Italicum, Renzi: c'è in ballo la dignità del Pd

Italicum, Renzi: c'è in ballo la dignità del Pd
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Lunedì 27 Aprile 2015, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 08:23

«Possono mandare a casa il governo se proprio vogliono, ma non possono fermare l'urgenza del cambiamento che il Pd di oggi rappresenta». Così Matteo Renzi ai responsabili di circolo Pd, parlando delle divisioni interne al partito sulla legge elettorale.

«Se questa legge elettorale non passa è l'idea stessa di Partito Democratico come motore del cambiamento dell'Italia che viene meno», scrive ancora Renzi nella lettera. «Nel voto di queste ore c'è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito», sottolinea.

«Milioni di nostri concittadini affidano le loro speranze al nostro lavoro: già altre volte in passato le divisioni della nostra parte hanno consentito agli altri di tornare al potere e di fare ciò che il Pd di oggi rappresenta», continua Renzi, parlando delle divisioni interne al partito sulla legge elettorale.

«Davvero è dittatura quella di chi chiede di rispettare il volere della stragrande maggioranza dei nostri iscritti, dei nostri parlamentari, del nostro gruppo dirigente?», si chiede ancora Renzi. «La prima regola della democrazia è rispettare, tutti insieme, la regola del consenso interno.

Quando ho perso le primarie, ho riconosciuto che la linea politica doveva darla chi aveva vinto. Adesso non chiedo semplicemente lealtà; chiedo rispetto per una intera comunità che si è espressa più volte, a tutti i livelli».

«Scrivo a voi responsabili dei circoli Pd in un momento delicato della vita istituzionale del Paese». Così Matteo Renzi. «Gli italiani ci hanno dato credito. Eravamo al 25% nel 2013, siamo passati al 41% nel 2014. In un anno abbiamo aumentato in modo incredibile il consenso. Possiamo restituire speranza e orgoglio all'Italia. Ma non possiamo fare melina. Non possiamo puntare a star qui solo per conservare la poltrona: siamo al governo per servire l'Italia, cambiandola. Non ci abitueremo mai alla palude di chi vorrebbe rinviare, rinviare, rinviare».

Boschi: «Sì a modifiche, no a baratto». «Nel percorso che tiene insieme legge elettorale e riforma costituzionale, il governo è disponibile a un approfondimento su eventuali modifiche della riforma costituzionale. Ma non può essere un baratto, non c'è un contraccambio, ma un approfondimento della riforma costituzionale che porti a modifiche in Senato». Lo ha detto il ministro Maria Elena Boschi, alla Camera nella replica alla discussione generale sull'Italicum.

La Boschi ha sottolineato come l'Italicum sia assai simile alla legge elettorale proposta dalla Commissione di esperti nominata dal governo Letta: «Stiamo in un punto decisibvo - ha detto Boschi di un percorso iniziato prima del giuramento dell'attuale governo, iniziato con discorso di insediamento del presidente Napolitano alle Camere che chiese che questa fosse una legislatura che approvasse la legge elettorale e le riforme».

«Non ci confrontiamo in una alternativa tra una legge costituzionale e una che non lo è; siamo nel campo del preferibile: sono nel campo delle scelte legittime, nel campo del preferibile», ha continuato il ministro, «Sulla legge elettorale è il momento decisivo. Se ognuno si fissa su dettagli, che non corrispondono a legge elettorale perfetta, continueremo ad avere legge elettorale scritta dalla Consulta».

Poi la Boschi ha lanciato una "frecciata" a Forza Italia: «Capisco che Fi possa cambiare idea, ma non può essere che una legge diventa incostituzionale solo perchè nel frattempo è stato eletto presidente Mattarella. Il nostro dovere è di rispettare gli impegni con i cittadini. Lo scrittore Saramago ha detto che noi siamo le responsabilità che ci assumiamo e se non le rispettiamo non meritiamo di esistere. Ebbene se non rispettiamo questi impegni non siamo degni di sedere in questo Parlamento».

«È una legge elettorale che fa una scelta di mediazione che magari non accontenta nè chi avrebbe voluto le preferenze nè chi voleva i collegi uninominali, ma è un buon punto di compromesso», ha concluso il ministro, «Il premio viene assegnato alla lista vincente, o anche a una coalizione ma essa sin dalla nascita ha chiaramente un capo della coalizione e un programma. La stessa commissione di esperti del governo Letta disse che occorreva disincentivare meccanismi che creavano coalizione non omogenee».

Civati: «Se passerà l'Italicum non ci sarà più il Pd». «Il premier dice che se non si voterà l'Italicum non ci sarà più il Pd. In realtà, è vero il contrario: il Pd che non è più Pd si fonderà proprio sull'Italicum. Se ci sarà l'Italicum, il Pd istituzionalizzerà il partito della nazione che vediamo già all'opera dalla Liguria alla Puglia, dalla Campania al Parlamento: è la legge elettorale perfetta a questo scopo e così la legge di riforma costituzionale che l'accompagna». Così Pippo Civati sul suo blog. «Non ci sarà più il bipolarismo, ci sarà solo il PdR, come scrive anche Ilvo Diamanti, come dice Romano Prodi nel suo libro, come spiegano molti analisti sbaragliati in questi mesi dalla retorica violentissima del governo», conclude Civati.

Matarrelli (Sel): «Voterò la nuova legge». «Ritengo utile votare favorevolmente al testo della nuova legge elettorale posta all'esame della Camera». Lo annuncia Antonio Matarrelli di Sel in un post su Facebook.

Il deputato di Sel affida al social network la motivazione della sua scelta «al termine di una riflessione ponderata e durata molte settimane». «Una delle prime necessità, avvertite dalla nostra funzione parlamentare ma anche variamente sollecitate dagli interventi dei presidenti della Repubblica, è stata quella di procedere al varo della riforma della legge elettorale, per superare il discusso Porcellum e consentire a Parlamento e governo di lavorare in piena agibilità. Le esigenze da tenere in massimo conto - sostiene Matarrelli - erano fondamentali premesse da cui muovere: confermare il sistema maggioritario, introdotto dal referendum del '93 e poi confermato; far sì che il voto espresso dall'elettore garantisse una maggioranza certa; assicurare adeguata rappresentanza all'intero elettorato.

Dopo le profonde modifiche operate al Senato, il testo della legge attualmente in discussione sembra rispondere con sufficiente pienezza a quelle esigenze, così risultando ragionevolmente equilibrato per favorire il principio della governabilità senza arrecare danno a quello della rappresentatività».

Secondo Matarrelli, «su alcuni punti in particolare, senza approfondirne i tecnicismi, è lecito manifestare soddisfazione: la soglia per ottenere il premio di maggioranza è stata innalzata al 40%; la soglia per accedere alla rappresentanza parlamentare è stata fissata al 3%, tra le più basse del mondo occidentale; è stata introdotta una norma per tutelare la differenza di genere nella compilazione delle liste; è previsto il ballottaggio nel caso in cui nessuna lista raggiungesse il 40% dei consensi; a fronte dei soli capilista bloccati, è stato introdotto il meccanismo delle preferenze. In ragione di queste considerazioni, ritengo utile votare favorevolmente al testo della nuova legge elettorale posta all'esame della Camera», conclude.