E' lunedì mattina e quasi duecento persone attendono di sfilare davanti al giudice per il riconoscimento della propria firma. Si tratta solo di una parte dei 642 cittadini inseriti nell'elenco dei testimoni citati dalla Procura di Milano e ammessi dal giudice nel processo a carico di Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, e di quattro consiglieri per le presunte firme false a sostegno della lista di Roberto Formigoni alle Regionali del 2010.
Nel corso dell'inchiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e del pm Antonio D’Alessio sono stati convocati dai magistrati e hanno messo a verbale che quelle firme a favore del "listino" di Formigoni erano state falsificate. Secondo l'accusa erano state copiate in fretta e furia da altre liste, all'insaputa degli ignari cittadini che, in questo modo, hanno fatto entrare in consiglio regionale anche Nicole Minetti, personaggio di spicco del listino bloccato e delle feste di Arcore.
La necessità di far comparire i testi in tribunale è conseguenza del fatto che le difese non hanno accolto la richiesta della Procura di acquisire agli atti le dichiarazioni con cui, davanti ai pm, affermavano che il nome sulla lista non era il loro. «Abbiamo rifiutato per due motivi", spiega l'avvocato Gateano Pecorella, che difende Podestà dall'accusa di falso ideologico -. In primo luogo perché le prove a carico di un imputato si formano in sede dibattimentale e il secondo motivo è che su alcune firme gli stessi testimoni sono apparsi incerti». Tra i testi ammessi figura anche l’allora responsabile della raccolta firme del Pdl, Clotilde Strada, che ha già patteggiato diciotto mesi.