fida neanche dell'amico Berlusconi in riferimento alla legge elettorale: «Quando fai una legge così... - sottolinea - Sono scettico sul suo comportamento».

Il leader di Sel Nichi Vendola intanto ha avvertito: se arriva in Parlamento così com'è stato presentato il testo votiamo no. Il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello (Nce) invece ha ribadito: sulle preferenze non molliamo. Il ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D'Alia (Udc) ha aggiunto: «Liste bloccate da abolire. Il ministro della Difesa Mario Mauro ha ripetuto: «Alzare la soglia per il premio, sì alle preferenze».

Intanto il relatore di Sc sulla legge sul finanziamento ai partiti Alessandro Maran lascia in polemica con Renzi: non può «ridicolizzare» Scelta Civica, nè le proposte del partito, ha detto.

«Le chiacchiere di Renzi» sulla legge elettorale: «Commissione a vuoto, slitta tutto perché manca il testo. Il "pregiudicatellum" è pure latitante!». Lo scrive in un tweet Riccardo Fraccaro, deputato M5S,

ironizzando sulla presentazione dell'Italicum in Commissione: probabilmente potrebbe slittare a questa sera.

Resta alta intanto la tensione nel Pd dopo l'intesa fra Renzi e Berlusconi sulle riforme, a partire dalla legge elettorale, contestata dalla minoranza del Pd e che ha portato ieri alle dimissioni del presidente del partito, Gianni Cuperlo, dopo uno scontro con il segretario.

«Le riforme istituzionali sono necessarie per il nostro Paese, certamente bisogna farle bene. Il Parlamento discuterà e approfondirà», ha detto oggi Massimo D'Alema, parlando a margine di un convegno della fondazione Jean Jaures, a Parigi. «Che ci sia la volontà comune di arrivare a delle riforme è certamente un fatto sicuramente molto positivo - ha aggiunto D'Alema - si è aperto un processo che spero si concluda con le migliori soluzioni. Certo, naturalmente nella libertà del parlamento di approfondire, correggere, decidere, secondo le regole democratiche normali».

«Uno dei temi più contestati è la mancata espressione delle preferenze. Lo confesso: sono un sostenitore delle preferenze. Purtroppo sul punto si è registrata una netta ostilità di Forza Italia», ha scritto ieri il segretario del Pd, Matteo Renzi, nella sua e-news. «Ottenuto il via libera alle riforme costituzionali - spiega Renzi - il superamento del Senato, la lotta ai consiglieri regionali che fanno i furbi, la semplificazione istituzionale Stato Regioni, il principio del premio di maggioranza, il ballottaggio, la lotta ai piccoli partiti non sono riuscito a ottenere le preferenze. Vero, non ce l'ho fatta. Su questo punto abbiamo ceduto. Altrimenti saltava tutto».

«Sul sì alle preferenze - ricorda il leader Pd - fino a un anno fa nel Pd ero in netta minoranza. Tutti o quasi tutti quelli che oggi mi stanno attaccando sul punto erano contro le preferenze. Da D'Alema a Finocchiaro fino a Bersani o Violante, potete agevolmente recuperare l'elenco delle dichiarazioni contrarie al punto da far dire a qualcuno: "Siamo contro le preferenze per una questione morale!". Giudico dunque pretestuoso l'accanimento contro questo accordo se basato solo sulle preferenze». Anche perché il Pd, prosegue Renzi, «ha già assicurato che faremo le primarie per i parlamentari (come del resto ha fatto per primo Bersani, diamo a Cesare quel che è di Cesare) e che ci sarà alternanza uomo/donna anche se non prevista nella legge. Però rispetto la polemica interna. Non faccio paragoni con quello che hanno fatto gli altri: dico che io sono riuscito ad arrivare fino a qui. Secondo me non è poco».