Intercettazioni, Legnini: «Il Csm vuole la riforma. Tutelare il diritto alla riservatezza»

Intercettazioni, Legnini: «Il Csm vuole la riforma. Tutelare il diritto alla riservatezza»
di Cristiana Mangani
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Giovedì 21 Maggio 2015, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 08:03
Il plenum del Csm approva il parere della Sesta commissione su riforme e corruzione. E dopo un lungo dibattito vengono chiariti i passaggi più critici nei quali si parlava di interventi del Governo «frammentari e insufficienti». Polemiche chiuse, dunque. Lo conferma anche il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, Giovanni Legnini, che tiene, però, a sottolineare: «Quando è scoppiata questa polemica avevo subito detto che per una parte era infondata, perché frutto di una mancata o frettolosa lettura del testo, e per un'altra parte che il plenum avrebbe discusso e completato il lavoro. Cosa che è avvenuta».

Che tipo di condivisione c'è stata in Consiglio?

«Una larga condivisione. Nel plenum si dà atto in più punti di una inversione di rotta sul contrasto alla corruzione sottolineando la positività del testo all'esame della Camera, in particolare per quel che riguarda la premialità per chi collabora con l'autorità giudiziaria, il falso in bilancio che finalmente viene reintrodotto, e l'obbligo di restituire il maltolto per accedere al patteggiamento. Tutte norme che vanno nella direzione giusta e di cui abbiamo dato atto al Governo e al Parlamento».



Il Csm indica anche aggiornamenti necessari.

«Mantenendosi nel perimetro delle sue prerogative, il parere evidenzia quali siano le altre misure necessarie a integrare gli strumenti di contrasto alla corruzione, riferendosi anche alle indicazioni internazionali. Se le si vuole chiamare critiche liberi di farlo, se le si vuole chiamare proposte altrettanto liberi di farlo. Sono indicazioni contenute nel parere e riguardano una più efficace disciplina della corruzione tra privati, il test di integrità, gli agenti infiltrati, ulteriori interventi sulle pene accessorie, in particolare sull'interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi è condannato in via definitiva, e altro ancora. Conosciamo quali sono le difficoltà di comporre una maggioranza parlamentare su queste materie, ma rilevo che, anche all'interno del Governo e delle Camere, c'è sensibilità su tali temi».



Nel parere sono contenute considerazioni sulle intercettazioni, che tipo di orientamento pensate di tenere?

«Riteniamo che il testo delega proposto dal Governo sia largamente positivo. E a proposito di un presunto Csm riottoso, sottolineo che il Consiglio è favorevole a una legge sulle intercettazioni che tuteli in modo più adeguato e rigoroso il diritto alla riservatezza delle persone, senza che ciò costituisca un impedimento alle indagini e senza criminalizzare la stampa».



Difficile conciliare i due aspetti.

«Difficile ma possibile. Spetta al legislatore individuare quale tra le diverse opzioni sia quella preferibile. La mia personale opinione che, peraltro, coincide largamente con il contenuto del parere, è basata su tre punti di principio: nessuna limitazione all'utilizzo dello strumento da parte della magistratura inquirente, divieto di diffusione delle intercettazioni riguardanti persone estranee al processo e per fatti privati e irrilevanti per le indagini, rafforzamento dell'udienza filtro finalizzata a eliminare dagli atti le intercettazioni irrilevanti. E ultimo punto, per le misure cautelari, evitare la diffusione delle intercettazioni diverse da quelle allegate o richiamate nelle ordinanze, prevedendo sanzioni pecuniarie e non detentive per chiunque, stampa compresa. Il che significa, per essere ancora più espliciti, che preferisco l'ipotesi Pignatone e altri, a quella Gratteri».



Che ruolo potrebbe avere il Csm?

«Il Consiglio, oltre al parere già espresso, potrebbe farsi carico di stimolare una più accorta attività nella redazione delle motivazioni, così da impedire di trascrivere o allegare intercettazioni superflue».



Sembra un confine parecchio difficile da rispettare.

«È vero, ma dipende dal senso di responsabilità di ciascun magistrato».

«Vorrei aggiungere una considerazione».



Quale?

«In questi giorni, da parte di alcuni, si è parlato di un Consiglio chiuso alla necessità delle riforme e del cambiamento. Non è così, il Csm si sta esprimendo con puntualità sulle riforme, vi è piena e leale collaborazione con il ministro della Giustizia, in una fase nella quale il Governo è impegnato su un ampio spettro di iniziative legislative. Inoltre siamo fortemente determinati a varare una estesa e incisiva riforma interna o autoriforma, i cui contenuti saranno esattamente indicati nel plenum straordinario con il Capo dello Stato fissato per l'8 giugno. Vogliamo condividere pienamente tali obiettivi con il presidente Mattarella che costituisce, per l'intero Consiglio, una guida solida e sicura».