Jobs act, sì alla fiducia. Rissa al Senato: lancio di libri e fogli contro Grasso. Renzi: solo sceneggiate

Jobs act, sì alla fiducia. Rissa al Senato: lancio di libri e fogli contro Grasso. Renzi: solo sceneggiate
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Mercoledì 8 Ottobre 2014, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 08:11

Bagarre al Senato nel giorno del sì alla fiducia sul Jobs act, il ddl delega sul lavoro. Il premier Matteo Renzi tira dritto sulla riforma e incassa il sì anche della sinistra dem, ma palazzo Madama finisce in rissa. Contusa una senatrice Pd. A notte fonda comunque Renzi incassa il sì sul maxiemendamento del governo interamente sostitutivo della legge delega sulla riforma del lavoro sul quale è stata posta la fiducia. Il testo ottiene il via libera con 165 sì, 111 no e 2 astenuti.

L'opposizione però trasforma il Senato in un campo di battaglia, per provare a bloccare il cammino del Jobs act. E riesce a impedire che il voto di fiducia sulla riforma arrivi in contemporanea con il vertice europeo che Renzi presiede a Milano. Il premier: «Non molliamo di un centimetro. Porteremo a casa il risultato». E anche la minoranza dem alla fine annuncia il sì alla fiducia anche se il dissenso resta e alla Camera si annuncia già battaglia alla Camera per modificare il testo.

Dopo il lancio di monetine dei grillini in mattinata, in serata c'è stato un lancio di fogli e libri da parte dei leghisti, tra cui il regolamento del Senato contro il presidente di palazzo Madama Piero Grasso. Sono poi venuti quasi alle mani la capogruppo di Sel Loredana De Petris e il senatore del Pd Roberto Cociancich. I colleghi e gli assistenti d'Aula sono intervenuti a separarli.

Quando Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario, i leghisti hanno chiesto con insistenza la parola per contestare la decisione. Ma il presidente è andato avanti e allora è scoppiata la bagarre. I senatori del Movimento 5 Stelle hanno iniziato a urlare «Non si può, non si può», come avevano già fatto nei giorni del voto sulle riforme costituzionali. E il capogruppo della Lega, Gianmarco Centinaio, è sceso dai banchi del Carroccio e, giunto sotto lo scranno della presidenza, ha tirato contro Grasso un librone contenente il regolamento del Senato.

A quel punto verso i banchi del governo e della presidenza hanno iniziato ad affluire anche i 5 Stelle: Sergio Puglia si è alzato in piedi su uno degli scranni del governo, mentre il sottosegretario Luciano Pizzetti, che in quel momento rappresentava l'esecutivo in Aula, ostentava calma olimpica, restando seduto al suo posto con le braccia incrociate. Il lancio di fogli e libri contro Grasso è proseguito per qualche minuto da parte di diversi senatori. Dai banchi M5s è partita anche qualche pallina di carta. «Il lancio di libri e fogli verso il Presidente Grasso non è opera dei senatori del Movimento 5 Stelle, che si dissociano da questo gesto», ha precisa l'Ufficio Stampa del Movimento 5 Stelle al Senato.

«La De Petris era molto scalmanata. E sa come succede nelle risse... ora ho il polso contuso, che mi fa male». La senatrice del Pd Emma Fattorini, raggiunta al telefono, racconta di essere rimasta vittima della rissa scoppiata nell'Aula del Senato questa sera tra la capogruppo di Sel Loredana De Petris e il dem Roberto Cociancich. «Per fortuna niente di rotto», racconta: nell'infermeria del Senato l'hanno medicata. Adesso a casa si cura con ghiaccio e pomata, «ma stanotte ci sarò, per votare la fiducia».

«Le reazioni di una parte delle opposizioni» al Senato «fanno parte più delle sceneggiate che della politica», ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del vertice di Milano. «Se tutte le volte che andiamo a presentare riforme in Senato dobbiamo assistere a queste sceneggiate - ha aggiunto il premier -.

Io non sono preoccupato ma è un segno di mancanza di rispetto da chi dà vita a queste sceneggiate».

«Si può non essere d'accordo ma la correttezza del dialogo parlamentare prevede che si consenta di votare e di verificare se ci sono i numeri», ha affermato ancora Renzi. «Abbiamo aspettato 40 anni per le riforme. I nostri senatori potranno aspettare ancora qualche ora, ma porteremo a casa il risultato come ci siamo detti di fare - ha proseguito -. Voteremo. Accadrà e accadrà stanotte».

«Il voto sulla fiducia al Jobs Act riguarda evidentemente l'articolo 18». Sottolineano fonti di Palazzo Chigi. La delega, osservano, attribuisce al governo il dovere di superare l'attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione.

Poletti: solo indennità per licenziamenti economici. «Sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie». Spiega poi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel suo intervento depositato al Senato sul Jobs act. «Per semplificare, superare elementi di incertezza e discrezionalità, per ridurre il ricorso ai procedimenti giudiziari - afferma il ministro nell'intervento sul Jobs act - nella predisposizione del decreto delegato relativo al contratto a tutele crescenti, e quindi per le nuove assunzioni, il Governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall'articolo 18, modificato dalla legge n. 92/2012», la legge Fornero, «eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità».

«Contestualmente - prosegue Poletti - sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie. Per le situazioni diverse sarà previsto un indennizzo economico definito e certo».

Sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato: lo prevede il maxi-emendamento del governo al Jobs act, in cui si punta a promuovere il contratto a tempo indeterminato «come forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti».

Emendamento: troppi contratti, si cambia. Sfoltire, e quindi anche cancellare, le numerose forme contrattuali previste oggi: lo prevede l'emendamento del governo al ddl delega sul Jobs act. L'obiettivo è «semplificare, modificare, superare» le forme contrattuali che non siano più coerenti con il «tessuto occupazionale e il contesto produttivo».

Poletti: l'articolo 18 non è Alfa e Omega. «L'articolo 18 non è l'alfa e l'omega della nostra riflessione - ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. intervenendo in Aula al Senato - Io rispetto tutte le considerazioni ma credo siano forse state eccessive in senso positivo e negativo. Si tratta di un argomento rilevante ma meno decisivo». Sull'art.18 «non c'è piena condivisione tra tutti, anche nella maggioranza, nel Pd. Non credo che queste diversità, affermate e discusse, possano portare a mettere in discussione un passaggio così importante ed essenziale».

Urla e proteste dai M5S: andate a casa. Urla e proteste da parte dei M5S mentre parlava il ministro Poletti. «Andate a casa», è stato più volte gridato dai senatori M5S contro il ministro che è stato più volte interrotto. Tra i più accesi il capogruppo Vito Petrocelli, richiamato per ben due volte dal presidente Pietro Grasso e Paola Taverna. In piedi, nel corso della protesta, anche tutti i senatori della Lega. Petrocelli ha fatto "l'elemosina" a Poletti mentre parlava consegnandogli 50 centesimi e mandando su tutte le furie il presidente del Senato, Pietro Grasso.

Grasso espelle Petrocelli, lui resta in aula. Grasso alla fine ha espulso Petrocelli. L'esponente pentastellato, però, è rimasto nell'emiciclo. «Non uscirò dall'Aula - aveva detto - a meno che non mi portino via con la forza o finché il presidente Grasso non revocherà un provvedimento assurdo». Quando Grasso ha ordinato l'espulsione, i parlamentari pentastellati gli si sono messi tutti intorno, come scudi umani, per impedire che i commessi lo portassero fuori. Gli assistenti parlamentari hanno dovuto allontanare i parlamentari M5S uno a uno mentre alcune senatrici gridavano e protestavano con forza.

Monetine sul banco del governo. Durante la bagarre la senatrice 5 Stelle Rosetta Enza Blundo ha raggiunto i banchi del governo gettandovi sopra monetine. Sembra che Petrocelli abbia fatto lo stesso, ma lui ha smentito: «Io non ho dato monetine a nessuno, può darsi che sia stata la senatrice Blundo. Ma allora si applica un provvedimento alla Blundo. Non a me».

Petrocelli io espulso per un foglio bianco. «Sono stato espulso per aver mostrato in Aula un foglio bianco - ha detto poi Petrocelli - Il foglio rappresenta la delega in bianco che il governo vuole farci firmare con la fiducia sul Jobs Act. Per la prima volta un capogruppo viene espulso dal Senato per aver mostrato un cartello perfettamente bianco, rasentiamo l'assurdo».

Grasso: Petrocelli espulso perché il gruppo disturbava, non per il foglio. Petrocelli è stato espulso dall'Aula non perché ha esposto un foglio bianco, ma a seguito «di una escalation di disturbi da parte di tutto il gruppo», incluso lo sventolio di monetine di fronte al ministro Poletti, laddove lo stesso Petrocelli, «essendo capogruppo, ha il dovere di riportare l'ordine per consentire il proseguimento dei lavori». È quanto precisano fonti della presidenza del Senato spiegando che la seduta di questa mattina è stata «chiusa» e che per quella delle ore 16 non valeva più il provvedimento dell'espulsione.

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