Intervista al ministro dell'Interno Alfano: «Il vecchio centrodestra non c’è più. Silvio scelga, o noi o gli estremisti»

Angelino Alfano
di Mario Ajello
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Sabato 19 Luglio 2014, 23:38 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 08:37
Ministro Alfano, dopo il crollo del muro giudiziario anti-berlusconiano, ci sono le condizioni per riunificare il centrodestra? «Non era stata una condanna a separarci, e non può essere l’assoluzione a unirci. Nessuna marcia indietro è immaginabile da parte nostra. Se un riavvicinamento ci sarà, avverrà sulle riforme e sulla legge elettorale. Come testimonianze di una comune volontà di ricostruire con spirito nuovo. Oltre, naturalmente, sulla base di una moratoria degli insulti di cui siamo stati bersaglio e vittime da molti mesi a questa parte».



Una condizione per tornare insieme è che Berlusconi faccia un passo indietro, di lato o in alto come padre nobile del centrodestra e lascia ad altri la leadership?

«Non si tratta nè di passi avanti nè di passi indietro. A causa dei drammatici errori dello scorso autunno, Berlusconi non ha più nè la Forza Italia del 30 per cento nè il Pdl del 38 per cento. E’ cambiato tutto. E bisogna organizzarsi per i tempi nuovi. Per noi, la questione politica è se Forza Italia vuole partecipare alla grande alleanza popolare - cioè costruire il partito popolare europeo anche in Italia con noi di Ncd, l’Udc e tanti altri moderati pronti a farlo - o se invece vuole strizzare l’occhio alla destra estrema, razzista, anti-europea e avversaria del Ppe a livello continentale e italiano».



Chiedete un atto di generosità a Berlusconi?

«Non gli chiediamo nessun atto di generosità. Chiediamo viceversa una linea politica compatibile con la nostra. E per il futuro - sto parlando delle elezioni politiche del 2018 - diciamo che serve un’individuazione democratica della leadership della coalizione. Noi la nostra strada l’abbiamo già tracciata. Ed è quella di essere protagonisti dei prossimi mille giorni di governo, con le nostre proposte e con le nostre battaglie. Quella di essere decisivi sulle riforme. Quella che ha come punto cruciale la nascita del Ppe-Italia. Sta a Berlusconi e a Forza Italia decidere se essere protagonisti del campo dei moderati o se relegarli nell’ininfluenza a causa di una posizione estremista».



Gli aprite le porte se fa - ripeto - il passo indietro?

«Il bivio, per Berlusconi, non è tra lo stare in pensione e lo stare in servizio. Queste cose le decidono gli elettori. Il ragionamento deve essere un altro. Ci sono purtroppo tre centrodestra. Quello nostro, popolare, europeo, quello che ha salvato la legislatura, il governo e il Paese e che sta dentro il governo, dentro le riforme e dentro il Ppe. Un altro centrodestra è rappresentato da Forza Italia, che voleva sfasciare tutto sei mesi fa e poi si è ravveduto anche grazie a una nostra scelta e ora sta dentro le riforme, dentro il Ppe ma fuori dal governo. Infine c’è la destra, che è una destra che si sta estremizzando sempre di più, rappresentata dalla Lega. Forza Italia deve decidere con chi cominciare a ricostruire. Noi intanto diamo vita al Ppe con chi sentiamo più vicino: l’Udc e gli altri che sostengono il governo e le riforme e non fanno parte del Pd».



Barriera contro la destra estrema, primarie, e poi: altra condizione per tornare insieme?

«Le preferenze. Berlusconi, personalmente, con le preferenze ha sempre avuto grandi successi. Sia in consiglio comunale a Milano sia alle Europee. Consenta adesso ai cittadini di scegliersi il deputato preferito, come già fanno per il consigliere comunale, il consigliere regionale, il deputato europeo».



Se Berlusconi accetta le preferenze, è possibile un percorso unitario?

«Le preferenze e un sistema di accesso al Parlamento che non sia orientato al tentato omicidio dei potenziali alleati come noi. Oltre a questo, ripeto, il punto cruciale e da chiarire con nettezza assoluta riguarda la scelta di ricominciare dal Ppe o dalla destra estrema. Non ci si può dire moderati e contemporaneamente schierarsi con chi dice no all’euro; sull’immigrazione ritiene sia meglio raccogliere i morti che salvare i vivi; e vuole la cancellazione dell’Europa piuttosto che contribuire a cambiarla radicalmente. C’è chi non vuole risolvere il problema dell’immigrazione, perchè a loro interessa campare propagandisticamente su questa tragedia, mentre a noi interessa risolverla».



Un nuovo centrodestra, sennò Renzi si prende tutto?

«Dev’esserci un’area fortemente competitiva su quell’elettorato moderato che ha consegnato a Renzi parecchi punti percentuali. La nascita di uno schieramento per il futuro alternativo al centrosinistra potrebbe non rendere definitivi quei voti finiti al Pd e riportarli nell’alveo di provenienza. I milioni di voti ora andati al Pd, o meglio a Renzi, potrebbero tornare a noi solo se costruiremo questa grande alleanza popolare, dimostrando di essere determinanti al governo e capaci di rappresentare con fatti concreti il ceto medio, gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, le famiglie».



Intanto, è tornata a circolare l’ipotesi della grazia per Berlusconi. Secondo lei ora la grazia è possibile?

«Gli hanno fatto perdere l’occasione di avere la grazia quelli che dicevano a Berlusconi: marciamo sul Quirinale, occupiamo Palazzo dei Marescialli, blocchiamo le autostrade, facciamo dimettere i nostri duecento parlamentari. Sono quelli che, inoltre, dicevano ogni giorno a Berlusconi che sarebbe stato arrestato l’indomani mattina. Tutti costoro gli hanno prodotto un danno politico e personale incalcolabile. E un danno elettorale facilmente calcolabile. In 12 punti percentuali, cioè la differenza che c’è tra i sondaggi Euromedia del settembre scorso (a condanna nel processo Mediaset già avvenuta!) che davano Forza Italia tra il 28 e il 29 per cento e il risultato delle Europee che è stato il 16,8. Di questi punti persi, 4 sono venuti a noi e il resto a Renzi e qualcosina alla Lega e Fratelli d’Italia».



Ma la grazia ora è possibile?

«Lo scorso autunno hanno fatto la mega frittata con la crisi di governo, l’uscita dalle riforme e l’aggressione frontale al presidente della Repubblica. Della grazia, me ne occupai fattivamente anche io ma il mio lavoro (e non solo mio....) fu bruciato dagli estremisti. Adesso, trovino loro il modo per riprendere il discorso».



La riforma della giustizia può aprire nuovi scenari politici?

«E’ una delle nostre maggiori priorità. Se rileggo la mia agenda da Guardasigilli ritrovo le intercettazioni, la responsabilità civile dei magistrati e tante altre cose che coincidono con la riforma della giustizia che vorrebbe fare l’attuale governo. Ecco perchè ci stiamo dentro».



La responsabilità civile dei giudici dev’essere diretta o indiretta?

«Purchè si affermi il principio che la vittima è il cittadino ed è lui che va tutelato e risarcito dall’ingiustizia patita, io non mi impicco alle formule. Chi ha sbagliato paghi ma non voglio aprire un dibattito ideologico su questo».



I mille giorni del governo il Ncd come li vuole riempire?

«Intanto, rinfreschiamo la memoria a chi dimentica che la riforma fiscale la stiamo facendo noi di Ncd, grazie al nostro viceministro Casero. Abbiamo tre obiettivi. Uno choc fiscale per le famiglie, con sostegni ai nuclei numerosi per ridurre l’ormai insostenibile pressione fiscale e rilanciare i consumi interni. Eliminazione dell’articolo 18, per favorire le assunzioni. Rivoluzione burocratica: ora basta con permessi e autorizzazioni. Se la legge ti permette una cosa, puoi farla. Se non te la vita, la puoi fare. Lo Stato, se vuole, ti venga a controllare dopo, intanto tu cominci. Con queste tre mosse, l’Italia può ripartire».
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